Avete il desiderio di farvi crioconservare? A oggi è possibile! Ma vediamo come funziona l’ibernazione degli esseri umani e tutto quello che c’è da sapere a proposito
L’ibernazione umana per la crioconservazione del corpo, un tempo ritenuta pura fantascienza e impossibile da attuare nella vita reale, è ora disponibile in Svizzera, con oltre 400 richieste già presentate. La società europea che ha reso questa tecnologia accessibile si chiama Tomorrow Biostasis, ed è la prima a offrire servizi di crioconservazione nel Vecchio Continente. Questa azienda promette di arrestare il deterioramento del corpo post-mortem tramite congelamento, con la speranza di poterlo riportare in vita tra qualche secolo. Tuttavia, la società non offre alcuna garanzia che tale “resurrezione” sarà effettivamente possibile in futuro. Ma vediamo come funziona questo processo e tutto ciò che c’è da sapere a proposito.
Tutto ciò che c’è da sapere sulla crioconservazione
Iniziamo col dire che per essere ibernati è necessario essere deceduti, ma non da troppo tempo. Bisogna infatti essere morti da non più di un’ora per evitare la morte cellulare (farsi ibernare da vivi, invece, non è assolutamente fattibile dato che è illegale). Senza questi requisiti essenziali, la crioconservazione del corpo non può essere avviata, un processo che da anni è utilizzato in sicurezza per conservare embrioni e spermatozoi. Tuttavia, conservare un corpo intero è molto più complesso.
Il processo inizia nella sala di rianimazione dell’ospedale dove si trova il paziente in fin di vita. Dopo l’arresto cardiaco e la dichiarazione di morte legale, i tecnici intervengono per ripristinare meccanicamente la ventilazione polmonare e l’afflusso di sangue al cervello. A questo punto, il corpo viene immerso in acqua gelida per il trasporto. Una volta arrivato in uno dei centri di criogenesi disponibili nel mondo, viene iniettata per via endovenosa una soluzione “crioprotettiva” per evitare che i tessuti e gli organi interni congelino. Successivamente, il corpo viene immerso nell’azoto liquido e portato a una temperatura di -125 gradi centigradi, per poi essere ulteriormente raffreddato a -196 gradi dopo tre ore. Il personale del centro è responsabile del ricambio continuo dell’azoto liquido a tempo indeterminato.
È possibile optare anche per la conservazione della sola testa, nota come neuroconservazione, che prevede il mantenimento esclusivo del cervello. L’idea è che in futuro si potrà non solo rianimare i corpi crioconservati, ma anche far crescere nuovi corpi in cui inserire i cervelli preservati. Il cervello viene lasciato nel cranio, e la testa viene separata dal corpo all’altezza della settima vertebra cervicale. Dopo un graduale abbassamento della temperatura, la testa viene inserita in un piccolo contenitore dewar e immersa a -196 gradi centigradi per una conservazione a lungo termine.
La possibilità di crioconservazione si basa su tre ipotesi principali, che attualmente non sono state confermate dalla scienza:
– La memoria e la personalità di un individuo restano integre all’interno della struttura del cervello anche quando la sua attività cessa (dopo la morte clinica).
– Le procedure di crioconservazione non danneggiano le strutture del cervello responsabili della memoria e della personalità.
– In futuro sarà possibile ripristinare le capacità cerebrali dei cervelli crioconservati.
Quali sono le garanzie di riuscita?
Attualmente, come detto in apertura di articolo, non esiste alcuna garanzia che un paziente crioconservato possa essere risvegliato, poiché non esiste una tecnica per farlo. Tuttavia, i ricercatori nel campo sono fiduciosi che la rianimazione sarà possibile in futuro per le seguenti ragioni:
– Alcuni campioni biologici sono stati criopreservati, mantenuti alla temperatura dell’azoto liquido (arrestando la decomposizione) e riportati in vita. Tra questi si trovano interi insetti, alcuni tipi di anguille, vari tipi di tessuti umani (inclusi quelli cerebrali), embrioni umani e alcuni organi di mammiferi.
– Le potenzialità della biologia molecolare e delle nanotecnologie suggeriscono che in futuro avremo tecnologie capaci di riparare i danni causati dall’invecchiamento, dalle malattie e dal congelamento.
Tuttavia, la comunità scientifica rimane generalmente molto scettica riguardo a questa tecnica.
Il corpo subisce dei danni durante questa pratica?
Al momento non possiamo essere certi dell’efficacia di questa pratica, ma possiamo riflettere sui possibili danni. Come verranno riportati a temperatura normale i corpi? Con quale metodo verranno rianimati? La vetrificazione danneggerà gli organi? Alcuni scienziati ritengono che il cervello, in particolare, potrebbe subire danni a livello delle meningi e delle sinapsi. Le risposte a questi interrogativi arriveranno solo in futuro.
Ma quanto costa la crioconservazione?
Non ci sono limiti di tempo (né finanziari) per la durata della crioconservazione. L’azienda ha un fondo speciale, la Tomorrow Patient Foundation, che destina le entrate (provenienti da altri investimenti) a investimenti a bassissimo rischio che generano un rendimento annuo dell’1-2%. Grazie a questo fondo, riesce a coprire i costi di gestione della crioconservazione dei pazienti, permettendo loro di “dormire” tranquillamente fino al giorno in cui la tecnologia medica sarà in grado di riportarli in vita.
Il sito di Tomorrow Biostasis assomiglia a molti altri siti di vendita online: invece di prodotti commerciali, offre “pacchetti” per ibernarsi. Chi desidera può scegliere l’opzione “total body” – cioè conservare l’intero corpo – con una copertura assicurativa fino a 200mila euro. Chi dispone di un budget più limitato o preferisce conservare solo il cervello, può optare per questa soluzione al costo di 60mila euro. Per chi è interessato ma non può permettersi nemmeno il pacchetto più economico, è possibile sottoscrivere una donazione mensile alla ricerca sul sito.
In ogni caso, Tomorrow Biostasis non è l’unica azienda a offrire questo servizio: ci sono anche le americane Cryonics e Alcor, e la russa KrioRus, ma anche qui i costi non sono assolutamente bassi. Attualmente, nel mondo ci sono 377 persone ibernate (di cui 15 italiane) e le liste d’attesa per aderire a questa pratica si allungano ogni anno.
Qual è la situazione in Italia?
In Italia, come nel resto d’Europa, a eccezione della Svizzera, non ci sono organizzazioni criogeniche, ma nessuna legge vieta l’ibernazione umana. Tuttavia, avviare la procedura di crioconservazione in Italia sarebbe complesso, poiché la legge richiede un periodo di osservazione di 24 ore dall’arresto cardiaco prima di poter disporre del cadavere. Ma il tempo è cruciale per accedere alla crioconservazione: per evitare la decomposizione, è necessario portare il corpo a -96 gradi centigradi entro mezz’ora dalla morte per prepararlo all’ibernazione.