La mascolinità tossica sta lasciando il posto a quella tonica, mostrando un ventaglio di sfumature per combattere uno stereotipo pericoloso
Quando parliamo di stereotipo di genere, di solito, pensiamo subito a tutti i pregiudizi legati alla figura femminile. Non è un segreto che le donne da sempre debbano convivere con pregiudizi ed etichette, fortunatamente nella società di oggi sono stati fatti dei passi avanti per strappare via alcune etichette dal volto delle donne, ma la strada è ancora lunga per riuscirci definitivamente.
Quello che non tutti sanno però è che anche gli uomini devono convivere con stereotipi e pregiudizi, per esempio un uomo deve dimostrarsi sempre mascolino: sicuro di sé, aggressivo quando serve, tutto di un pezzo, avvenente, con un certo tipo di fisico e via discorrendo. L’uomo non può permettersi di provare emozioni e deve essere sempre e comunque un punto di riferimento senza mai mostrare debolezze. Tutto questo prende il nome di mascolinità tossica.
Alcuni ruoli sociali o impieghi sono strettamente legati alla mascolinità tossica. Per esempio, un ufficiale dell’esercito, un allenatore di una squadra di calcio, un atleta ecc, rappresentano delle posizioni stereotipicamente collegate ad una certa figura di uomo prestante, rigoroso, determinato e immune a certi sentimentalismi. Ma è davvero così? Ma soprattutto, come possiamo rompere questo circolo vizioso che ha come vittime gli uomini?
La mascolinità tonica: in un mondo di bianco e nero, occorre il grigio
Ad oggi è difficile evitare di categorizzare eventi, persone, valori e caratteristiche in modo diverso dallo splitting, ovvero la tendenza a suddividere la vita in due binari, bene e male, senza alcuna sfumatura intermedia.
Gli uomini hanno cominciato ad accusare il colpo e a considerare questi stereotipi una vera e propria condanna che mette a repentaglio il loro benessere psicologico e il loro futuro lavorativo.
Per esempio, ci sono uomini che decidono di non arruolarsi perché sentono di non incarnare lo stereotipo del soldato perfetto o perché non vorrebbero essere associati a quello stereotipo. In poche parole, sempre più uomini cercano di autodefinirsi e si allontanarsi dalla mascolinità tossica, che prende anche il nome di machismo.
Quello che bisogna tenere a mente è che non si può passare da bianco a nero, bisogna imparare a convivere con le sfumature intermedie e voler trasformare tutti gli uomini del mondo nell’opposto rispetto a ciò che gli stereotipi li hanno sempre costretti ad essere non è una soluzione.
Mascolinità tonica per combattere quella tossica
- Accettare di avere delle emozioni e non avere paura di mostrarle agli altri
- Scegliere un posto di lavoro in base alle proprie aspirazioni e desideri senza pensare a cosa rappresenta
- Non farsi definire dal ruolo che si riveste e ammettere le eccezioni
Tutto questo aiuta a rendere la mascolinità meno tossica e più tonica, ovvero cominciare ad addentrarsi in un terreno neutro, a metà tra i due binari che abbiamo citato poco sopra.
Per farvi un esempio, bisogna sdoganare l’idea che un ufficiale d’esercito debba per forza essere etero, distaccato e freddo per adattarsi allo stereotipo di quel determinato ruolo. E accettare invece che possa mostrare delle debolezze nel suo privato o provare attrazione per altri uomini.
Bisogna anche prendere atto di ciò che la tradizione e la cultura precedente ha inculcato per anni nella testa degli uomini e di quanto questi strascichi continuino ad essere delle lenti difficili da togliere per poter osservare il mondo.
Aiutare le persone ad accettare la propria individualità e lasciarle libere, a prescindere dal sesso di appartenenza, di autodefinirsi e scegliere chi vogliono essere e come vogliono diventarlo è importante.
La mascolinità tonica rispetto a quella tossica ammette le eccezioni e le sfumature, vive nel grigio e non nel bianco o nel nero.
La libertà per combattere gli stereotipi di genere
L’unico modo che abbiamo per combattere la nostra personale battaglia contro gli stereotipi di genere è rincorrere la libertà, svincolarci dalla presa delle aspettative e da ciò che siamo sempre stati abituati a catalogare come corretto, normale, scontato e inseguire ciò che ci fa stare bene e basta.
Se tutti ci ascoltassimo un po’ di più e fossimo leggermente più coraggiosi, riusciremmo a liberarci dello stereotipo che sentiamo cucito addosso e che spesso non ci fa respirare.
Un uomo che accetta le sue vulnerabilità e le rende un punto di forza per fare meglio il suo lavoro o per essere una persona migliore, senza vergognarsi di provarle, è un uomo più felice. Una donna che insegue le propri passioni senza farsi frenare dal giudizio della gente, è una donna felice. Se imparassimo ad inseguire la felicità invece che le aspettative che ci autoimponiamo saremmo tutti decisamente più liberi e felici.
Questo cambiamento parte da noi, perchè anche se non possiamo cambiare il passato, anni di tradizione, o il giudizio negli occhi di chi ci osserva, possiamo cambiare il modo in cui noi stessi guardiamo alla nostra vita perché, per fortuna, questo dipende solo da noi.