Brutta stangata per migliaia di pensionati: chi non ha rispettato certe regole non riceverà più la pensione. Vediamo tutto nei dettagli.
Le stangate sono sempre dietro l’angolo. Se non hai rispettato determinate regole – forse perché non ne eri neanche a conoscenza – l’Inps ti cancellerà la pensione. Vediamo chi è a rischio. Tutti conosciamo bene la legge Fornero ma quasi nessuno la conosce sotto ogni aspetto. Sappiamo che la legge Fornero del 2011 ha stabilito che, per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, è necessario avere almeno 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi.
Fin qui è tutto chiaro. Quel che in pochi sanno è che, sempre la legge Fornero, ha stabilito la revoca automatica di determinate prestazioni sociali e previdenziali alle persone condannate per determinati reati. Pertanto se hai sgarrato, non riceverai più determinate prestazioni di carattere previdenziale.
Addio pensione se commetti questi reati
Tutti conosciamo la legge Fornero quando si parla di pensioni ma pochi conoscono tutte le implicazioni di questa legge. Vediamo subito cosa rischia chi ha commesso dei reati.
Addio pensione se hai commesso reati di particolare allarme sociale e sei stato condannato in via definitiva. In particolare, sono considerati reati di particolare allarme sociale i seguenti:
- associazione con finalità terroristiche;
- attentato con finalità terroristiche o di eversione;
- sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione;
- associazione per delinquere di stampo mafioso;
- scambio elettorale politico-mafioso;
- qualsiasi delitto commesso avvalendosi delle modalità tipiche mafiose.
Chi si è macchiato di uno o più di questi reati, non potrà più ricevere la pensione d’invalidità civile, l’assegno sociale, la pensione sociale oppure la Naspi in caso di persone disoccupate non ancora in età da pensione. Nessuna sospensione, invece, della pensione di vecchiaia ordinaria che è legata ai contributi versati durante la carriera.
Nessuna sospensione nemmeno della pensione anticipata né dell’indennità di accompagnamento. In ogni caso, le prestazioni sopra menzionate che sono soggette a sospensione, non verranno sospese qualora il condannato scontasse la pena al di fuori dell’istituto penitenziario, avvalendosi delle cosiddette “misure alternative”. In questo caso, infatti, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la sospensione delle prestazioni assistenziali in quanto il condannato verrebbe privato di misure finalizzate al suo sostentamento.
Ma questi non sono gli unici casi in cui una persona rischia di perdere la propria pensione. Chi ha scelto di andare in pensione con Ape sociale o con Quota 103, infatti, se dopo il pensionamento si rimette a lavorare, non solo perderà immediatamente l’assegno previdenziale ma dovrà anche restituire all’Inps tutti i soldi ricevuti.
Con Ape sociale e con Quota 103, infatti non è possibile tornare a svolgere un’attività lavorativa per arrotondare la propria pensione. L’unica eccezione consentita è il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro l’anno.