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Disturbo dissociativo d’identità, come vive chi ha una personalità multipla

Con quali difficoltà è costretto a confrontarsi chi soffre del disturbo dissociativo d’identità e come viene influenzata la sua vita? Capiamo meglio che cosa caratterizza questa condizione e come curarla

Spesso si sente parlare di persone con la doppia personalità, le quali passano da uno stato d’animo all’altro quasi all’improvviso, come se a gestire le loro emozioni fossero due identità distinte.

È ciò che accade in chi soffre del disturbo dissociativo d’identità, una condizione psicologica che oggi proveremo a conoscere meglio.

Che cos’è il disturbo dissociativo d’identità e cosa lo caratterizza

Il disturbo dissociativo d’identità, precedentemente conosciuto anche come disturbo di personalità multipla, è un disturbo psicologico caratterizzato dalla presenza di almeno due identità distinte, chiamate anche alterazioni dell’io o dell’identità, che si alternano nel controllo della persona.

Il disturbo dissociativo d’identità era precedentemente noto come disturbo della personalità multipla | Immagine Unsplash @Iulia Mihailov – Mentiscura.com

Questo disturbo comporta la perdita di memoria per eventi quotidiani, informazioni personali rilevanti ed esperienze traumatiche o stressanti, che normalmente non verrebbero dimenticate.

Le persone affette da tale disturbo possono quindi manifestare cambiamenti improvvisi e intrusivi nel linguaggio, nell’affettività e nel comportamento.

La diagnosi si basa principalmente sulla storia clinica del paziente, talvolta supportata da tecniche come l’ipnosi o colloqui.

Il trattamento solitamente implica psicoterapia a lungo termine, talvolta integrata con farmaci per trattare eventuali disturbi concomitanti come ansia e depressione.

La causa principale, invece, è generalmente un trauma infantile di un certo rilievo.

Le diverse identità possono essere più o meno evidenti e tendono a emergere maggiormente durante periodi di intenso stress.

La frammentazione dell’identità spesso porta a una forma di amnesia asimmetrica, in cui una personalità può restare inconsapevole degli eventi vissuti da altre identità.

Ciò però non accade sempre. Alcune identità possono, infatti, essere consapevoli delle altre e interagire con loro all’interno di un complesso micromondo interiore.

In uno studio condotto negli Stati Uniti d’America, è stata stimata una prevalenza annuale del disturbo dissociativo dell’identità intorno all’1,5%, con uomini e donne colpiti in modo più o meno uguale.

Parliamo di un disturbo che può manifestarsi in qualsiasi momento della vita, dall’infanzia all’età adulta avanzata.

Il disturbo dissociativo dell’identità, inoltre, può assumere diverse forme, tra cui la possessione e la non possessione.

Nella forma di possessione, le identità alternative possono apparire come se fossero delle entità esterne, come esseri soprannaturali o spiriti, che prendono il controllo della persona e influenzano significativamente il suo comportamento e il suo modo di parlare.

Questo tipo di possessione è facilmente riconoscibile e può essere accettato come aspetto culturale o spirituale in molte società.

Nel disturbo dissociativo dell’identità, la possessione è però indesiderata e involontaria, motivo per cui spesso causa angoscia e disabilità, manifestandosi con modalità che violano le norme culturali e religiose della società stessa.

Le forme di non possessione tendono invece a essere meno evidenti.

In questo caso, le persone possono sperimentare un’improvvisa alterazione del senso di sé e della propria identità, sentendosi più come osservatori piuttosto che attori dei propri pensieri, emozioni e azioni.

Molte delle persone che soffrono di questo disturbo hanno anche episodi ricorrenti di amnesia dissociativa.

Come influenza la vita e come curarsi

Il disturbo dissociativo d’identità spesso si manifesta in individui che hanno sperimentato gravi traumi durante l’infanzia, periodo in cui i bambini non hanno ancora formato una percezione consolidata e unificata di se stessi e del Mondo circostante.

Il disturbo della personalità multipla è una psicopatologia dissociativa che altera la memoria e l’identità | Immagine Unsplash @Nadine Shaabana – Mentiscura.com

Tale percezione si sviluppa infatti attraverso varie fonti ed esperienze.

Ecco spiegato perché, nei casi di gravi abusi o maltrattamenti, molte componenti di questa percezione rimangono disgiunte anziché fondersi armonicamente.

Abusi fisici, sessuali o emotivi prolungati, così come l’abbandono durante l’infanzia, sono tutti eventi comuni riportati tra i pazienti con disturbi dissociativi d’identità, tanto da rappresentare circa il 90% dei casi negli Stati Uniti d’America, in Canada e in Europa.

Alcune persone hanno invece vissuto perdite significative precoci, come la morte di un genitore, gravi malattie o altri eventi altamente stressanti.

A differenza della maggior parte dei bambini che sviluppano una percezione coerente e integrata di sé e degli altri, i bambini gravemente maltrattati possono attraversare periodi in cui le loro percezioni, memorie ed emozioni relative alle esperienze di vita sono separate e disgiunte.

Questa separazione è spesso accentuata da genitori o tutori che mostrano comportamenti incoerenti, alternando tra affetto e abuso, in quello che viene definito un modello di “trauma da tradimento”.

Nel corso del tempo, questi bambini possono sviluppare la capacità di allontanarsi dal maltrattamento, isolandosi dal loro ambiente fisico ostile, oppure ritirandosi nella propria mente.

Ogni fase dello sviluppo o esperienza traumatica può quindi contribuire alla creazione di una identità differente.

Nei test standardizzati, gli individui affetti da questo disturbo mostrano elevati punteggi nella suscettibilità all’ipnosi e nella dissociazione, ovvero la capacità di separare i propri ricordi, percezioni o identità dalla consapevolezza cosciente.

Un occhio esperto, dopo un’osservazione attenta, può sicuramente individuare un’identità “ospitante” (il cosiddetto Host), che di solito rappresenta la personalità principale della persona, e almeno un’identità “ospite” (detta Guest), che tende a prevalere per la maggior parte del tempo.

Ciò significa che una combinazione di più identità può creare una singola facciata, che viene percepita come un’unica personalità ospitante.

Ogni identità ospite ha una sua vita e può funzionare, provare emozioni e interagire in varie situazioni.

Spesso le identità ospiti non hanno consapevolezza di essere parte di un corpo condiviso con altre personalità, il che può far sembrare all’osservatore che ci siano vuoti di memoria durante il passaggio da una personalità all’altra.

È frequente che questi vuoti di memoria si verifichino, per esempio, durante periodi di guida prolungata, quando il paziente non ricorda come sia passato da un luogo all’altro.

Vediamo ora quali sono le possibili cure di tale condizione.

Il trattamento del disturbo dissociativo dell’identità si basa su diverse strategie.

  • Terapia di supporto e farmacologica: è fondamentale fornire sostegno al paziente e gestire i sintomi associati come depressione, ansia, impulsività e abuso di sostanze. I farmaci possono essere prescritti per affrontare questi sintomi, ma non risolvono direttamente la dissociazione stessa.
  • Psicoterapia per l’integrazione delle identità: l’obiettivo principale è l’integrazione degli stati d’identità. La terapia mira a facilitare la cooperazione e la collaborazione tra le diverse identità, oltre a ridurre i sintomi.
  • Stabilizzazione e sicurezza del paziente: è essenziale stabilizzare il paziente e garantirne la sicurezza prima di affrontare le esperienze traumatiche e le identità problematiche associate alla dissociazione. L’ospedalizzazione può essere necessaria per garantire supporto e monitoraggio continuo durante il trattamento.
  • Utilizzo dell’ipnosi: l’ipnosi può facilitare l’accesso alle identità dissociate, migliorare la comunicazione tra di esse e favorire la loro stabilizzazione e comprensione.
  • Esposizione graduale ai ricordi traumatici: tecniche di esposizione modificate vengono utilizzate per desensibilizzare gradualmente il paziente dai ricordi traumatici, consentendo loro di affrontarli in modo controllato.
  • Discussione dei sentimenti di transfert: è importante affrontare i sentimenti complessi di transfert che i pazienti possono sviluppare nei confronti del terapeuta, specialmente se hanno subito traumi durante l’infanzia.

Il trattamento può portare spontaneamente all’integrazione delle identità, ma può anche essere facilitato attraverso la negoziazione, l’organizzazione e l’uso di tecniche ipnotiche e di immaginazione guidata.

L’obiettivo finale è il ricollegamento, l’integrazione e la riabilitazione dei vari sé del paziente, delle relazioni e del funzionamento sociale.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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