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Scienze

Perché gli umani non hanno la coda? Tutta colpa (o merito) di un frammento di DNA

L’essere umano ha perso la coda durante l’evoluzione. Scopriamo a cosa è dovuto questo cambiamento e perché c’entra il DNA

Molti animali in natura dispongono di una coda più o meno lunga.

La funzione della coda dipende dal tipo di animale: le scimmie la utilizzano per appendersi o afferrare oggetti, altri animali, come cani e gatti, la utilizzano per comunicare, mentre altri ancora la sfruttano per una maggiore stabilità come i ghepardi. Ma non è tutto: forse non lo sapevate, ma le salamandre la utilizzano addirittura come un’importantissima riserva energetica, immagazzinano al suo interno grassi e proteine.

Per quanto la coda sia un elemento essenziale per molti animali e l’evoluzione l’abbia preservata per tutto questo tempo, viene spontaneo chiedersi: “Perché l’essere umano non ha una coda?”

In questo articolo analizzeremo i motivi che hanno portato l’uomo a perdere la coda durante la sua evoluzione, e perché il DNA gioca un ruolo essenziale in questo cambiamento.

Le scimmie usano la coda per spostarsi meglio sugli alberi – Unsplash – mentiscura.com

Perché l’uomo non ha la coda?

È importante sottolineare che l’essere umano in passato aveva la coda.

Infatti, come ben sapete, l’uomo è un mammifero che appartiene alla famiglia dei primati, di cui fanno parte lemuri, tarsi e scimmie che la coda ce l’hanno eccome. Proprio come l’essere umano, anche le scimmie antropomorfe hanno “perso la coda”, basti pensare ai gorilla o agli scimpanzè.

Un aspetto sorprendete è che, in realtà, c’è un momento nella vita in cui l’essere umano dispone di una coda: in fase embrionale. Si tratta di una coda molto piccola che compare nell’embrione dopo un mese e mezzo di gestazione. Che fine fa questa coda? Semplice, viene riassorbita e scompare del tutto, nella maggior parte dei casi.

Raramente, però, alcuni bambini nascono con una coda definita “morbida”, ovvero priva di vertebre, con al suo interno solo vasi sanguigni, muscoli e nervi. Il mantenimento della coda è tendenzialmente associato a disturbi neurologici, ad oggi però si sono verificati solo 40 casi di bambini nati con questo prolungamento, il che lo rende un fenomeno molto raro ancora da indagare.

Perché prima ci serviva la coda?

La funzione principale della coda per l’uomo in passato era legata all’equilibrio, ovvero serviva per stare sui rami degli alberi o per avere un maggiore bilanciamento durante la locomozione, un po’ la funzione che ancora oggi conserva per le scimmie.

Nel momento in cui l’uomo ha cominciato a spostarsi camminando sul terreno e non più a saltare da un ramo all’altro, la coda ha perso la sua utilità e l’evoluzione della specie ha fatto in modo che andasse scomparendo.

Cosa c’entra il DNA?

La causa va cercata nel DNA – Unsplash – mentiscura.com

Alcuni ricercatori della Grossman School of Medicine della New York University hanno condotto uno studio chiamato “The genetic basis of tail-loss evolution in humans and apes”.

Uno dei capi della ricerca, Bo Xia, è sempre stato affascinato da questo importante cambiamento evolutivo umano e ha deciso di approfondire le cause partendo proprio dal DNA. Insieme al resto dei ricercatori, ha confrontato il DNA degli umani e delle scimmie antropomorfiche senza coda, con quello di macachi e babbuini, ovvero delle scimmie che hanno mantenuto la coda.

Da questo confronto di DNA sono emersi dei dettagli molto importanti, che vedono come protagonista il gene TBXT.
Sembrerebbe che a determinare la presenza o l’assenza della coda sia una piccola sequenza Alu all’interno di questo gene.

Cosa sono le sequenze Alu

Le sequenza Alu sostituiscono il 10% del nostro genoma e sono dei sequenziamenti mobili molto importanti a livello di variabilità e cambiamenti genetici. Immaginateli come brevi sequenze di DNA che si spostano come dei pezzetti di lego. Ogni loro piccolo spostamento causa grandi cambiamenti a livello genetico, che a volte possono anche essere negativi (sono coinvolti nello sviluppo di forme tumorali).

Quando un elemento Alu si inserisce in una nuova posizione nel genoma, va a distruggere un gene o a modificarne la funzione.

I ricercatori sono riusciti a scoprire il loro ruolo nella formazione della coda, grazie a degli esperimenti svolti su topi in laboratorio: riproducendo la stessa inserzione Alu nel genoma del topo, riuscivano a garantire la scomparsa della coda del topo.

Il gene TBXT e l’evoluzione adattiva

Il genetista italiano Giuseppe Novelli si è espresso rispetto a questa scoperta, sottolineando la solidità di questa ricerca:

“Si tratta di una dimostrazione sperimentale molto elegante, che prova in modo solido come la scomparsa della coda sia riconducibile all’inserzione di una sequenza Alu nel gene TBXT” .  

Secondo Novelli inoltre, quella di Bo Xia e colleghi è una conferma importante di un sospetto che esiste già da tempo. Infatti, in passato il gene TBXT era già stato indagato negli embrioni in cui, come abbiamo visto, si sviluppa momentaneamente una micro coda.

La mutazione genetica che ha consentito all’essere umano di liberarsi dalla coda è risultata adattiva ed è per questo che è stata mantenuta: l’evoluzione ha conservato questo cambiamento genetico, premiandolo, in quanto la perdita della coda che ne è risultata ha dimostrato di essere funzionale alla sopravvivenza dell’essere umano.

Così, l’uomo ha potuto cominciare a muoversi su due gambe senza problemi di bilanciamento o una lunga coda da trascinarsi dietro.

Che fine ha fatto la coda?

Le formazioni muscolo-scheletriche della coda non sono andate perse, ma sono state riassegnate. Questo significa che non sono più visibili sottoforma di coda, ma sono state in qualche modo riutilizzate per altre funzioni. Quella più probabile è la funzione di sostegno delle viscere.

Il coccige è ciò che rimane effettivamente della coda a livello osseo, e si trova esattamente nello stesso punto del bacino in cui, negli altri mammiferi, va ad estendersi la coda.

In conclusione, possiamo dire che ciò che ci salva dal non avere la coda sia una piccola prozione del nostro DNA, che con il tempo è andata a spostarsi, provocando un cambiamento a livello genetico che ha permesso all’essere umano di evolversi senza questo prolungamento della colonna vertebrale.

Non possiamo fare altro che rimanere stupiti rispetto a come porzioni così piccole del nostro genoma possano portare a cambiamenti così drastici e  riflettere su quanti cambiamenti possono ancora verificarsi: l’evoluzione non si fermerà mai, e sarà interessante scoprire quali altre modifiche potrebbero andare a stravolgere anatomicamente l’uomo in un futuro più o meno lontano.

Alessia Barra

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