Il cane è il migliore amico dell’uomo, ma è anche intelligente? Ecco in che modo ragiona e come è organizzata la sua mente
I cani sono animali meravigliosamente empatici, che entrano a fare parte della famiglia come dei veri e propri figli e fratelli di cui non si vorrebbe mai fare a meno.
In più di un ambito il cane ha dimostrato e continua a dimostrare abilità sorprendenti, basti pensare ai cani da soccorso che salvano la vita a centinaia di persone ogni anno, o ai cani guida che consentono alle persone non vedenti di condurre una vita il più possibile normale e di spostarsi in sicurezza anche in strada. Insomma, non serve questo articolo per avere una prova effettiva della capacità di apprendere dei cani né tantomeno per sottolineare quanto siano degli animali straordinariamente abili a prendersi cura dei loro padroni.
La scienza, però, ha fatto dei passi avanti importanti nello spiegare l’effettivo funzionamento dell’intelligenza del cane e questo articolo verterà proprio su questo aspetto, andando ad approfondire su cosa si basa l’intelligenza generale canina.
Esistono moltissime tipologie di intelligenza e parlarne al singolare è riduttivo. L’intelligenza può essere emotiva o può essere collegata ad abilità apprese o conoscenze immagazzinate; il problem solving e la logica, sono a loro volta ulteriori tipologie di intelligenza. Insomma, piuttosto che dire intelligenza dovremmo sempre specificare di che tipo di intelligenza stiamo parlando.
Concretamente, le tipologie di intelligenza nell’uomo sono almeno 8:
Per quanto riguarda gli animali, più specificatamente i cani, l’intelligenza si suddivide in:
La maggior parte della ricerca definisce l’intelligenza nei cani come la capacità di imparare e risolvere i problemi, nonché di obbedire ai comandi. Ad oggi, si sta cercando di indagare maggiormente sulle loro abilità sociali, ovvero nella loro capacità di relazionarsi con i loro simili e con gli esseri umani. Un tipo di intelligenza più simile a quella emotiva dell’uomo.
Ma, ora che abbiamo visto tutte queste suddivisioni valide per essere umano e cane, sorge spontaneo chiedersi: “Esiste un fattore unico per misurare l’intelligenza?”
Secondo Charles Spearman sì, e lo ha chiamato G. Secondo la sua teoria, chi ottiene dei punteggi alti ad alcune tipologie di test, c’è un gran numero di probabilità che otterrà punteggi alti anche in tipologie di test differenti: ad esempio, essere bravi a scacchi (abilità mentale), implica essere bravi anche a svolgere cruciverba (abilità cognitiva).
Questo fattore G esiste anche nei cani? Scopriamolo.
Zsófia Bognár, etologa della Eötvös Loránd University, insieme ad un gruppo di riceratori, ha condotto uno studio per verificare se nel cane esistesse o meno un fattore G.
I protagonisti sono stati 129 cani che vivevano in famiglia, di età compresa tra i 3 e i 15 anni. Lo studio a lungo termine ha previsto sette test, ripetuti più volte in un arco temporale di due anni e mezzo, per verificare se i risultati cambiavano o meno in base all’età degli animali.
I dati elaborati sono stati moltissimi, ma l’aspetto più rilevante che questo studio ha permesso di mettere in luce è una connessione particolare. Ovvero i ricercatori hanno individuato due macro-gruppi cognitivi che dialogano tra loro e definiscono l’intelligenza generale del cane:
Pare che il fattore G nel cane sia la correlazione di questi due macro-gruppi cognitivi: cani con migliori capacità di problem solving dimostrano una spiccata abilità nell’imparare compiti più rapidamente.
Questa classifica si basa su risultati generali e su test effettuati solo su alcuni esemplari di ogni razza, perciò indicano solo una percentuale statistica e non un dato certo. Ogni cane, proprio come ogni persona, è a sé stante e può presentare livelli di intelligenza (o di fattore G), propri.
In ogni caso, ecco la classifica redatta dall’ American Kennel Club:
Un aspetto importante da tenere sempre a mente è che l’ambiente gioca un ruolo essenziale. Un cane cresciuto in un ambiente stimolante, che lo ha portato a dover memorizzare molto e a risolvere costantemente problematiche complesse, mostrerà dei livelli più alti di intelligenza rispetto a un cane che ha passato gran parte della sua vita sul divano. Questo perché, come avviene anche nell’essere umano, più il cervello viene stimolato, più si mantiene attivo e performante.
In conclusione, i cani sono animali intelligenti e la scienza negli ultimi 10 anni ha fatto passi da gigante per indagare cosa avvenga a tutti gli effetti nella mente di questi animali meravigliosi. Non ci resta che aspettare e scoprire quanto ancora riusciremo a conoscere della loro realtà cognitiva.
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