Vi è mai capitato di avere la sensazione che i vostri pensieri fossero densi come nebbia e difficili gestire? Ecco cosa vuol dire
La nebbia cognitiva è una condizione che può andare ad intaccare il normale funzionamento della nostra mente.
Si tratta di una conseguenza o sintomo caratteristico di alcune malattie come la depressione. In questo caso, i pensieri si presentano nella mente in modo rallentato ed è come se ristagnassero, rendendo impossibile a chi ne soffre, di vedere oltre questa densa cortina di nebbia. Così ogni colore si perde e la persona comincia a non vedere più gli aspetti positivi della vita.
Ma scopriamo più nel concreto che cosa si intende per nebbia cognitiva, anche detta brain fog.
La nebbia cognitiva una condizione di confusione mentale in cui i pensieri si fanno offuscati e lenti nella mente, rallentando la capacità cognitiva in generale e quella attentiva, come se improvvisamente nel cervello non ci fosse più posto per fare entrare altro ma solo per questo lento espandersi di pensieri nebulosi e raffermi.
La nebbia cognitiva provoca un senso di stanchezza, e difficoltà a gestire compiti di vita quotidiana, in quanto è come se le risorse mentali venissero meno a causa di questa nebbia invadente, che non consente di concentrarsi sul lavoro o su qualsiasi altra cosa. Chi ne soffre tende a dimenticare dove ha lasciato gli oggetti o ripetere cose già dette, perché la nebbia va ad intaccare anche la memoria.
La brain fog, come abbiamo detto, coinvolge diversi aspetti della nostra mente, tra cui quello cognitivo, attentivo e mnemonico. Ma vediamo quali sono i sintomi che possono fungere da campanello d’allarme:
Se quesi sintomi si manifestano per un periodo prolungato, è bene non prendere sottogamba il problema. Soprattuto considerato che il senso di annebbiamento può a sua volta essere un stimolo di altri disturbi psicologici complessi, come appunto la depressione.
Se state passando un periodo stressante o dormite poche ore a notte, le vostre abilità cognitive potrebbero risentirne e risultare quindi offuscate e rallentate. Inoltre, la brain fog può manifestarsi anche come effetto collaterale di alcuni farmaci, come ad esempio quelli chemioterapici.
La fibriomalgia, la sclerosi multipla, il lupus e altre patologie, possono avere come effetto collaterale la nebbia cognitiva, come anche depressione e disturbo d’ansia generalizzato. Per questo motivo vi consigliamo di non prendere sotto gamba il disturbo, di non etichettarlo come semplice stress, ma di rivolgervi ad uno specialista per fare un po’ di luce all’interno di questa fitta nebbia.
Secondo alcune testimonianze recenti, il COVID-19 e tutto il complicato periodo del lockdown, hanno avuto degli effetti collaterali a livello psicologico sulle persone, e la nebbia cognitiva ne è un esempio.
Quello che viene definito long-Covid può comprendere anche uno stato di confusione mentale protratto nel tempo, che ha avuto origine durante la pandemia e non accenna ad abbandonare chi ne risente.
Secondo uno studio condotto dal King’s College di Londra, soffrire di long-Covid, quindi di questi strascichi post pandemia, equivale ad aver subito un invecchiamento di 10 anni in un colpo solo a livello psicologico.
Questo tipo di disturbo si può curare andando a modificare le proprie abitudini di vita e lavorando su sé stessi attraverso un percorso di terapia.
Dormire più ore a notte e cercare di ridurre le possibili fonti di stress sono sicuramente due ottimi punti d’inizio per cercare di uscire da questa nebbia di pensieri.
A livello psicologico sembra dare ottimi risultati anche ricorrere alla Mindfulness, ovvero un protocollo psicologico basato sulla tecnica meditativa.
Tutti, in qualche modo, finiamo per rimanere intrappolati all’interno dei nostri pensieri prima o poi. L’importante è ascoltarsi, capire che qualcosa che non va e cercare piano piano di uscire dalla loro trappola, senza mai vergognarsi di chiedere aiuto.
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