La mucillagine di mare, fenomeno noto nell’Adriatico, è tornata a colpire, sollevando preoccupazioni per l’ecologia, la pesca e il turismo
La mucillagine di mare in Italia è un fenomeno ben noto, soprattutto nell’Adriatico centro-settentrionale, per i suoi impatti negativi non solo sull’ecologia dell’area interessata e sulle attività di pesca, ma anche sul turismo.
Durante queste settimane è particolarmente abbondante e la scienza sta indagando sulle cause di questa diffusione anomala, non sulla sua presenza, che è considerata normale. Recentemente, il satellite Sentinel 2 dell’agenzia europea Copernicus ha catturato immagini di mucillagine al largo della costa di Rimini.
Sono però diverse le segnalazioni che arrivano anche dal mar Tirreno, dove la presenza della mucillagine è tornata a fare notizia nelle ultime settimane. Sulle coste del Veneto, la moria di centinaia granchi blu è stata per ora attribuita alla mucillagine accumulata lungo il fronte di corrente, in attesa delle analisi che chiariscano l’esatta a causa del fenomeno. Ma di cosa si tratta? Scopriamolo insieme!
A Portofino, in Liguria, all’interno dell’Area marina protetta, le più recenti rilevazioni subacquee effettuate da Greenpeace Italia in collaborazione con il DiSTAV dell’Università di Genova hanno rilevato che “circa il 95-100% dei fondali tra i 15 e i 30 metri di profondità” era già coperto di mucillagine alla fine di giugno, sollevando preoccupazioni per lo stato di salute delle gorgonie e, più in generale, degli organismi bentonici che vivono a stretto contatto con i fondali o ancorati al substrato roccioso.
“La Pinna nobilis, ormai quasi estinta nel bacino del Mediterraneo, potrebbe scomparire definitivamente se coperta di mucillagine,” ha dichiarato la biologa marina Valentina Di Miccoli, attivista della campagna Mare di Greenpeace Italia. “Le mucillagini hanno un impatto estremamente dannoso sulle comunità bentoniche, in particolare su coralli, bivalvi, coralligeno in generale e le praterie di Posidonia, compromettendo i processi fisiologici di questi organismi.”
La mucillagine è un materiale organico denso e gelatinoso, composto da particelle (glicoproteine polari appiccicose) rilasciate dagli organismi marini e conosciute come “neve marina”. Si tratta di aggregati di forma irregolare che variano in dimensione da pochi millimetri a diversi metri.
In condizioni estive, la mucillagine rappresenta uno stadio evolutivo della neve marina, in cui piccoli aggregati si combinano in chiazze più grandi, che possono coprire vaste aree di costa.
Le cause della formazione di mucillagini marine sono molteplici, spesso legate alla presenza di inquinanti marini, come alti livelli di fosforo, o a condizioni di stress ambientale (temperature marine elevate e prolungate, eutrofizzazione, infezioni virali), che portano al rilascio e all’accumulo di sostanze organiche o alla morte e decomposizione di organismi marini. L’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato che la presenza di numerose diatomee nei campioni di mucillagine raccolti dall’Adriatico e dal Tirreno suggerisce che il nucleo originale della mucillagine potrebbe derivare dalla “neve marina” formata da questi organismi.
La mucillagine nel mar Adriatico è stata documentata per la prima volta nel 1729, inizialmente descritta come un fenomeno di “mare sporco” a causa del suo impatto negativo sulle reti da pesca. Sebbene la sua presenza sia stata segnalata sporadicamente nel corso dei secoli, negli ultimi decenni la frequenza di questo fenomeno è aumentata significativamente.
Dalla fine degli anni Ottanta, grandi masse di mucillagine si formano regolarmente, e anche quest’anno la sua presenza nelle acque dalla Riviera romagnola al Conero ha destato preoccupazione tra turisti e bagnanti.
Ma perché nel 2024 il fitoplancton, composto da alghe microscopiche che costituiscono la mucillagine, sta proliferando così ampiamente in mare? Le cause possono essere diverse, spesso legate a inquinanti presenti in mare, come elevati livelli di fosforo, o a condizioni di stress ambientale come temperature marine elevate e prolungate, eutrofizzazione e infezioni virali.
Questi fattori possono portare al rilascio e all’accumulo di grandi quantità di sostanze organiche o causare la morte e decomposizione di organismi marini.
I documenti dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che la presenza di numerose diatomee nei campioni di mucillagine prelevati dall’Adriatico e dal Tirreno suggerisce che il nucleo originale della mucillagine potrebbe derivare dalla “neve marina“, formata da questi organismi.
Gli esperti spiegano che la presenza di mucillagine in superficie rende l’acqua di mare inadatta alla balneazione, a causa del cattivo odore e della sua aderenza alla pelle. Quando questi aggregati si depositano sul fondale marino, possono coprire i sedimenti estendendosi talvolta per chilometri, creando condizioni di ipossia o anossia che soffocano gli organismi bentonici come molluschi, crostacei e coralli, e il necton associato al fondale. Questo provoca gravi danni all’ecosistema marino e alle attività di pesca nella zona interessata.
Sebbene la mucillagine stessa non costituisca un rischio diretto per la salute umana, il microhabitat che crea può favorire la proliferazione di microrganismi, compresi patogeni umani. Diverse analisi hanno rivelato una significativa diversità microbica all’interno della mucillagine, con una notevole presenza di batteri patogeni, anche in acque costiere del Mar Adriatico.
Nonostante la diffusione della mucillagine, finora solo un comune ha sconsigliato la balneazione: Pergine, in Trentino. Il primo di agosto, il sindaco Roberto Oss Emer ha emesso una nota ufficiale (non un’ordinanza) in cui sconsiglia la balneazione nel lago locale a causa della presenza di alghe e mucillagine. Nella nota, il sindaco avverte che le alghe e la mucillagine “potrebbero avere effetti sulla salute, sebbene reversibili, come sintomi cutanei, gastrointestinali e respiratori“. Questa decisione è stata presa sulla base delle analisi e delle comunicazioni ricevute dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, in particolare dal Dipartimento di prevenzione e dall’unità operativa di igiene e sanità pubblica.
La mucillagine, di per sé, non rappresenta un rischio per la salute umana, ma il microhabitat creato dalla mucillagine nel mare può favorire la crescita e proliferazione di vari microrganismi, inclusi patogeni umani. Diverse analisi hanno infatti mostrato la presenza di un’enorme diversità microbica nella mucillagine, tra cui un gran numero di batteri patogeni, anche in acque costiere raccolte nel Mar Adriatico.
In particolare, alcune analisi su campioni di acque costiere dell’Adriatico hanno indicato che la mucillagine contiene “enormi abbondanze procariotiche e virali” e una grande diversità batterica, in particolare di specie coliformi – un gruppo di batteri che include anche l’Escherichia coli – che sono presenti in quantità quattro volte superiori rispetto all’acqua di mare circostante. Anche le specie Vibrio possono essere significativamente più abbondanti.
“Le analisi sulla mucillagine e sull’acqua di mare circostante hanno fornito la prova che gli aggregati non solo intrappolano i procarioti e virus presenti nella colonna d’acqua, ma contengono anche specie batteriche (Escherichia coli e Vibrio harveyi) che erano assenti nell’acqua di mare circostante,” riportano gli autori delle indagini sulla rivista scientifica Plos One.
Analisi precedenti hanno inoltre suggerito lo sviluppo di alcune alghe marine tossiche e la possibilità che nella mucillagine si concentrino contaminanti chimici, incluse alte quantità di microplastiche, con il rischio di accumulo nei frutti di mare e conseguenti implicazioni per la salute umana.
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