In cosa consiste la sindrome della brava bambina e perché può portare a conseguenze negative per chi ne soffre
Fin dall’infanzia, veniamo tutti indirizzati verso quelli che sono dei modelli comportamentali condivisi, che ci vengono insegnati con l’educazione. Fino a qui non sembra esserci nulla di disfunzionale: l’educazione che ci insegnano i nostri genitori è importante perché determinerà le persone che diventeremo in futuro.
Ma può diventare un problema quando fin dall’età infantile ci vengono cuciti addosso dei modelli comportamentali disfunzionali, che andiamo ad assorbire e che, con il tempo, possono andare a rappresentare un ostacolo per la nostra felicità.
Oggi, vogliamo parlarvi della sindrome della brava bambina, ovvero un modello comportamentale che viene insegnato alle bambine fin da piccole, legato al ruolo stereotipato della donna all’interno della società.
“Fai la brava”, “Non dire parolacce”, “Non si addice ad una signorina”, “Aiuta in casa”, tutte queste raccomandazioni rientrano nella sindrome di cui vogliamo parlarvi oggi.
Lo stereotipo legato al genere femminile, implica che la donna debba sempre essere servizievole, gentile e responsabile. Tutto questo, se interiorizzato, va ad influire negativamente sulle bambine e successivamente sulle donne che diventeranno, infatti chi ne soffre comincerà a sentirsi appesantita e incapace di pensare con la propria testa.
La sindrome della brava bambina si manifesta con comportamenti accondiscendenti, con il dire sempre sì, e con la continua preoccupazione per lo stato emotivo degli altri, anche a discapito del proprio. Inoltre, può portare all’autocensura: chi soffre di questa sindrome tenderà a non esprimere mai la propria opinione, temendo che questa possa non essere condivisa dagli altri.
Le emozioni correlate a questo modello comportamentale appreso sono: ansia, sensi di colpa, inadeguatezza, frustrazione, insicurezza, deficit emozionale: le emozioni considerate negative agli occhi degli altri vengono represse, quindi “è vietato” mostrare rabbia, frustrazione o paura, perché questo potrebbe urtare la sensibilità di chi sta attorno alla “brava bambina”.
Il concetto di “brava bambina” è un grosso problema della nostra società e ha origini molto antiche. Il fatto che una donna debba per forza rispettare determinate caratteristiche comportamentali, va a limitare la sua libertà, va a farla sentire in dovere di rispettare per forza le aspettative altrui e a dover scegliere cosa fare della sua vita tenendo in considerazione quelle aspettative.
Le donne che soffrono della sindrome della brava bambina tendono ad avere un’eccessiva considerazione del pensiero degli altri, come se gli altri diventassero dei giudici autorevoli della loro vita: “Se mi ha detto che sono esagerata, probabilmente ha ragione”.
In poche parole, il giudizio degli altri diventa talmente rilevante, da condizionare scelte di vita anche importanti, come il dover rinunciare ad una posizione lavorativa e “pensare di più alla famiglia”, o il doversi sacrificare per il bene del proprio compagno se la situazione lo richiede.
Nella maggior parte dei casi, questo modello comportamentale viene appreso e interiorizzato in età infantile, quando siamo tutti più sensibili e influenzabili.
Bisogna sottolineare che non viene appreso solo in base a raccomandazioni o divieti ma anche attraverso l’emulazione. In famiglie in cui la madre tende a mettersi sempre all’ultimo posto, a pensare sempre prima al bene degli altri membri della famiglia rispetto che al suo, le figlie femmine tenderanno ed emulare il comportamento della madre e a fare porprio il suo modo di comportarsi.
L’educazione emotiva legata al ruolo di genere si riscontra anche nel tipo di giocattoli che vengono comprati alle bambine rispetto che ai maschietti. Per farvi degli esempi concreti: alle bambine si regalano bambolotti di cui devono prenderci cura e delle piccole cucine giocattolo in cui possono fingere di cucinare per tutti quanti i loro pupazzi. Apparentemente sembra non esserci nulla di male, ma anche in queste sottigliezze si nasconde lo stereotipo di genere che comincia ad essere interiorizzato dalle bambine addirittura nel momento del gioco.
Come ogni problematica legata alla sfera psicologica, il primo importantissimo passo è quello di diventare consapevoli del problema e degli effetti negativi che sta avendo su di noi.
In questo caso, il non sentirsi mai libere di esprimere le proprie emozioni o di mettersi al primo posto ogni tanto, e vivere con un enorme senso di colpa anche solo il ritagliarsi del tempo per sé stesse, sono dei campanelli d’allarme che devono fare riflettere e chiedere aiuto: tutti noi abbiamo pari diritti di vivere il nostro ventaglio di emozioni, di esternarle, di comportarci in maniera che gli altri possono anche non capire o malgiudicare, tutto questo non dovrebbe mai essere legato al genere di appartenenza, all’età o al ruolo sociale.
Il secondo passo consiste nell’interiorizzare un nuovo modello comportamentale che vada a sradicare quello appreso da piccole. Inizialmente potrebbe essere complicato, e richiederà lo sforzo di compiere piccoli gesti come ritagliarsi una giornata solo per sé stesse, imparare a dire di no, lasciarsi andare ad esternazioni di rabbia o dire la propria ad alta voce invece che soffocare il proprio parere.
Successivamente, bisogna imparare ad accettare il giudizio negativo delle persone e cercare di fare in modo che non influenzi più il proprio modo di comportarsi: solo così si può uscire dalla gabbia della “brava bambina”, scucirsi via questo ruolo di dosso e cominciare a vivere liberamente la propria vita. Capire che chi ci vuole bene sosterrà le nostre scelte di vita invece di giudicarle e che non è da egoisti scrivere il proprio futuro con le parole che piacciono a noi e non agli altri, è di vitale importanza per recuperare autostima e il senso di auto efficacia.
Per prevenire il problema, però, è necessario che ci sia un cambiamento importante nella società in cui viviamo, un cambiamento che è già in atto da anni ma che non ha ancora avuto un’ accelerata decisiva, ovvero un’ educazione che insegni ai bambini che non esistono distinzioni tra maschio e femmina, che una bambina può decidere di giocare a calcio o giocare con le macchinine invece che dare il latte ai bambolotti e fare danza.
Solo insegniamo ai bambini che lo stereotipo di genere non esiste, cresceremo degli individui liberi, coraggiosi, in grado di esprimere le loro emozioni senza paura del giudizio degli altri. L’alternativa, invece, è continuare a dare in pasto bambine di ogni età al buco nero della società attuale, che oggettivizza la donna e la relega in una gabbia sociale da cui dovrà lottare tutta la vita per riuscire ad uscire.
A questo proposito, per capire quali possono essere le conseguenze deleterie del proseguire verso la strada sbagliata della “brava bambina”, vi consigliamo di leggere: Solo per sempre tua di Louise O’Neill, che forse vi farà capire quanto sia profondo il baratro che ci aspetta se non cambiamo il modo in cui la società continua a vedere e giudicare le donne fin da piccole. Ecco una frase rappresentativa della protagonista del libro:
«Sono pronta a non sentire niente per sempre.»
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