Secondo uno studio i bambini nati nel periodo delle restrizioni per il Covid hanno una flora intestinale migliore. Ecco per quale motivo
I cosiddetti “figli del lockdown“, ovvero i bambini nati durante il periodo di isolamento causato dall’emergenza Covid, presentano una flora intestinale più sana. Questo risultato è stato dimostrato da uno studio condotto dalla University of Medicine and Health Sciences del Royal College of Surgeons in Irland (Rcsi), con Children’s Health Ireland e Apc Microbiome Ireland, centro di ricerca basato allo University College di Cork. Ma quali sono le spiegazioni scientifiche di questo fenomeno? Ecco la risposta.
Il nostro sistema digestivo, specialmente l’intestino, è abitato da una vasta comunità di microrganismi che, nell’insieme, costituiscono la flora batterica. Oltre ai batteri, nell’intestino troviamo anche miceti, clostridi e virus che, in condizioni normali, non causano malattie. In circostanze normali, la flora batterica e il nostro organismo vivono in perfetta armonia. Durante la gravidanza, l’intestino del feto è privo di batteri, ma subito dopo la nascita viene colonizzato da miliardi di microrganismi che entrano attraverso la bocca e l’ano.
I primi mesi di vita sono cruciali per sviluppare una flora batterica sana ed equilibrata. Il latte materno, in particolare, favorisce la crescita dei bifidobatteri, noti per i loro benefici per la salute umana.
La flora batterica svolge un ruolo fondamentale nell’integrità della mucosa intestinale. I batteri presenti nell’intestino fermentano i materiali non digeriti, principalmente polisaccaridi vegetali. Durante questa fermentazione, vengono prodotti acidi grassi a catena corta come l’acido acetico, propionico e butirrico, che forniscono energia alle cellule epiteliali dell’intestino e sembra che l’acido butirrico possa proteggere dal cancro del colon.
La flora microbica rafforza la funzione protettiva della mucosa intestinale, come accennato in precedenza. La comunità batterica simbiotica produce anche sostanze antimicrobiche che impediscono ai patogeni di aderire all’epitelio intestinale. Questo effetto è amplificato dalla presenza fisica della flora “benefica”, che occupa i siti potenziali di adesione sulle pareti intestinali. Inoltre, la flora batterica regola i componenti del sistema immunitario intestinale con azione anti-infiammatoria.
Quando si riduce il numero di batteri benefici, si rompe l’equilibrio della flora batterica, causando la disbiosi. In queste condizioni, si verifica un’eccessiva proliferazione di patogeni nell’intestino. Questi microrganismi sono particolarmente pericolosi poiché possono diffondersi in altre parti del corpo, causando infezioni vaginali, respiratorie e persino dentali.
Col passare del tempo, possono manifestarsi patologie intestinali come diverticolite, morbo di Crohn e tumori del tratto digestivo. La disbiosi può compromettere la permeabilità intestinale, poiché la funzione nutritiva della flora batterica simbiotica viene compromessa. Ciò può portare allo sviluppo di allergie e malattie autoimmuni, poiché molecole estranee assorbite possono essere riconosciute dal sistema immunitario, innescando reazioni avverse.
Un’altra conseguenza negativa della disbiosi è l’assorbimento di sostanze tossiche, dannose soprattutto per il fegato e il pancreas. Questi processi possono causare problemi digestivi e, nella peggiore delle ipotesi, stanchezza cronica inspiegabile.
La disbiosi aumenta anche il tempo di permanenza delle feci nell’intestino, alterando l’assorbimento di nutrienti essenziali. Ad esempio, l’alterazione degli aminoacidi può portare alla formazione di amine tossiche (come cadaverina dalla lisina, putrescina dall’ornitina, indolo e scatolo dal triptofano).
Le cause della disbiosi sono molteplici e includono diete poco diversificate, con poche fibre e molti cibi raffinati, pasti veloci e masticazione insufficiente, stili di vita irregolari e stressanti, sedentarietà, abuso di farmaci (come analgesici, sonniferi, antidepressivi, lassativi), e inquinanti presenti nei cibi come coloranti, solventi, ormoni e pesticidi, che influenzano negativamente la stabilità della flora intestinale.
I bambini nati durante il periodo di isolamento imposto dalla pandemia Covid, noti come i “figli del lockdown”, come detto, presentano una flora intestinale più sana. Questo microbioma più equilibrato è il risultato di diversi fattori: da un lato, è arricchito da una maggiore presenza di batteri benefici trasmessi dalla madre attraverso un prolungato periodo di allattamento al seno; dall’altro, è favorito dalla diminuzione delle infezioni contratte e, di conseguenza, dalla minore esposizione agli antibiotici. Questa combinazione sembra offrire una protezione aggiuntiva contro le allergie. Lo dimostra uno studio condotto dalla University of Medicine and Health Sciences del Royal College of Surgeons in Irlanda (RCSI), in collaborazione con Children’s Health Ireland e Apc Microbiome Ireland, centro di ricerca con sede presso l’University College di Cork, pubblicato sulla rivista scientifica Allergy.
Gli studiosi irlandesi hanno esaminato campioni fecali di 351 neonati nati nei primi tre mesi dell’epidemia Covid, confrontandoli con coorti nate prima della pandemia. I campioni sono stati raccolti quando i bambini avevano 6, 12 e 24 mesi, mentre sono stati eseguiti test allergici a 12 e 24 mesi di età. Attraverso questionari online, sono stati acquisiti dati sulla dieta, l’ambiente domestico e lo stato di salute dei bambini. Questa analisi, la prima a esaminare specificamente la salute intestinale dei neonati durante il periodo Covid, ha rivelato “differenze significative nella composizione del microbioma tra i bambini nati durante il lockdown e quelli nati prima della pandemia”. Rispetto ai neonati pre-pandemia, quelli nati durante il lockdown presentavano anche “tassi inferiori di allergie, inclusi i disturbi alimentari, rispetto alle attese”.
Nel caso di disbiosi, il trattamento principale consiste nell’utilizzo di probiotici, microrganismi vitali che aiutano a mantenere o migliorare l’equilibrio della flora intestinale. Affinché siano considerati probiotici e non solo fermenti lattici, è necessario che soddisfino specifici requisiti:
– Devono essere vivi e attivi dal punto di vista biochimico;
– Deve resistere all’azione dell’acido gastrico e della bile;
– Devono aderire all’epitelio intestinale;
– Devono produrre sostanze antimicrobiche per contrastare i patogeni;
– Devono conservare la loro vitalità all’interno del tratto digerente.
Inoltre, è consigliata l’assunzione di prebiotici, sostanze non digeribili nello stomaco e nell’intestino tenue, ma fermentabili dalla flora batterica del colon. I metaboliti risultanti forniscono nutrienti utili per favorire la crescita dei batteri benefici. I prebiotici si trovano in vari alimenti, come cicoria, carciofi, porri, asparagi, aglio, soia e avena. Nei preparati farmaceutici contenenti prebiotici, vengono aggiunti principalmente frutto-oligosaccaridi (FOS) e inulina, un polimero del fruttosio.
Infine, per migliorare la vitalità della flora intestinale, è importante ridurre al minimo le fonti di stress e adottare uno stile di vita sano, accompagnato da un’alimentazione equilibrata.
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