Molti pensano che parlare da soli non sia normale, ma se fosse un meccanismo utile per il nostro cervello? Scopriamolo insieme
A tutti è capitato almeno una volta di dare voce ai propri pensieri anche senza avere un interlocutore diretto.
Succede, per esempio, mentre guidiamo e trascorriamo ore in solitudine, ma anche quando ragioniamo ad alta voce per trovare soluzioni a questioni che ci preoccupano: pensare ad alta voce aiuta a gestire lo stress e ad auto-convincersi di qualcosa.
Ma fino a che punto parlare da soli è normale? Quando diventa un campanello d’allarme? Stiamo per scoprirlo.
Il potere terapeutico del soliloquio
Il discorso interiore, anche detto soliloquio, è di fatto un discorso che facciamo a noi stessi ad alta voce. Risulta quindi interiore anche se lo esterniamo a parole, perché il destinatario di quanto stiamo dicendo siamo noi stessi.
Il soliloquio ci aiuta a dare una logica ai nostri pensieri, a riordinarli e a mantenere una certa lucidità in un momento stressante. Ecco un esempio: “Devo prendere l’ombrello, le chiavi di casa e poi posso uscire”, in questo caso abbiamo fatto un elenco ad alta voce che, quando siamo di fretta, ci consente di non dimenticare nulla.
Se attraverso fMRI si va ad analizzare l’attività cerebrale di un cervello che in quel momento sta pensando, è possibile notare che vi sono attivazioni delle aree adibite ai muscoli che ci consentono di parlare. Questo significa che mentre pensiamo, siamo spinti a comunicare ad alta voce quanto stiamo pensando, anche se non vi è nessuno accanto a noi.
Solitamente inibiamo queste aree e tendiamo a tenere per noi i nostri pensieri, ma nei momenti di stress questo meccanismo inibitorio non funziona e siamo portati a dire ad alta voce ciò che stiamo pensando.
Parlare da soli migliora la memoria
La memoria di lavoro è colei che ci permette di svolgere azioni quotidiane. Infatti pesca dalla memoria a lungo termine le informazioni necessarie per poter compiere azioni di vita quotidiana come lavarci la faccia al mattino, guidare fino al lavoro, cucinare ecc.
Secondo Andrew Irving, antropologo inglese, tendiamo a ripetere ad alta voce ciò che stiamo per fare, oppure a riportare in luce un avvenimento passato per decidere cosa fare in futuro. Si tratta quindi di un “avanti-indietro” alla base del nostro discorso interiore che ci permette, in poche parole, di vivere le nostre giornate.
I bambini da piccoli tendono a parlare da soli molto più degli adulti, probabilmente per rinforzare la memoria di lavoro o semplicemente perché i meccanismi inibitori in loro funzionano con meno efficacia, perciò sono portati ad esternare maggiormente ciò a cui stanno pensando. All’inizio tendono a farlo quasi sempre ad alta voce, per esempio durante il momento del gioco, poi sempre più a passa voce e nella loro mente.
Parlare da soli fa bene agli introversi
Secondo Laurie Hawkes, psicologa e psicoterapeuta, parlare da soli aiuta gli introversi a smettere di rimuginare in modo disfunzionale sugli eventi o sulle proprie preoccupazioni. Il soliloquio porta ad ammettere a sé stessi le principali ansie, paure, problematiche ad alta voce, e questo risulta un sollievo per chi caratterialmente è portato a non esternare mai nulla. Quindi, parlare da soli è rassicurante, accresce l’autostima e allena il problem-solving.
L’importante è non utilizzare il soliloquio per rimproverarsi ma sempre in modo positivo, per infonderci coraggio e ragionare in modo più razionale e funzionale sugli eventi. In generale, il soliloquio rappresenta un esempio di maturità intellettiva e di adattamento sociale.
Quando parlare da soli diventa disfunzionale?
Ci sono delle patologie mentali che vedono nel parlare da soli uno dei principali sintomi. Ne è un esempio il disturbo di personalità. In questo caso la psicosi porta chi ne soffre ad allontanarsi dalla realtà e ad avere dialoghi in solitaria che hanno un interlocutore, per quanto inesistente, che è uno dei propri alter ego. Ma anche un eccessivo livello di stress può portare le persone a parlare da sole in modo frequente e non più funzionale.
In generale, parlare da soli diventa disfunzionale quando:
- La persona si rivolge a qualcuno che non è presente o immagina voci che le rispondono, potrebbe trattarsi di un sintomo di schizofrenia o altri disturbi psicotici.
- Il soliloquio diventa eccessivamente frequente e la persona dimostra incapacità di interrompersi. In questo caso si potrebbe trattare di un disturbo ossessivo-compulsivo o di altre patologie.
- Il dialogo interiore risulta rabbioso e porta a pianti incontrollati o comportamenti autolesionisti. In questo caso il soliloquio è distruttivo per il proprio benessere.
Un buon indicatore per capire se il soliloquio è funzionale al nostro benessere è concentrarsi sul contesto. Parlare da soli in un momento di riflessione o come strumento per organizzarsi mentalmente e svolgere compiti in modo più efficace è normale. Quando il comportamento è associato a percezioni distorte della realtà, impedisce di svolgere azioni quotidiane e non risulta più intenzionale, comparendo anche in contesti sociali inadatti, in questo caso occorre rivolgersi ad un professionista per una valutazione.