Il paradosso della scelta esiste davvero, ecco cosa significa e perché più alternative abbiamo più non riusciamo a decidere
Scegliere non è mai semplice, ma diventa ancora più difficile quando davanti a noi si prospettano numerose alternative. Proviamo a spiegarlo con una metafora: se nella vita vi trovate davanti a un bivio, quindi davanti a due direzioni diverse che potete scegliere potenzialmente di intraprendere, sceglierne una potrebbe richiedervi qualche minuto. Qualora vi trovaste di fronte a decine di strade diverse, potreste rimanere bloccati per ore sul posto senza avere la più pallida idea di che direzione prendere.
Questa metafora può essere condensata in ciò che viene chiamato paradosso della scelta, oppure paralisi da analisi.
Quando dobbiamo prendere una decisione, il nostro cervello subisce una sorta di sovraccarico cognitivo che ci consente di fare un’analisi più o meno rapida di quelle che potrebbero essere le conseguenze positive o negative delle alternative.
Se le alternative a disposizione dovessero essere numerose, il nostro cervello avrebbe a che fare con molti più dati, ipotesi, conseguenze e possibilità, andando a creare scenari ipotetici per ognuna di loro. Il risultato? La paralisi, perché quando non si sa dove correre, rimanere fermi pare la soluzione migliore e più sicura.
Facendo un esempio concreto, quando vi trovate davanti ai gusti di gelato più disparati, a un certo punto piuttosto che scegliere un gusto o due tra le centinaia di proposte potreste preferire fare un passo indietro e chiudervi la porta della gelateria alle spalle. Lo stesso avviene anche quando cercate il film giusto da guardare su Netflix: probabilmente finirete per addormentarvi prima di aver scelto tra i migliaia di candidati.
Il sovraccarico cognitivo di cui vi abbiamo parlato prende anche il nome di Choice Overload e subentra quando l’ambiente informativo in cui ci si trova offre troppe proposte.
Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour circa vent’anni fa, ha coinvolto un negozio di alimentari allestito con 24 barattoli di marmellata di gusti diversi e dei consumatori chiamati ad assaggiare e acquistare un vasetto di marmellata o più di uno.
I potenziali clienti, per quanto si dimostrassero propensi a fermarsi ad assaggiare i gusti differenti, non acquistavano nessun vasetto di marmellata quando si trovavano di fronte a 24 varietà di gusto.
Quando invece venivano proposte soltanto sei alternative, i consumatori compravano fino a 10 volte di più, poiché la loro scelta era limitata e riuscivano a uscire dall’impasse.
Grazie alle immagini raccolte attraverso risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stato possibile mettere in luce quali sono le aree cerebrali che si attivano quando dobbiamo scegliere.
I ricercatori hanno mostrato ad alcuni volontari 6,12,24 immagini di paesaggi tra cui scegliere una foto da fare stampare su una tazza. L’fMRI ha mostrato che nella fase decisionale sono coinvolte la corteccia anteriore cingolata, che valuta razionalmente i pro e i contro della scelta e lo striato ovvero una parte del cervello adibita al giudizio consapevole e all’attribuzione del valore di una scelta.
Sostanzialmente il cervello soppesa la ricompensa (l’immagine perfetta) con la fatica necessaria per vagliare tutte le opzioni, se la fatica risulta superiore al beneficio, facciamo un passo indietro e diciamo “no grazie” alla tazza.
Per prendere decisioni abbiamo bisogno che l’equilibrio tra sforzo mentale e ricompensa sia spostato verso la ricompensa o quantomeno sia stabile, qualora lo sforzo risultasse troppo pesante rispetto alla ricompensa, automaticamente la scelta potrebbe diventare impossibile.
Viviamo in un mondo in cui la possibilità di scelta è praticamente infinita e questo può indurci in un costante stato di insoddisfazione, o almeno è ciò che sostiene lo psicologo Barry Schwartz.
Siamo talmente bombardati di scelte, che sia l’auto da acquistare o il tipo di condimento da scegliere per la propria insulta, che il nostro enorme investimento energetico non ci rende più propensi al fare, come se rimanessimo costantemente in stato di freezing, paralizzati di fronte alle scelte possibili.
La soddisfazione è inversamente proporzionale alle possibilità di scelta. Infatti, l’essere umano tende a rimuginare su come sarebbe andata se avesse scelto una delle altre opzioni. Questo rimuginare rimane contenuto quando le opzioni sono ridotte, al loro aumentare aumentano anche gli “e se” e questo compromette del tutto la possibilità di sentirsi soddisfatti per la scelta fatta.
Nessuno di noi è abituato a considerare la libertà di scelta come qualcosa di negativo, ma dopo quanto visto fin ad ora siamo sicuri che abbia perso un po’ della sua luce ai vostri occhi e vi abbia risvegliato ricordi di scelte impossibili che avreste preferito delegare.
Il lato oscuro della libertà di scelta in passato era già stato messo in luce in filosofia, per l’esattezza dall’esistenzialista Jean-Paul Sartre che vedeva nella libertà di scelta una vera e propria condanna per l’uomo.
Per Sartre, l’uomo è condannato ad essere libero e a convivere con la responsabilità delle sue scelte, come se l’uomo venisse definito dalle sue decisioni.
Esistere per il filosofo, consiste nel continuare a prendere decisioni che ci autodefiniscono e che definiscono il mondo in cui viviamo. Tanto che ogni avvenimento nel mondo, altro non è che una conseguenza delle nostre decisioni e quindi portiamo sulle nostre spalle il peso del mondo.
“Così, totalmente libero, indistinguibile dal periodo di cui io ho scelto di essere il senso, profondamente responsabile della guerra come se l’avessi dichiarata io stesso, non potendo affatto vivere senza integrarla nella mia situazione, senza impegnarmi completamente e segnarla con il mio sigillo, io debbo essere senza rimorsi e rimpianti come sono senza scusa, perché, dal momento del mio sbocciare all’essere, io porto il peso del mondo tutto da solo, senza che niente o nessuno possa alleggerirlo.”
Ora sapete cosa accade nella vostra mente ogni volta che dovete scegliere e siete liberi di decidere da che punto di vista osservare il vostro libero arbitrio, ovvero se vederlo come la libertà a cui non rinuncereste mai o una condanna, come sostiene Sartre, a fare costantemente i conti con le conseguenze di ogni scelta presa.
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