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Scienze

Il risentimento inespresso può rovinare le relazioni: ecco perché

Basta una scintilla per accendere il risentimento: ecco allora come affrontarlo con la comunicazione aperta e con il perdono

Immagina questa situazione: hai appena avuto un altro litigio con il tuo partner per qualcosa di apparentemente insignificante, come i piatti lasciati nel lavandino o un tono di voce sgradito durante una conversazione. Il problema sembra piccolo, ma riapre vecchie ferite di un conflitto irrisolto di mesi fa.

Il risentimento, spesso impercettibile, si insinua silenziosamente, logorando il legame e la comunicazione nella coppia. Le sue conseguenze si manifestano in una comunicazione che diventa sempre più carica di rabbia, critica e tensione, dove ci si sfoga senza però risolvere nulla. Scopriamo insieme come il risentimento può rovinare le coppie

Il risentimento inespresso può rovinare la relazione, ecco perché

Il ranconre può emergere non solo attraverso l’esplosione di rabbia, come urla o chiusura al dialogo, ma anche sotto forma di noia o insofferenza per piccoli gesti che nascondono disagi più profondi. Se una volta tolleravi i suoi ritardi e le mancate comunicazioni, oggi queste stesse azioni sono percepite come segni di mancanza di rispetto e considerazione.

Il risentimento si rivela anche nei commenti pungenti, nelle distanze fisiche, nelle false vicinanze e negli atteggiamenti apparentemente cordiali ma comunque carichi di tensione. Sono tutti segnali che indicano come il rancore, con la sua forza distruttiva, stia erodendo la fiducia e la solidità della relazione.

Il risentimento inespresso può rovinare le relazioni: ecco perché – mentiscura.com

 

Spesso capita che ti trattieni, decidendo di non far degenerare ulteriormente le cose. Invece che lasciar perdere lo metti da parte, aggiungendo alla crescente pila di lamentele nella tua mente.

Quando non viene detto e non viene risolto, il risentimento non rimane lì in silenzio, inasprendosi. La combustione lenta inizia quando reprimi i tuoi sentimenti, convincendoti che non vale la pena tirarli fuori.

Ma col tempo, quell’emozione repressa cova sotto la superficie, alimentando ogni minima irritazione fino a trasformarsi in un vero e proprio inferno.

Immagina una coppia sposata in cui uno dei due partner si sente costantemente poco apprezzato. Rimangono in silenzio, sperando che le cose cambino, ma l’apprezzamento non arriva mai.

Invece di esprimere il loro bisogno lo lasciano bruciare dentro, trasformando quello che una volta era amore in disprezzo. Nel tempo, questo veleno consuma i loro pensieri e ogni interazione con il partner diventa un altro tizzone sul fuoco.

Una volta che il risentimento mette radici, distorce la tua percezione. Questo è il secondo veleno: la lente tossica. Inizi a vedere il mondo, in particolare le persone intorno a te, attraverso il filtro torbido della tua rabbia irrisolta.

Immagina un’amicizia in cui una persona sente di essere sempre quella che si avvicina, fa progetti ed è lì quando i tempi sono duri. L’altro amico, ignaro dello squilibrio, continua come al solito. L’amico risentito inizia a vedere ogni interazione come una prova dell’egoismo del suo amico, anche quando non è così. Non riesce più a vedere le buone intenzioni, solo la negligenza percepita.

Questa lente tossica altera la tua visione degli altri e deforma la tua percezione di te stesso. Inizi a vederti come una vittima, indifesa e inascoltata, rafforzando il tuo risentimento. È un circolo vizioso che diventa più difficile da spezzare quanto più a lungo continua.

Infine il veleno finale e il più distruttivo è l’erosione della relazione: mentre il risentimento aumenta e la lente tossica colora il mondo circostante, le fondamenta delle tue relazioni iniziano a vacillare e ciò che una volta era solido e di supporto, ora sembra fragile e controverso.

Prendiamo l’esempio di una relazione genitore-figlio in cui il bambino si sente costantemente criticato. Smette di aprirsi, temendo il giudizio o la delusione.

D’altra parte, il genitore si sente poco apprezzato e disconnesso, non comprendendo il ritiro del bambino. Inizia il trattamento del silenzio, i piccoli affronti diventano discussioni a tutto campo e il legame un tempo stretto si erode fino a rompersi.

Inoltre sfatiamo un mito: non è vero che sono solo le ragazze a star male per il risentimento, ma quali sono le differenze nel vivere questo sentimento dal punto di vista femminile e da quello maschile?

Le donne soffrono il rancore associandolo all’idea del tradimento, sia quello fisico che quello emotivo, una promessa mai mantenuta o di aspettative future troppo lontane, mentre nell’uomo è più viva l’idea del fallimento e di non sentirsi ammirato o valorizzato nella globalità.

Anche nei comportamenti possiamo notare delle differenze tra generi: la donna tende più a negare i comportamenti positivi dell’uomo e a centrare su se stessa tutti gli sforzi fatti, mentre l’uomo tende a focalizzarsi sui compiti e sulla gratificazione.

Il risentimento agisce come l’acido erodendo lentamente i legami che ci uniscono a coloro a cui teniamo. Trasforma ogni interazione in un campo di battaglia, dove nessuna delle due parti può vincere veramente perché i rancori inespressi fanno pendere la bilancia verso la disfunzione.

La buona notizia è che questi veleni possono essere neutralizzati: l’antidoto sta nella comunicazione aperta, nel perdono e nella volontà di affrontare e risolvere i problemi di fondo.

Si tratta di riconoscere quando inizia la combustione lenta, rimuovere la lente tossica e ricostruire ciò che il risentimento ha eroso.

La prossima volta che senti quella familiare amarezza salire, chiediti: qual è il vero problema? Come posso affrontarlo prima che diventi tossico? Affrontando il risentimento di petto, puoi liberarti dalla sua presa e reclamare la salute delle tue relazioni e la tua tranquillità.

Il risentimento può essere un’emozione umana naturale, ma può essere domato. Non lasciare che avveleni la tua vita: lascia che sia il catalizzatore di un cambiamento positivo.

Si sa che perdonare non è sempre facile, ma è l’atteggiamento opposto al risentimento e può essere la chiave gusta per ritrovare l’armonia nella relazione.

Mentre il rancore è lento e si costruisce piano piano attraverso la frustrazione, il perdono è il colpo di spugna che cancella i comportamenti passati ma deve essere sensato. Perdonare non significa dimenticare, ma guardare oltre le difficoltà e modificare i propri pensieri e atteggiamenti.

Significa riconoscere i propri errori, quelli del partner o dell’altra persona e non attribuire completamente tutto all’altro. Si tratta di una presa di coscienza costruttiva e più efficace rispetto alla colpevolizzazione, al risentimento o alla ripicca.

In una coppia se il risentimento porta alla chiusura della storia, anche in questo caso il perdono diventa fondamentale: perdonare sé stessi, rielaborare i propri comportamenti e quelli dell’altro, comprendere dove abbiamo sbagliato e di cosa abbiamo realmente bisogno, sviluppa la resilienza e apre nuove rosee prospettive future.

Giulia De Sanctis

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