Perché a volte ci sembra di essere i protagonisti di un film?

La sindrome del personaggio principale esiste davvero, ecco in cosa consiste e quali sono le sue implicazioni

A tutti capita di sentirsi protagonisti di un film, di una serie tv o in generale di una trama scritta appositamente per noi. E questo fenomeno prende il nome di “sindrome del personaggio principale”. 

Soprattutto negli ultimi anni, con l’avvento di internet e dei social media, il fenomeno si è amplificato inglobando una fetta ancora più grande della popolazione.

Scopriamo insieme in cosa consiste la sindrome del personaggio principale e quali sono le sue conseguenze.

Sindrome del personaggio principale: che cos’è e da cosa dipende?

Questa sindrome porta le persone a indossare continuamente una maschera, e fa in modo che chi ne soffre non si senta mai a proprio agio nel mostrarsi per chi è davvero. In poche parole, è come se venissero indossati di continuo i panni di un personaggio, adeguando il proprio comportamento o atteggiamento a ciò che gli altri si aspettano da tale personaggio che ci si è cucito addosso. 

Fingere di essere di essere qualcuno che non si è, può portare a distaccarsi dalla realtà e dalla propria personalità, e questo è spesso collegato a bassi livelli di autostima. 

La sindrome del personaggio principale può essere scatenata da diverse possibili cause, la principale è la riprova sociale ed è quella più strettamente correlata ai social. Per poter ricevere maggiori consensi sui social, come nella vita, e quindi ottenere una riprova sociale positiva, si interpreta un ruolo senza mostrare davvero la propria personalità, per paura che possa non essere accettata allo stesso modo.

Questo ruolo viene spesso interiorizzato, in quanto la nostra mente cerca una coerenza: se mi comporto in un modo devo anche credere che sia giusto, altrimenti si crea una dissonanza cognitiva che fa percepire tale comportamento come sbagliato e incoerente. Perciò, chi ne soffre, comincerà a credere di essere davvero il personaggio che interpreta, soffocando la sua vera indole.

Fattori di personalità alla base della sindrome del protagonista principale

Uno degli elementi su cui si basa maggiormente la sindrome del protagonista principale è il narcisismo, ma anche molti deliri si basano proprio su un’allontanamento dalla propria personalità.

Chi ha subito un trauma, inoltre, potrebbe ricorrere alla finzione per non elaborarlo, diventando improvvisamente una persona diversa. Qualora questa sindrome diventi troppo radicata, potrebbe portare a disturbi di personalità o comportamenti psicotici. 

Alcuni considerano la sindrome del personaggio principale come una forma di empowerment, ovvero un modo per reinventarsi, ma in realtà non lo è. Prendere coscienza di chi si è davvero, scoprire degli angoli da smussare e impegnarsi a farlo, vuol dire agire per migliorare sé stessi. Diventare una persona diversa, con comportamenti e ideali che non ci sono mai appartenuti vuol dire snaturarsi.

Tutti indossiamo maschere 

Le persone indossano maschere per sopravvivere. Ci adattiamo alle situazioni e all’ambiente in cui ci troviamo, e questo vuol dire che quando siamo al lavoro indossiamo un certo tipo di maschera del tutto diversa da quella che indossiamo tra le mura domestiche, in poche parole le maschere sono una manifestazione comportamentale del ruolo che in un dato momento ci troviamo a rivestire. Non è un meccanismo disfunzionale, a meno che l’assunzione del ruolo cominci ad intaccare internamente la personalità dell’individuo fino a soffocarla. 

maschera
Nella vita indossiamo maschere che corrispondono ai ruoli che assumiamo – Unsplash – mentiscura.com

Nel caso della sindrome del personaggio principale la maschera è differente. Quando indossiamo quelle collegate al ruolo, semplicemente stiamo andando ad accentuare una nostra caratteristica: ad esempio sul lavoro saremo più precisi, attenti e professionali o comunque più formali rispetto a come siamo nel privato.

Nel caso della sindrome del personaggio ci caliamo in panni non nostri, che spesso non hanno nulla a che vedere con la nostra vera personalità, diventiamo letteralmente una persona differente.

La finzione sui social

Sui social la maggior parte delle persona interpreta un ruolo per risultare più interessante e piacere maggiormente alle persone, guadagnandosi consensi e followers.

Questo avviene perché il racconto della propria vita viene falsato dalle aspettative altrui, le stories raccontano la quotidianità che noi vogliamo mostrare ed essendo sotto il nostro controllo, a differenza della vita reale, possiamo manipolarla.

Ecco, quindi, che sui social network diventa particolarmente facile creare una trama narrativa tutta nostra, in cui siamo i personaggi principali e possiamo fare verificare tutto ciò che vogliamo. Nonostante nella realtà, presumibilmente, non metteremo mai in pratica certi comportamenti che mostriamo sui social e non saremmo mai davvero quel tipo di persone.

La bugia sussiste perché chi ci segue non saprà mai come conduciamo davvero la nostra esistenza, e quindi è possibile nascondersi dietro a questa sorta di finzione artistica.

Catfish: quando la bugia arriva a fare del male

Sui social, me in generale su internet, possiamo fingere anche di essere chi non siamo e questo può provocare danni agli altri. Basti pensare a chi sfrutta un profilo falso impersonando un ruolo o una persona differente da chi è davvero solo per coinvolgere emotivamente gli altri con pessime intenzioni. 

Per farvi un esempio concreto, pensate al catfish, ovvero quando una persona chatta e intrattiene relazioni sentimentali con altri utenti mantenendo un’identità falsa. In questo caso. si assume un’identità diversa per riuscire a piacere alla “vittima” che cade nel tranello senza sapere davvero con chi sta parlando.

ragazzo che si copre il volto con delle rose
Catfish e false identità pericolose – Unsplash – mentiscura.com

Non c‘è bisogno di sottolineare quanto tutto questo possa essere potenzialmente  pericoloso, e quanto possa sconvolgere scoprire che la persona con cui si parla da mesi e ci si confida, in realtà non è mai esista davvero ma era solo un personaggio.

Lavorare di fantasia come fanno gli attori per impersonare un ruolo o come facciamo tutti noi quando ascoltiamo una canzone immaginandoci una storia nella nostra mente con noi come protagonisti, è un allenamento creativo e artistico, pretendere di diventare improvvisamente quella persona, allontanandoci dalla realtà, diventa invece un comportamento potenzialmente disfunzionale, che come abbiamo visto può avere delle conseguenze importanti sia sul modo di percepire noi stessi, che sul nostro modo di relazionarci con gli altri.

Bisogna fare attenzione alle maschere che decidiamo di indossare, e soprattutto bisogna impedire che si fondano con ciò che c’è sotto, distorcendo i nostri tratti a tal punto da renderli irriconoscibili, anche ai nostri stessi occhi.

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