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Spettacolo

Quanto è accurata la rappresentazione delle emozioni presenti in Inside Out 2?

Inside Out 2 ci racconta le emozioni in modo particolare e intuitivo, ma è anche veritiero e attendibile? Scopriamo insieme

Il nuovo capitolo di Inside Out 2 porta con sé delle novità importanti a livello narrativo e psicologico. Infatti, la protagonista Riley si trova in una fase delle crescita molto critica e complessa: l’adolescenza.

In questo frangente l’essere umano è in una condizione a metà tra l’infanzia e l’età adulta e comincia a costruire la propria individualità, disancorandola da quella dei genitori o del caregiver, per autoaffermarsi nella propria individualità.

L’adolescenza è anche il momento nella vita in cui a livello emotivo subentrano delle nuove emozioni, proprio come è stato per Riley che ha dovuto imparare a conoscere sentimenti come ansia, invidia, imbarazzo e noia. Con l’aggiunta di alcune apparizioni spot di una vecchietta dall’aria malinconia, di nome nostalgia.

Tutte queste emozioni non appartengono alla categoria delle emozioni di base, bensì a quella delle emozioni secondarie. 

Cosa sono le emozioni secondarie?

Per emozioni secondarie si intendono quelle emozioni socialmente costituite. Ovvero, le emozioni che nascono in noi quando cominciamo ad immergerci in un contesto sociale e ad auto-affermarci come individui.

Nel film possiamo notare come questi nuovi protagonisti portino sgomento e scompiglio ed effettivamente è una rappresentazione reale del potere che hanno queste nuove emozioni di condizionare l’equilibrio psicologico ed emotivo di un individuo. 

Perché sviluppiamo più avanti le emozioni secondarie?

Prendiamo come esempio rappresentativo l’ansia. Secondo alcune teorie l’ansia deriverebbe dalla paura, emozione primaria. Un neonato quando ha paura piange ma teme dei pericoloi facilmente identificabili. L’ansia non è altro che un manifestarsi della paura a pericoli più difficili da identificare.

L’ansia potrebbe essere l’evoluzione della paura – Unsplash – mentiscura.com

In poche parole, secondo questa teoria, le emozioni secondarie deriverebbero dalle emozioni primarie e sarebbero una sorta di loro evoluzione: quando cresciamo e acquisiamo consapevolezza di ciò che ci sta attorno, diventiamo più in grado di notare e prendere atto di ciò che prima non sarebbe entrato nel nostro campo attentivo.

Ad esempio un neonato non potrebbe dimostrarsi impaurito o ansioso nei confronti di un impegno futuro, ma continuerebbe ad essere spaventato da un rumore improvviso. È una questione di capacità cognitiva che matura con noi mentre cresciamo, nel bene o nel male.

Le emozioni secondarie in Inside Out 2 arrivano all’improvviso

Inside Out 2 ci mostra le emozioni secondarie come delle intruse nella mente di Riley, personaggi che nessuno conosce o aveva visto arrivare, nemmeno le emozioni già presenti.

Viene meno quindi l’aspetto graduale del loro sopraggiungere. Questo perché probabilmente gli psicologici che hanno seguito lo sviluppo della trama si sono basati sulla teoria ormonale, che prevede che i nuovi stati emotivi si sviluppino più improvvisamente, a causa delle alterazioni ormonali tipiche dell’adolescenza. E alcune prove scientifiche dimostrano che Inside Out, e di conseguenza la teoria ormonale, potrebbero avere ragione. 

Per quanto la paura e l’ansia si somiglino, non è detto che siano una l’evoluzione dell’altra. Infatti, alcuni studi hanno dimostrato che la paura diminuisce la sensibilità al dolore mentre l’ansia aumenta la sensibilità al dolore.

Una domanda ancora senza risposta

La verità è che non abbiamo una risposta certa sull’origine delle emozioni secondarie. Da un lato infatti potrebbero essere socialmente apprese e quindi, se necessario, si potrebbe procedere alterando i sistemi di apprendimento interiorizzati e rinforzando un apprendimento più funzionale, dall’altro potrebbero essere qualcosa di improvviso, non derivato dalle emozioni primarie e dovuto più a cambiamenti fisiologici. 

Il commento di una psicologa clinica e consulente di Inside Out 2

Lisa Damour è una psicologa clinica che ha collaborato nella realizzazione di Inside Out 2 e afferma che il film vuole essere una rappresentazione accurata soprattutto rispetto all’ansia, che diventa la vera e propria protagonista del nuovo capitolo della storia di Riley.

“Come psicologi, consideriamo l’ansia un’emozione umana importante, preziosa, protettiva e naturale. Consideriamo l’ansia patologica solo se anticipa minacce che non sono reali o reagisce in modo eccessivo a potenziali problemi”.

Nel film, ansia provoca un attacco di panico a Riley, che viene rappresentato in modo accurato e veritiero.

Ciò che permette a Riley di smettere di iperventilare è toccare la sua mazza da hockey e Lisa Damour spiega che questa tecnica viene utilizzata anche in psicologia e prende il nome di grounding, ovvero un ancoraggio che permette di riconnettersi con la realtà.

Gli psicologi dietro ad Inside Out 2

Oltre alla sceneggiatura abilmente scritta, ci sono delle figure professionali esperte in psicologia come Lisa Damour che hanno partecipato attivamente all’elaborazione del film d’animazione. Il primo è Dacher Keltner, professore di psicologia ddi Berkley, metre il secondo è Paul Ekman, professore di psicologia della University of California, nonché un luminare in merito all’argomento emozioni.

Ecco le parole dei due psicologi:

“Anni fa lo scrittore e direttore Pete Docter della Pixar ci contattò per parlare a proposito di un’idea per un film che aveva in mente di fare, in cui voleva descrivere come le emozioni funzionano dentro la nostra testa e come queste fossero coinvolte nella relazione con altre persone. Voleva che il film fosse interamente ambientato all’interno della mente di una ragazza di 11 anni, che stava passando alcuni giorni difficili della sua vita. Come scienziati siamo stati subito lieti di essere stati interpellati e da questa proposta è nata a nostra collaborazione”

Il fatto che anche per il secondo film il team di psicologi abbia continuato a collaborare per la sceneggiatura, ci tranquillizza. Infatti, bisogna considerare che trattare della realtà emotiva è complesso ed è un argomento da gestire con delicatezza, soprattutto considerato che gli spettatori a loro volta si sono ritrovati a convivere con stati emotivi complessi come l’ansia, e ne hanno provato sulla loro pelle gli effetti negativi. 

Riley cresce e le emozioni che prova cambiano, anche se non sappiamo bene perché, ma non è questo l’importante: per qualsiasi motivo avvenga, ciò che possiamo fare è imparare a gestire i nuovi personaggi nella nostra mente, esattamente come impara a farlo Riley nel film.

Imparare a gestire i propri stati emotivi, a chiedere aiuto quando sentiamo di non poterli più controllare è importante ed è utile e prezioso che un film d’animazione come Inside Out 2 renda più consapevole a riguardo anche un target meno adulto.

Alessia Barra

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