Che cos’è la paralisi del sonno? Perché questa condizione medica può creare un certo disagio? È possibile trattarla? Vediamo quali sono le risposte a tutte queste domande
La paralisi del sonno è un disturbo del sonno caratterizzato da una temporanea incapacità di muoversi o parlare durante il risveglio o il sopraggiungere del sonno.
Approfondiamo la conoscenza di questo disturbo e proviamo a capire quali sono le cause scatenanti, ma anche i possibili rimedi.
Come anticipato, la paralisi del sonno si verifica quando una persona, al risveglio o mentre si sta addormentando, si trova in uno stato di coscienza, ma è incapace di muovere qualsiasi parte del corpo.
È per questo che chi soffre di tale patologia non riesce né a parlare né a muovere braccia, gambe, testa o collo.
Questo fenomeno è considerato normale durante la fase del sonno REM, in cui, nonostante si verifichi un’intensa attività mentale che ci porta a sognare, i muscoli sono paralizzati, eccetto quelli degli occhi.
La stessa identica condizione diventa però, ovviamente, un disturbo quando si verifica mentre si è svegli.
Secondo diverse ricerche, la paralisi del sonno colpisce circa il 7,6% della popolazione nei Paesi industrializzati, generando sentimenti di ansia e paura sia nella persona colpita che in chi si trova al suo fianco in quel preciso momento.
L’età tende a essere un fattore significativo, con un picco di incidenza tra gli adolescenti e gli adulti giovani, in particolare tra i 25 ei 44 anni.
È interessante notare che il 36% dei soggetti colpiti rientra proprio in questa fascia d’età (non vi è distinzione di genere, poiché sia donne che uomini possono essere soggetti a questo fenomeno).
Sebbene non comporti ripercussioni significative a livello fisico, questa condizione può però suscitare preoccupazioni riguardo alla sua ricorrenza e alla possibile correlazione con altre condizioni mediche.
Gli episodi possono durare da pochi secondi a qualche minuto e solitamente si risolvono spontaneamente (la maggior parte di coloro che ne sono colpiti sperimenta episodi sporadici, talvolta unici nel corso della vita).
Durante la paralisi, è comune sperimentare anche delle allucinazioni visive, come la percezione di presenze spaventose, sensazioni di soffocamento, paura e ansia.
Per alcuni individui, questo fenomeno può diventare un’esperienza frequente, che potrebbe necessitare di ulteriori indagini sulla salute generale e sulle abitudini quotidiane e notturne per quanto riguarda il dormire.
È importante notare che la paralisi del sonno può essere associata anche a disturbi come la narcolessia, caratterizzata da improvvisi attacchi di sonnolenza, o a una qualità insufficiente di sonno (approssimativamente il 30-50% delle persone affette da narcolessia manifesta anche episodi di paralisi del sonno).
Purtroppo, le cause alla base della paralisi del sonno non sono ancora state completamente comprese, ma diverse teorie suggeriscono come diversi fattori di rischio possano contribuire al suo sviluppo.
Alcuni di questi sono: disturbi d’ansia, qualità o quantità del sonno compromessa, utilizzo di alcol, farmaci o altre sostanze che influenzano la proporzione tra sonno NREM e REM, eventi traumatici o stressanti.
La paralisi può essere quindi un segnale di diversi stati, inclusa la privazione cronica del sonno, disturbi ansioso-depressivi, attacchi di panico e narcolessia (quando non è associata alla narcolessia, viene definita paralisi del sonno isolata).
Un episodio di paralisi del sonno, come abbiamo visto, si risolve spesso spontaneamente, ma può anche essere interrotto da uno stimolo esterno, come un rumore o il tocco del partner presente nel letto.
Passando alla diagnosi, questo disturbo viene principalmente diagnosticato attraverso l’anamnesi, ovvero un’indagine dettagliata condotta dal medico e che mira a raccogliere tutte le informazioni pertinenti ai sintomi presentati dal paziente.
Durante l’anamnesi, il medico pone quindi una serie di domande cruciali al paziente, utili a indagare diversi aspetti, quali:
Proprio questi ultimi due aspetti, la cataplessia e il comportamento automatico, rivestono particolare importanza per la diagnosi, poiché la loro presenza potrebbe indicare una condizione più grave: la narcolessia.
In questo caso, la situazione richiede un trattamento immediato e adeguato, considerando i potenziali rischi associati, come, per esempio, la guida di un veicolo o l’esecuzione di lavori pericolosi da parte di un paziente narcolettico.
La paralisi del sonno isolata, invece, come già menzionato, tende a risolversi spontaneamente e non influisce sulle attività diurne di chi ne soffre.
Tuttavia, chi ne è colpito per la prima volta può sperimentare sensazioni di angoscia, paura e ansia.
Dal momento che la paralisi del sonno è spesso legata alla privazione cronica dello stesso e a irregolarità nei ritmi sonno-veglia, è fondamentale adottare una corretta igiene del sonno e mantenere ritmi regolari.
Può essere utile evitare il decubito supino durante il sonno, poiché la paralisi si verifica più spesso in questa posizione.
Nella paralisi del sonno isolata, il ricorso alla terapia farmacologica è raro, ma, quando tale condizione è associata alla narcolessia, possono essere prescritti antidepressivi per ridurre il numero degli episodi di paralisi del sonno.
La terapia farmacologica è quindi riservata ai casi più gravi e cronici, in cui si manifestano frequenti episodi di paralisi del sonno (gli antidepressivi triciclici come la clomipramina possono essere prescritti da un medico per ridurre l’intensità della paralisi e migliorare la qualità del sonno REM).
La terapia cognitivo-comportamentale è poi un ulteriore trattamento.
Per favorire un sonno riposante, invece, può essere sufficiente seguire alcuni consigli.
Già il solo mettere in pratica questi accorgimenti potrebbe portare enormi benefici.
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