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Scienze

I gatti e il lutto, in che modo lo vivono?

Qual è il rapporto tra i gatti e il lutto? Sembra che lo sentano particolarmente quando ad andarsene è un amico a quattro zampe, ma sarà vero?

I gatti, per molti versi, hanno una cattiva reputazione quando si tratta della loro gamma emotiva. Oltre alle emozioni positive, come la gioia di oziare al sole, spesso non è facile individuare molte altre emozioni nei nostri compagni felini, a parte, forse, l’indignazione e l’orgoglio ferito.

Il solito contrasto è con i cani, ovviamente, con la loro gamma emotiva di lealtà, delusione, gelosia e, sì, dolore. Ma in sintonia con una raffica di altri studi che ci costringono a rivalutare la complessità della cognizione felina e in particolare delle emozioni feline, sembra che i gatti abbiano una vita emotiva significativamente più complessa di quanto lascino trasparire. Scopriamo di più a riguardo!

I gatti e il lutto, il nuovo studio

Il dolore nel lutto si verifica a causa della brusca e improvvisa interruzione dell’attaccamento. Sebbene i gatti siano considerati distanti e solitari, in realtà sono animali sociali e sono capaci come i cani di formare attaccamenti profondi a persone e altri animali. È quindi ovvio che una rottura di quell’attaccamento porta al lutto.

Alcuni proprietari dicono che i gatti sopravvissuti non cercano un compagno, dopo aver visto il corpo. Altri possono annusare il corpo, leccarlo e magari cercare di svegliare il loro compagno prima di concludere che il loro amico se n’è andato.

L’assenza improvvisa può essere dovuta anche a una persona che si allontana da casa, come un ragazzo che va all’università o che lascia permanentemente casa, un familiare malato o un anziano che va in ospedale o in una casa di riposo, un divorzio oppure un altro animale domestico che scompare o che viene introdotto o, infine, il gatto stesso che viene collocato altrove.

I gatti e il lutto, in che modo lo vivono? | pixabay @kengkreingkrai – Mentiscura.it

 

Tutti questi eventi lasciano dei traumi nella vita di un gatto e, a seconda di quanto il gatto era attaccato alla persona scomparsa, possono causare la reazione che chiamiamo dolore. A differenza degli umani, i gatti non capiscono il concetto di separazione temporanea e qualsiasi separazione lunga è, nella mente del gatto, permanente.

Un nuovo studio suggerisce che i gatti mostrano segni di sofferenza dopo la perdita di un altro animale domestico in casa. Sorprendentemente, l’altro animale non deve necessariamente essere un altro gatto o potrebbe anche trattarsi di un cane. Questo indica che abbiamo ampiamente sottovalutato la gamma emotiva dei gatti.

È risaputo che alcuni animali, soprattutto quelli che vivono in gruppi sociali stretti come scimmie e delfini, manifestano comportamenti che possono essere paragonati al dolore dopo la perdita di un membro del gruppo.

Ad esempio, gli scimpanzé spesso vegliano sul corpo del defunto. Allo stesso modo, i cani tendono a mostrare cambiamenti comportamentali specifici dopo la morte di un altro cane in casa, come ridurre il tempo dedicato al sonno, al cibo e al gioco, passando più tempo da soli o cercando maggiormente l’attenzione del loro custode.

Questo è esattamente il comportamento osservato nei gatti dopo la perdita di un altro animale domestico in casa: passano molto meno tempo a giocare, mangiare e dormire, mentre aumentano i momenti in cui si nascondono o cercano attenzioni.

Lo studio ha coinvolto un campione significativo di 412 gatti domestici, rilevando una correlazione diretta tra l’intensità del “lutto” – ovvero la riduzione del gioco e del sonno e l’aumento della ricerca di attenzione – e la vicinanza tra il gatto sopravvissuto e l’animale deceduto.

Tuttavia, c’è ancora un certo grado di incertezza su quali conclusioni trarre da queste osservazioni. Gli autori dello studio ammettono che il comportamento di “lutto” potrebbe essere influenzato anche dall’emotività del caregiver umano, suggerendo che potrebbe esserci una certa dose di antropomorfizzazione in gioco.

Un’altra possibile spiegazione è che il comportamento dei gatti non è cambiato a seguito della perdita dell’altro animale domestico, ma a seguito del dolore del caregiver umano.

Ciò spiegherebbe la correlazione tra il comportamento di “lutto” e la forza del coinvolgimento emotivo del caregiver umano. E dato ciò che sappiamo su quanto i gatti (e i cani) siano in sintonia con le emozioni dei loro padroni, questa sarebbe una spiegazione plausibile.

Ciò renderebbe la gamma emotiva dei gatti meno impressionante? Forse non provano dolore per la morte di un conspecifico. Ma se i gatti, invece, reagiscono al dolore dei loro accudenti, questa sarebbe per certi versi una risposta emotiva ancora più complessa e più simile a quella umana.

Giulia De Sanctis

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