La rabbia è un’emozione intensa, che coinvolge tutto il nostro corpo. Ecco in cosa consiste e perché è importante per l’uomo
La rabbia è una delle emozioni di base, ovvero quelle che la selezione ha ritenuto talmente importanti da premiare durante la nostra evoluzione.
Si tratta, quindi, di un’emozione che appartiene ad ogni singolo individuo sul pianeta Terra e che ci accomuna anche con gli animali.
Ma cosa succede nella nostra mente, e di conseguenza nel nostro corpo, quando ci arrabbiamo? Che motivazione adattiva si nasconde dietro a un’emozione così potente?
Come abbiamo visto la rabbia è un’emozione, ma la sua valenza è negativa e si può manifestare in modi molto diversi che variano di persona in persona.
Ecco una definizione di rabbia piuttosto autorevole, che risale al 2007:
Uno stato emotivo sperimentato a livello soggettivo con un’elevata attivazione del sistema simpatico autonomo. È inizialmente suscitata dalla percezione di una minaccia, anche se può persistere dopo che la minaccia è passata. La rabbia è associata a cognizioni e pensieri di attribuzione e di valutazione che sottolineano le malefatte degli altri e motivano una risposta di antagonismo per contrastare, scacciare, ritorcere contro, o attaccare la fonte della minaccia percepita. La rabbia è comunicata attraverso la mimica facciale o posturale o inflessioni vocali, verbalizzazioni avverse e comportamento aggressivo
-DiGiuseppe e Tafrate
In poche parole, il nostro cervello reagisce in modo brusco nei confronti di uno stimolo esterno percepito come minaccia, che si tratti di una persona, di una frase infelice, di un comportamento che ci manda su tutte le furie.
Bisogna precisare, però, che rabbia e aggressività non sono la stessa cosa, l’aggressività è solo un tipo di manifestazione comportamentale della rabbia, che spesso invece può venire repressa, accumulata o sfogata in altro modo, ad esempio, con il pianto.
La rabbia è un’emozione composta da più parti che possiamo identificare in:
Tutte queste componenti sono soggettive, infatti ognuno di noi ha i propri pensieri, la propria consapevolezza e anche il modo di agire può essere del tutto diverso e dipende molto dall’indole e dalla capcità di autocontrollo che possono avere le persone.
Frasi come: “Non ci vedevo più dalla rabbia”, oppure “Ho fato quello che ho fatto in preda alla rabbia, non volevo” possono sussistere? È vero che in alcuni soggetti la rabbia può diventare talmente tanto totalizzante da indurre chi la prova a commettere addirittura crimini e violenza? Per capirlo dobbiamo addentrarci nel cervello umano.
Grazie alla tecnica fMRI, ovvero la Risonanza Magnetica Funzionale, è possibile indagare quali aree del cervello vengono attivate in tempo reale in relazione ad uno o più stimoli. Alcuni studi hanno dimostarto che la rabbia fa “accendere” l’amigdala e la corteccia frontale.
L’amigdala è l’aria che si occupa di processare gli stimoli paurosi, mentre la corteccia frontale di solito è l’aria adibita al controllo del comportamento, queste due aree per natura dovrebbero comunicare, anche se la connessione tra le due varia molto da persona a persona.
In alcuni casi, però, vuoi per una lesione o per un disturbo, può capitare che queste due aree non siano più in collegamento e non dialoghino più. Di conseguenza, il cervello non riesce a controllare il comportamento e quindi a contenere la rabbia. Questo avviene in soggetti che soffrono di PTSD o anche in chi soffre di depressione maggiore.
Come abbiamo visto, vi è un’attivazione generale associata alla presenza di uno stimolo potenzialmente pericoloso a cui reagiamo nella solita modalità fight or flight, anche se nella maggior parte dei casi la rabbia provoca un fight, soprattutto nei maschi in cui i livelli di testosterone più alti li rendono particolarmente predisposti all “attacco”.
Ma ci teniamo a sottolineare che non vale per tutti e che dipende molto da fattori caratteriali, dalla sfera emotiva, dal momento e da moltissime altre variabili.
In poche parole, ecco cosa succede a livello fisiologico al nostro corpo quando ci arrabbiamo:
Nel mondo animale, ma in realtà vale anche per l’uomo, quando uno stimolo negativo attira la nostra attenzione, può essere che inizialmente siamo portati a fuggire e allontanarci, e ad innescare una lotta fisica o uno scontro verbale solo se ci viene tolta la possibilità di fuga. In poche parole, solo se veniamo messi alle strette e pensiamo di non avere altra scelta. Ma questo dipende dal tipo di reazione e autocontrollo individuali.
La rabbia è un’emozione utile, che ci ha consentito di sopravvivere per migliaia di anni. Infatti, ci permette di difenderci e reagire se qualcosa ci minaccia, ci attiva in modo tale da essere in grado di tirare fuori forza determinazione e coraggio che non pensavamo di avere e quindi ci aiuta letteralmente a sopravvivere.
Ma la rabbia non è sempre positiva, infatti può anche diventare patologica.
Questo tipo di rabbia è un problema perché crea sofferenza in chi la prova e può avere ripercussioni negative anche su chi gli sta attorno.
Una persona che non riesce a controllare la rabbia tenderà a compiere azioni dannose verso sé stesso o le persone che gli sono vicine, e il suo stato emotivo sarà un pendolo tra rabbia e vergogna. Ma per fortuna l’autocontrollo può essere allenato.
Secondo uno studio condotto da Baumeister l’autocontrollo è molto simile ad un muscolo: più lo alleni, meglio funzionerà, e questo non vale solo nella rabbia ma nel controllare qualsiasi tipo di azione.
Nel suo studio i volontari dovevano sforzarsi a modificare il loro comportamento per 15 giorni: alcuni dovevano cercare di modificare il loro modo di parlare, altri dovevano mantenere una certa postura da in piedi o seduti.Dopo due settimane il loro autocontrollo risultava migliorato.
Quando però le risorse mentali sono scarse, è più difficile contenere la rabbia. Questo vuol dire che se ci concentriamo e analizziamo la situazione in modo razionale riusciamo a controllarci, in situazioni di pericolo e particolarmente attivanti, l’autocontrollo può venire meno anche se siamo abituati ad allenarlo con costanza.
La terapia congnitivo-comportamentale (CBT) può essere una buona soluzione, ma anche mettere in atto delle tecniche di rilassamento può aiutare chi soffre di attacchi di rabbia a mantenere la calma anche sotto stress.
Fare esercizio fisico, inoltre, aiuta a ridurre i livelli di stress e a “scaricare la tesnione” accumulata prima che sfoci in comportamenti distruttivi, soprattutto imparare un’arte marziale o praticare boxe aiuta a incanalare nel modo corretto la propria rabbia, ma non con l’intento di ferire l’altro, infatti durante gli incontri deve sempre esserci rispetto per l’avversario.
Ultimo ma non meno importante metodo per controllare la rabbia è piangere: lasciarsi andare ad un bel pianto liberatorio può essere un’alternativa invece che reprimerlo. La pupilla si dilata, e rilascia cortisolo insieme alle lacrime, aiutandoci a liberarci di un po’ di stress.
Secondo William H. Frey piangere aiuta a:
In conclusione, la rabbia come qualsiasi altra emozione, può essere gestita e indirizzata, quando questa possibilità viene meno a causa di un disturbo psicologico o un malessere, è bene chiedere aiuto prima che questa cominci a divorare lentamente dall’interno chi ne soffre, isolandolo dalle persone che ama.
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