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Scienze

La vergogna può essere positiva, ma solo a piccole dosi

Spesso evitiamo la vergogna etichettandola come qualcosa di negativo, ma è davvero così o può esserci utile?

La vergogna rientra tra le emozioni secondarie ovvero quelle che apprendiamo socialmente durante la crescita. Si tratta di emozioni più stratificate rispetto alle primarie in cui rientrano gioia, rabbia e paura. Infatti la vergogna agisce su meccanismi psicologici determinati dalla concezione di sé e il confronto sociale.

A tutti è capitato di provare vergogna nella vita e non si può certo dire che si tratti di un’emozione favorevole e positiva. Anzi, spesso è collegata a disturbi più gravi o a traumi mai superati. Ad esempio, in vittime di violenze o abusi la vergogna può trasformarsi in dolore auto-infitto e aggravare il PTSD, ovvero il Disturbo da Stress post Traumatico. 

Ma in piccole dosi anche la vergogna è fisiologica e può aiutarci nel processo di crescita come gran parte delle emozioni che consideriamo negative ma che ci aiutano a diventare persone migliori. 

I sentimenti negativi ci fanno bene finché non diventano cronici

Paura, rabbia, ansia, vergogna sono sentimenti da cui siamo abituati a voler fuggire. Ma a piccole dosi ci sono d’aiuto per affrontare momenti complicati o per imparare a gestire il nostro stato emotivo anche nelle situazioni più critiche. 

Quando le persone provano vergogna per il proprio comportamento sono spinte a non commettere più lo stesso errore e a migliorarsi. In questo senso la vergogna è utile perché ci mette davanti a un nostro sbaglio e la sensazione negativa che proviamo è un incentivo a migliorarci e non comportarci più nello stesso modo. Il problema, come sempre, risiede nella durata dei sentimenti negativi. 

Quando l’ansia si cronicizza diventa un disturbo d’ansia generalizzato o subentrano attacchi di panico e malessere, quando la vergogna diventa cronica l’autostima ne risente come anche il nostro senso di auto efficacia ed è come cadere in un vortice da cui è molto complesso riuscire ad uscire.

L’attivazione negativa deve avere una durata, un inizio e una fine. Se questo non avviene, ovvero se proviamo vergogna anche in assenza di un evento scatenante, allora la vergogna diventa negativa e patologica, esattamente come qualsisia altro sentimento negativo. 

Effetto riflettore e intelligenza emotiva

Esiste una distorsione cognitiva che ci fa percepire come i veri e propri protagonisti della nostra vita e come tali siamo sotto la luce dei riflettori: abbiamo la sensazione di essere guardati e giudicati più di quanto corrisponda al vero. Ma questo è normale perchè le nostre esistenze sono ego riferite, nonostante si possa essere più o meno predisposti ad empatizzare con gli altri o prestare loro attenzione. 

L’intelligenza emotiva, di contro, ci aiuta ad uscire da questa visione ego riferita e ad accorgerci e dare valore alla presenza degli altri. 

Il fatto però di sentirci sempre osservati e giudicati può rendere la vergogna un sentimento molto difficile da affrontare e a lungo andare questo sentimento negativo può farci sentire in colpa anche in circostanze in cui di colpe non ne abbiamo. 

La vergogna ingiustificata nelle vittime di abusi

Capita spesso che una donna che ha subito violenze e abusi si colpevolizzi e viva il trauma come qualcosa che poteva essere evitato ma si è verificato a causa di un suo comportamento sbagliato.

Le vittime di violenze tendono a provare vergogna e auto colpevolizzarsi – Unsplash – mentiscura.com

Questo provoca un senso di colpa e di vergogna che diventano due grossi ostacoli da superare per poter elaborare l’accaduto. Da un lato la società ne è colpevole perché tutela i carnefici e punta il dito contro le vittime, ma dall’altro questo auto colpevolizzarsi dipende molto dall’autostima, dal percorso di vita e dalla capacità di reazione della vittima. 

La vergogna come stimolo per fare meglio

Se fino ad oggi siamo sempre stati abituati a considerare la vergogna come qualcosa di negativo, dovremmo cogliere l’occasione per guardarla da un nuovo punto di vista e ragionare sul fatto che in realtà può agire come motivazione per diventare persone migliori. Imparare ad abbracciare i sentimenti negativi, farne tesoro per migliorarci e crescere è importante tanto quanto saper apprezzare e custodire i momenti di gioia e spensieratezza.

Anzi, forse in questo caso imparare è ancora più importante perché se la gioia ci ricorda che la vita è bella e degna di essere vissuta, la vergogna e la paura ci insegnano con maggiore severità e ci guidano con più efficacia nel nostro percorso di crescita individuale.

Affinché si possa davvero imparare da questi sentimenti negativi però bisogna azionare una sorta di timer interiore e verificare che non si protraggano fino a diventare un rumore sordo di cui non riusciamo più a liberarci. Se mai dovesse succedere, l’unico modo per zittirlo è chiedere aiuto e ricordare a noi stessi che nessun tormento, trauma, sentimento o ricordo negativo possono e devono durare per sempre. 

Alessia Barra

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