L’incontro tra la rappresentante dell’Italia e la pugile intersessuale Imane Khelif si è concluso in 46 secondi. La scelta del Cio di far partecipare l’algerina alle Olimpiadi è stata corretta?
Non smette di far discutere l’incontro di boxe che si è svolto alle Olimpiadi di Parigi tra Angela Carini e Imane Khelif, pugile algerina intersessuale (ossia nata con entrambi i caratteri sessuali) alla quale è stato assegnato il sesso femminile alla nascita. Il suo corpo produce una quantità di ormoni maschili superiore rispetto a quanto avviene nell’organismo di altre donne (in gergo tecnico si parla di iperandrogenismo femminile) e nel 2023 è stata squalificata ai Mondiali di boxe 2023 organizzati dall’International Boxing Association (Iba), associazione non riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) a causa di un test di idoneità di genere che avrebbe riscontrato in lei il cromosoma XY. Negli ultimi giorni questo precedente è stato citato più volte per criticare la partecipazione di Khelif alle Olimpiadi e, assieme alla circolazione di informazioni poco precise sulla sua identità di genere, ha contribuito a sollevare delle polemiche destinate a durare ancora a lungo.
L’incontro tra Khelif e Carini è stato criticato soprattutto da alcuni membri del governo Meloni, tra cui il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Su Twitter, il leader della Lega ha scritto quanto segue: “Pugile trans dell’Algeria, bandito dai mondiali di boxe, può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato ‘i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo con sparring partners uomini’. Basta con le follie dell’ideologia woke!”
Le dichiarazioni del ministro non sono del tutto corrette. Khelif non è transgender (non le è mai stato assegnato il sesso maschile alla nascita e non ha affrontato alcuna terapia ormonale per diventare donna), bensì intersessuale: i due termini riguardano sfere talmente diverse che non possono essere in alcun modo usati come sinonimi. Per quanto l’esclusione della pugile dai mondiali di boxe sia effettivamente avvenuta, è bene precisare che l’Iba e il Cio sono due organismi molto diversi, che si basano su parametri differenti per valutare l’ammissione delle persone intersex alle varie competizioni.
Nel caso specifico di Khelif, una sua eventuale partecipazione a una gara di atletica leggera femminile potrebbe avvenire solo attraverso l’assunzione di anti-androgeni in grado di portare i livelli di testosterone al di sotto dei 10 nmol/L. In alternativa dovrebbe competere nella categoria maschile o in una categoria speciale destinata alle persone intersessuale. Ma Khelif è una pugile e il Cio ha stabilito, dopo aver condotto delle scrupolose valutazioni mediche, che le sue caratteristiche fisiologiche non le conferiscono in automatico un vantaggio nei confronti delle avversarie. È comunque opportuno precisare che nei 12 mesi precedenti alle Olimpiadi (e anche durante la competizione), l’atleta olimpica ha sempre mantenuto i propri livelli di testosterone al di sotto dei 10 nmol/L. Inoltre, in passato Khelif ha partecipato più volte a delle competizioni di boxe femminili e non ha sempre vinto.
Nel corso di una visita a Casa Italia, il quartier generale del Comitato olimpico italiano, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta contraria alla partecipazione di Khelif alle Olimpiadi di Parigi. “Non ero d’accordo nel 2021 e non lo sono oggi con il CIO: si rischia di discriminare le stesse donne cercando di essere inclusivi. Ringrazio Angela Carini per come si è battuta, mi dispiace per il fatto che si sia dovuta ritirare, mi ero emozionata, ieri, leggendo le sue parole. Conta però poter competere ad armi pari”, ha dichiarato la premier.
L’incontro tra Khelif e Carini è terminato dopo appena 46 secondi con il ritiro della pugile italiana. Dopo il match Carini ha spiegato tra le lacrime la propria decisione ai giornalisti: “Ero salita sul ring per combattere, non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e ho detto basta. Esco a testa alta”.
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