Non ci sono buone notizie sul fronte delle pensioni: l’assegno mensile si riduce e anche di molto. Vediamo cosa ci aspetta.
Non c’è molto da gioire per quanto riguarda la situazione delle pensioni: gli assegni previdenziali subiranno ulteriori tagli. Il nodo delle pensioni resta il più arduo da sciogliere e le risorse economiche, purtroppo, mancano.
Il Governo di Giorgia Meloni è al lavoro per stendere una prima bozza di quella che sarà la prossima manovra di Bilancio. In particolare a luglio il CNEL _ Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – dovrà presentare una proposta di riforma delle pensioni. E qui dobbiamo iniziare a tremare.
Purtroppo le risorse mancano e le poche che ci sono, nel 2025 dovranno essere impiegate, soprattutto, per riconfermare il taglio del cuneo fiscale e l’abbassamento delle aliquote Irpef. Le pensioni verranno dopo. Molto dopo. Soprattutto ci saranno dei tagli, questo ormai sembra dato per assodato.
Assegni pensionistici più bassi e, forse, misure di prepensionamento che non verranno riconfermate o verranno riconfermate ma a condizioni meno vantaggiose per i contribuenti.
La legge di Bilancio 2025 sarà connotata da tagli. E’ inevitabile. Il Governo Meloni non potrà più fare extra deficit come ha fatto quest’anno. A rimetterci saranno i contribuenti che opteranno per misure di pensione anticipata: in alcuni casi dovranno accontentarsi di assegni molto più bassi del previsto.
Non si sa ancora se anche il prossimo anno ritroveremo Ape sociale, misura introdotta nel 2017 ma mai entrata nella rosa delle misure di pensionamento strutturali. Ape sociale è molto richiesta in quanto si rivolge ad una fetta di contribuenti piuttosto variegata. Possono sfruttare questa misura le seguenti categorie:
Ape sociale consente l’accesso alla pensione a soli 63 anni e 5 mesi con 30 anni di contributi o 36 nel caso di chi svolge lavori usuranti o gravosi. Sembrerebbe una misura molto vantaggiosa dunque. Ma non è proprio così: chi opta per Ape sociale deve accontentarsi, talvolta, di un assegno previdenziale molto più basso di quello che gli spetterebbe andando in pensione a 67 anni.
Infatti, con Ape sociale, l’assegno mensile non può mai superare i 1500, non è soggetto alla rivalutazione annuale delle pensioni e non sono previste né la tredicesima né la quattordicesima. Inoltre con Ape sociale, per arrotondare, non si può tornare a lavorare: ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro l’anno.
Tutte queste limitazioni, comunque, vengono meno quando il soggetto compie 67 anni perché, a quel punto, l’Inps gli riconoscerà la sua pensione per intero e, se vorrà, potrà anche rimettersi a lavorare.
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