Il perfezionismo non porta da nessuna parte. Come liberarsene

Un articolo sul perfezionismo e le migliori strategie per liberarsene, godersi la vita e realizzare i propri sogni

Uno dei tratti distintivi della personalità “come se” e della sindrome dell’impostore è il perfezionismo. Questa condizione porta a eliminare qualsiasi cosa possa risultare sgradita e a evitare tutto ciò che potrebbe sembrare discordante o inappropriato.

Le persone con questa tendenza si rifugiano nella fantasia, creando immagini, idee ed eventi per mascherare i presunti difetti della loro personalità. I social media amplificano questo bisogno di presentare un’immagine perfetta di sé.

Il perfezionismo è radicato nella vergogna e nel panico, sensazioni che la persona cerca disperatamente di nascondere. Nel tentativo di sembrare perfetti, si finisce per adottare una facciata di sicurezza che in realtà è falsa.

Il perfezionismo non serve, ecco come liberarsene

Tuttavia, la ricerca della perfezione non porta mai alla soddisfazione, ma diventa invece un ciclo distruttivo. Nessuno e niente è mai abbastanza buono o durevole.

Ogni sforzo è finalizzato a mantenere una facciata, ma il risultato è solo un esaurimento progressivo. Questo modo di percepire la realtà si sviluppa spesso in assenza di un supporto emotivo solido durante l’infanzia, o come reazione a traumi o pressioni culturali, o come risposta inconscia a problemi transgenerazionali.

Apparire perfetti diventa una strategia per sopravvivere emotivamente e affrontare la mancanza di fiducia nell’ambiente circostante, in sé stessi e negli altri.

Il perfezionismo non porta da nessuna parte. Come liberarsene
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Il vuoto interiore è sintomo della mancanza di una identità sicura. C’è sempre una sensazione di disagio e il bisogno costante di approvazione e validazione esterna.

Bisogna essere impeccabili, o si rischia di cadere nella disperazione e nella sconfitta. La fragile identità di queste persone è facilmente messa a rischio, e ogni minima infrazione porta a un senso di abbandono imminente. Angosciati dai più piccoli dettagli, queste persone si sentono inadeguate, con una bassa autostima e prive di difese per affrontare le sfide della vita.

Pensieri e azioni auto-distruttive si confrontano con standard di perfezione immaginari. Con il progressivo indebolimento del sé, si entra in un vagabondaggio mentale, ripetendo le perdite originali e fuggendo dall’introspezione. Le relazioni diventano basate sull’inautenticità e sul travestimento appreso.

Raggiungere la vera autenticità sembra frammentario e precario. Nonostante una persona possa apparire socievole e mostrare calore esteriore, la profondità emotiva è limitata, lasciando la sensazione di essere incapaci di emergere o essere visti in sicurezza.

L’odio per se stessi segnala una divisione tra l’ego e il sé, dove l’essere spontaneo viene costantemente odiato, temuto e attaccato. Questo odio, alimentato dal perfezionismo, è radicato in traumi e meccanismi di difesa primitivi, ma si manifesta in una coscienza distorta che congela la persona, separandola dal proprio sé interiore.

Culturalmente, i social media rappresentano una ricerca distorta della conoscenza di sé, dove l’identità è nascosta dietro maschere ritoccate. La frammentazione del sé si accentua nella costruzione di una persona per i social media, dipendente dal giudizio altrui e dall’adattamento alle aspettative esterne.

Il sé autentico viene sacrificato, lasciando un guscio vuoto, mentre si assume temporaneamente un’identità creata per piacere agli altri. Questa facciata nasconde le reazioni vulnerabili e sensibili, alimentando un senso di isolamento e di perdita di contatto con se stessi e con gli altri.

I social media non offrono una vera comunicazione, ma simulano il contatto, riducendo tutto al generale e al banale. L’apparenza sostituisce l’essere, e la realtà delle emozioni viene attenuata o esasperata.

La passione per l’autoesposizione è stilizzata per il consumo popolare, creando un’immagine idealizzata che viene ricercata e lodata, ma che mantiene una distanza psicologica dalla persona reale.

Vivere nel presente diventa difficile, poiché si finisce per esistere come se non ci si fosse davvero, assenti come esseri umani. Negare il reale ci trasforma in bugiardi, come Pinocchio, il cui naso cresceva ad ogni menzogna.

La ricerca del perfezionismo ostacola l’essere genuini. È possibile fare un passo nella realtà e rivelare la verità del nostro essere? Il percorso può essere difficile, ma è essenziale per sviluppare una personalità sicura.

 

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