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Scienze

Il caffè aiuta a prevenire il Parkinson? Uno studio dice di sì

Uno studio recente ha messo in luce la capacità del caffè a prevenire il morbo di Parkinson, ecco i dettagli dello studio

Spesso ci sentiamo dire che bere caffè fa male, che bisognerebbe ridurne le dosi giornaliere ma se invece fosse un deterrente efficace contro malattie neurodegenerative come il Parkinson?

Scopriamo di più su questa inattesa correlazione, cominciando però dal delirare in cosa consiste il morbo di Parkinson e come si sviluppa.

Che cos’è il morbo di Parkinson?

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi e tremore durante lo stato di riposo, in questo caso il tremore prende il nome di tremore a riposo.

Appartiene alle patologie definitive “Disordini del Movimento” e l’età di esordio normalmente è compresa tra i 58 e 60 anni ma nel 5% può manifestarsi in modo precoce, ovvero tra i 21 e i 40 anni. Prima dei 20 anni invece è estremamente raro.

La malattia di Parkinson si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala drasticamente a causa della degenerazione di alcuni neuroni presenti nella Sostanza Nigra. 

Il Parkinson può svilupparsi a causa di ereditarietà genetica, cosa che avviene nel 20% dei pazienti o a causa dell’esposizione ad alcune sostanze tossiche. 

Chi soffre di questo disturbo peggiora nel corso del tempo, manifestando problematiche di equilibrio con frequenti cadute fino ad arrivare ad una rigidità muscolare generalizzata.

Non c’è modo di prevenire o curare il Parkinson ma alcuni scienziati hanno recentemente scoperto che il caffè potrebbe agire sulle probabilità di manifestarsi della malattia. 

Il caffè aiuta a prevenire il Parkinson

Questa conclusione potrebbe stupire dal momento che la caffeina può provocare a sua volta tremori se assunta in dosi eccessive ma a quanto pare i bevitori di caffè hanno meno probabilità di ammalarsi di Parkinson rispetto a chi non lo beve. Scopriamo più nel dettaglio come i ricercatori sono giunti a questa conclusione. 

Gli studi a dimostrazione della capacità preventiva del caffè

Uno studio finlandese svolto dai ricercatori dell’Università di Turku e pubblicato recentemente su Annals of Neurology ha confermato i benefici della caffeina nel contrastare il manifestarsi del Parkinson.

Si tratta di uno studio a lungo termine, durato per 10 anni e che ha coinvolto 100.000 uomini e donne. Nel corso dello studio si è scoperto che 288 tra i partecipanti avevano sviluppato il morbo di Parkinson: negli uomini chi consumava 5 tazze di caffè al giorno risultava più protetto, mentre nelle donne era il consumo moderato di caffeina a rappresentare un fattore di protezione, ovvero da 1 a 3 tazze di caffè al giorno. Questo perché il caffè aiuta a fare rimanere stabili o ad incrementare i livelli di dopamina nel nostro cervello.

Bere caffè aiuta a prevenire il Parkinson grazie alle sue capacità dopaminergiche – Unplash – mentiscura.com

Uno studio risalente all’anno scorso, invece, ha messo in luce come la caffeina in generale aiuti a prevenire l’infiammazione che precede il Parkinson. Tuttavia la caffeina aumenta il rischio di sviluppare patologie cardiache, perciò bisogna fare un uso contenuto.

Il caffè ha anche un potere curativo?

Per il momento è accertata la sua capacità di agire come deterrente e non ci sono prove che possa invece essere di alcun aiuto nel momento in cui il morbo si è già manifestato. Tuttavia, Ronald Postuma dell’Università di Montreal, sostiene che il caffè potrebbe agire come farmaco per ritardarne l’avanzata ma invita ad essere cauti nel trarre conclusioni: 

“Siamo ancora nell’ambito delle forti probabilità dalle ricerche è emerso infatti che esistono diversi fattori di rischio, come i pesticidi, ed altri come il caffè, l’attività fisica moderata, ma anche il thè, la vitamina E che sono protettivi. Ciò che ancora deve essere compreso è come indirizzare l’azione di questi fattori per una migliore aderenza e dunque una riduzione del rischio. Infatti, non tutti i dosaggi di caffeina sono efficaci allo stesso modo. Di sicuro possiamo dire che il caffè previene la malattia, ne ritarda l’esordio e probabilmente induce una più lenta evoluzione. Ma non consideriamo il caffè come una sorta di panacea neuro-protettiva perché c’è molto da studiare”

Effetti della caffeina sul nostro organismo

La caffeina ci fa sentire più energici e migliora la nostra efficienza cerebrale agendo come eccitante, ecco quindi che agisce in direzione contraria alle malattie neurodegenerative.

Nel concreto, a livello biologico, la caffeina bloccherebbe l’azione dell’adenosina ovvero il neurotrasmettitore che va ad inibire il rilascio di dopamina, e a sua volta il rilascio di dopamina va a proteggere dal sopraggiungere del Parkinson che sarebbe provocato proprio da livelli troppo bassi di questo’ultima.

Tuttavia, l’azione dopaminergica non potrebbe più nulla una volta che la malattia è già avviata, probabilmente in quel caso aiuterebbe a placare in parte l’infiammazione cerebrale ma non si hanno prove certe dell’efficacia della sua azione in questo stadio per poterlo rallentare o contrastare.

Ora sapete che il caffè un vostro alleato, ma vi ricordiamo che esagerare con le dosi non è mai una buona idea, soprattutto per il vostro cuore.

Alessia Barra

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