Alla scoperta delle origini di alcuni dei termini più oscuri usati nell’ambito di sport come il tennis, la ginnastica artistica, le arti marziali e la scherma
Ogni sport ha un suo gergo, ricco di termini che possono suonare incomprensibili alle orecchie di chi non lo conosce o lo segue solo una volta ogni quattro anni. In quest’articolo sveleremo il significato di alcune parole che durante le ultime Olimpiadi sono state pronunciate in più occasioni, talvolta creando confusione negli spettatori.
Le parole del tennis
Partiamo da un termine un po’ meno oscuro di altri, più che altro perché associato a una disciplina che gode di una buona visibilità anche al di fuori del contesto olimpico. Nel tennis la parola “love” indica un punteggio pari a zero e non è legata al suo significato in inglese (ossia “amore”). Pare che derivi, invece, dalla parola francese “l’oeuf”, che si traduce così: “l’uovo”. In effetti, la forma dell’uovo può ricordare quella del numero zero ed è verosimile che al di fuori dei confini francesi la parola sia stata storpiata fino a diventare “love”.
Un altro termine strano legato al tennis è “deuce”. Si usa per indicare un punteggio di 40 a 40 e, a differenza di altre parole che fanno parte del gergo di questo sport, non ha a che fare con l’inglese. Proprio come “love”, anche “deuce” deriva da una parola francese e in questo caso si tratta di “deux”, ossia “due”, come i punti che uno dei giocatori deve ottenere per uscire dalla situazione di parità e aggiudicarsi il game.
La stessa parola “tennis” parrebbe derivare dall’artico termine francese “tenetz”, il cui significato era “prendete”. In passato i giocatori lo dicevano quando effettuavano la battuta, così da invitare l’avversario a prepararsi a ricevere la palla.
Perché nella ginnastica artistica si dice “gamba” per incitarsi?
Le ginnaste che praticano la ginnastica artistica hanno l’abitudine di incitarsi a vicenda dicendo “gamba!”. A dispetto di quel che si potrebbe pensare, questo termine non ha nulla a che fare né con gli arti inferiori (che, in effetti, giocano un ruolo cruciale in molti esercizi della disciplina) né con l’italiano. Arriva, invece, dalla lingua giapponese ed è la forma imperativa del verbo ganbaru, che si può tradurre come “dai il massimo”/”non mollare”/”fatti forza” o altre espressioni simili.
Altri due termini che arrivano dal Giappone: “ippon” e “matte”
Restando nell’ambito dei termini sportivi legati alla lingua giapponese, è doveroso citarne due legati a delle arti marziali nate proprio nel Paese del Sol Levante: il karate e il judo. In entrambe le discipline si usa la parola “ippon” (“uno solo”) per indicare il punto che mette fine all’incontro.
Nel judo, per esempio, si può ottenere l’ippon facendo atterrare l’avversario sulla schiena. Quando l’arbitro urla “matte!”, invece, significa che è arrivato il momento di interrompere il combattimento. Il termine è traducibile con “aspetta/aspettate”, ma nel contesto del judo assume un significato più simile a “fermatevi del tutto”.
Le parole della scherma
Passando alla scherma, sono due le parole sulle quali vale la pena soffermarsi: “assalto” e “flèche”. Il significato generale del primo termine non è un mistero per gli italiani, tuttavia il suo utilizzo nel gergo tecnico della disciplina è un po’ particolare. Nella scherma, infatti, l’assalto è il nome dato al singolo combattimento, che di solito si risolve al meglio delle 15 stoccate.
Con “flèche”, invece, si indica una modalità d’attacco considerata “in corsa”, in quanto per eseguirla è necessario spostarsi velocemente in avanti dalla posizione di guardia.
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