Il cane è il migliore amico dell’uomo ma forse non sapevi che anche lui può mentire come noi, ecco in che modo ci riesce
Mentire implica dei meccanismi mentali abbastanza sofisticati: significa conoscere il vero e nasconderlo con convinzione, in modo tale che gli altri non lo vedano.
I cani sono animali estremamente intelligenti, ma sono davvero in grado di mettere in pratica un simile comportamento? Ma soprattutto, considerato che le bugie sono principalmente collegate alla parola, come è possibile che i cani riescano a dire bugie se non parlano?
Partiamo ad osservare il genere animale prima di approfondire il caso specifico del cane.
Molti animali arrivano a fingersi morti per sopravvivere all’attacco di predatori, in modo talmente convincente da riuscire, in molti casi, a salvarsi.
I corvi sono animali che riescono a mettere in pratica strategie davvero stupefacenti, infatti se si sentono osservati mentre nascondono il cibo, fingono di lasciarlo in punto mentre in realtà è solo una finta: il vero nascondiglio è un altro e stanno solo cercando di depistare chi li sta spiando.
Entrambi questi fenomeni sottendono un principio chiave che è quello della prospettiva altrui: per poter mentire o fingere, occorre mettersi nei panni dell’altro e provare ad immaginare come ai suoi occhi può apparire il tuo comportamento. Riconoscere quindi che l’altro animale abbia capacità di pensiero e di giudizio.
Questa abilità cognitiva prende il nome di “teoria della mente”: la capacità di attribuire degli stati mentali a noi stessi e agli altri.
Il cane può, a tutti gli effetti ingannare, non lo fa a parole ma usa comunque la voce, infatti il ruolo principale nelle sue bugie lo ha il ringhio.
Ma partiamo dall’inizio smascherando i loro piccoli inganni.
Avete mai notato che alcuni cani fingono di zoppicare davanti al padrone per intenerirlo, mentre in realtà non hanno davvero male alla zampa? O ancora, vi siete mai accorti che il vostro cane può fingere di annusare l’aria o prestare particolare attenzione a qualcosa solo per distrarvi e prendere così del cibo di soppiatto?
Queste strategie “ingannevoli” sono un esempio concreto di teoria della mente applicata nel cane, e quindi anche dell’effettiva capacità del cane di ingannare e mentire.
Bisogna tenere presente che i cani sono animali che hanno passato migliaia di anni in compagnia dell’essere umano e che sono animali sociali, che tendono a riprodurre atteggiamenti del branco perché è una caratteristica adattiva, ecco quindi che il cane tende ad emulare atteggiamenti umani, tra cui alcune strategie come questa.
Ma torniamo al ringhio e scopriamo perché ha un ruolo chiave nelle bugie dei cani.
Se ascoltate un cane ringhiare ad occhi chiusi, senza sapere che tipo di cane ha ringhiato, potete farvi un’idea della dimensione del cane.
Ad esempio, il ringhio di un Chihuahua non sarà mai neanche lontanamente paragonabile al ringhio di un Pittbull. Ma se vi dicessimo che aprendo gli occhi potreste rimanere stupiti?
Secondo degli studi recenti, quando un cane si sente in pericolo, riesce ad alterare la qualità acustica del ringhio per sembrare più grande e minaccioso, e veicolare un messaggio ingannevole attraverso il ringhio.
Un team di ricercatori guidati da Péter Pongrácz all’Università Eötvös Loránd di Budapest, proprio quest’anno, hanno deciso di indagare la comunicazione del cane attraverso il “ringhiare” basandosi su tre assunti fondamentali che costituiscono il ringhio, ovvero:
La ricerca ha dimostrato che la minacciosità del ringhio dipende principalmente da pitch e durata, ovvero un cane apparirà più minaccioso se ringhierà a frequenze basse e per un periodo di tempo più lungo.
Ma considerato che questi aspetti dipendono dalla dimensione della laringe, come fa il cane a riprodurre un suono fuori dalla sua portata? I ricercatori hanno provato a trovare una spiegazione.
Péter Pongrácz e colleghi si sono chiesti come cani di piccole dimensioni potessero risucire a riprodurre suoni profondi e prolungati alla stregua di cani più grossi, pur avendo laringi di dimensioni decisamente diverse. I ricercatori hanno scoperto che più uno stimolo esterno viene percepito minaccioso dal cane, più il ringhio si abbasserà di tono e sarà più prolungato.
Lo studio ha previsto la partecipazione di 311 persone, che hanno ascoltato delle registrazioni di ringhi di cane proposti a coppia, ovvero ogni cane veniva registrato mentre ringhiava a stimoli minacciosi e mentre ringhiava a stimoli potenzialmente meno pericolosi.
Quando gli ascoltatori umani hanno udito il ringhio prodotto da cani di piccola taglia in situazioni di pericolo non sono stati in grado di distinguerli da ringhi di cani di dimensioni più grandi e questo risultato ha dimostrato come effettivamente il ringhio del cane possa trarre in inganno l’ascoltatore, che viene spinto a credere che il ringhio appartenga ad un cane più grosso anche se non è così.
La capacità di modulare il ringhio non è un’imitazione, ma una vera e propria reazione fisiologica che altera il suono del ringhio del cane in determinate situazioni per consentire di intimorire possibili predatori.
Diverso invece è il mimetismo degli uccelli, che invece imparano a imitare i richiami vocali emessi da predatori più grandi per salvarsi in caso di necessità e spaventare i nemici. Ad esempio, la civetta riesce ad imitare il sibilo dei Crotali, pericolosi serpenti a sonagli, per tenere lontani i predatori dal suo nido.
Lo studio ha permesso di avere una prova tangibile di come i cani possano, a tutti gli effetti, ingannare gli ascoltatori umani, mentendo rispetto alle loro dimensioni reali.
Il ringhio funge da avvisaglia ed è una capacità adattiva che permette al cane di non dover ricorrere all’attacco immediatamente ma di “avvisare” il predatore di tenersi alla larga. Riuscire ad alterare i parametri acustici del ringhio risulta quindi il miglior modo per scongiurare l’eventualità di uno scontro, inducendo così il “nemico” ad andarsene spaventato prima ancora di accorgersi che il cane in questione, in realtà, è un piccoletto dai toni gravi.
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