Che cos’è l’Acido Docosaesaenoico? Quali sono i suoi benefici? Rende davvero più intelligenti? Ecco la risposta a tutte queste domande
L’Acido Docosaesaenoico (DHA) è un tipo di grasso omega-3 semiessenziale, che risulta essere abbondante in varie specie ittiche come il salmone, lo sgombro, le sardine, le aringhe, il tonno e le alici. Questo nutriente è presente in quantità considerevoli nell’olio derivato da tali pesci e si trova anche in alcune microalghe, fonte di cibo per i pesci. Oltre ai pesci, il DHA è presente in quantità limitate nella carne, soprattutto se gli animali sono alimentati con farine di pesce o semi di lino, il che si riflette anche nelle uova. Importante per lo sviluppo cerebrale, visivo e cognitivo del feto e del neonato, il DHA è presente nel latte materno, ma è assente nel latte vaccino e negli oli vegetali. Di conseguenza, integrare la dieta delle donne in gravidanza e durante l’allattamento con DHA è diventata una pratica comune per favorire lo sviluppo ottimale del bambino. Ma vediamo tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Il DHA, un acido grasso semiessenziale, è notevole per le sue molteplici attività metaboliche. Tra le sue proprietà si annoverano:
– Azioni ipolipemizzanti, utili nel ridurre i livelli di trigliceridi e colesterolo LDL nel sangue.
– Effetti neuroprotettivi, efficaci nel difendere il sistema nervoso centrale dall’azione dannosa delle specie reattive dell’ossigeno.
– Potere antiossidante, biologicamente prezioso per vari organi e sistemi, tra cui quello riproduttivo.
– Capacità antinfiammatorie, in grado di spegnere l’infiammazione alla sua origine.
– Funzioni immunomodulanti e antiallergiche.
Grazie a queste funzioni biologiche, l’uso di integratori di DHA si è dimostrato vantaggioso in condizioni di ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, e rischio cardiovascolare aumentato, nonché in patologie neurologiche e neurodegenerative, eczemi, allergie, retinopatie e malattie autoimmuni.
Inoltre, sono ben documentati gli effetti positivi del DHA sul regolare sviluppo del sistema nervoso centrale del feto.
Negli ultimi anni, si è registrato un aumento esponenziale degli studi sull’efficacia biologica e clinica del DHA. Questa vasta mole di ricerca ha permesso di chiarire aspetti molecolari precedentemente oscuri e di individuare nuove applicazioni cliniche per il DHA.
Recenti trial clinici confermano l’importanza del DHA nel trattamento delle dislipidemie. L’assunzione di 1,25 g di DHA ha dimostrato di ridurre del 20% i livelli ematici di trigliceridi in poche settimane, sottolineando il suo potenziale effetto cardioprotettivo, supportato anche dalle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti.
Nonostante le opinioni contrastanti sull’uso prenatale e neonatale, alcuni studi suggeriscono che il DHA favorisca lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina del feto. Inoltre, un’adeguata assunzione di DHA nei primi anni di vita può influenzare positivamente il quoziente intellettivo.
Le prime prove sperimentali sull’effetto neuroprotettivo del DHA sono state supportate da studi clinici significativi nel tempo. Il DHA sembra ridurre l’accumulo di citochine infiammatorie coinvolte nella patogenesi di malattie come l’Alzheimer, potenzialmente rallentandone il decorso e mitigandone le conseguenze sulla qualità della vita. Questo effetto benefico si estende anche alle patologie oculari come la degenerazione maculare legata all’età.
La capacità del DHA di modulare la produzione di citochine infiammatorie lo rende un utile alleato nel trattamento di condizioni patologiche infiammatorie come la fibrosi cistica, l’artrite reumatoide, le patologie infiammatorie intestinali, i disturbi della fertilità maschile e le malattie allergiche.
Di solito, gli integratori di omega 3 sono generalmente ben accettati dalla maggior parte delle persone e, se le dosi raccomandate vengono rispettate, non dovrebbero causare problemi significativi.
Tuttavia, non si possono escludere del tutto possibili effetti collaterali e controindicazioni. Pertanto, prima di iniziare a prendere integratori di omega 3, sarebbe consigliabile consultare il proprio medico, specialmente se si soffre di condizioni mediche particolari, come gravidanza, allattamento al seno, o se si stanno assumendo farmaci.
Secondo uno studio condotto sulla conformità dell’integrazione con acidi grassi omega-3 nelle donne in gravidanza – periodo critico per lo sviluppo fetale ottimale – si è constatato che tali prodotti sono generalmente ben accettati.
Su un campione di cinquantanove donne, solamente tredici (22%) hanno riportato principalmente effetti collaterali transitori, inclusi vertigini, diarrea, nausea, eruttazioni, bruciore di stomaco, reflusso, difficoltà nella deglutizione delle capsule, alitosi/sapore sgradevole o sensazione di stanchezza.
Tra i sintomi più comuni vi erano l’alitosi/sapore sgradevole e il bruciore di stomaco/reflusso. Pertanto, nel breve termine, soprattutto se legato a una singola assunzione, un’elevata assunzione di omega-3 da pesce non adeguatamente deodorati potrebbe causare lievi disturbi gastrointestinali.
Le soluzioni più pratiche a tali inconvenienti includono la suddivisione della dose giornaliera in almeno due somministrazioni e la scelta di integratori alimentari opportunamente deodorati, privi del tipico odore di pesce.
Attualmente non è chiaro se l’assunzione di omega-3 derivanti dai prodotti ittici sia sicura per coloro che sono allergici a tali alimenti.
Pertanto, si consiglia a coloro interessati di optare per integratori alimentari provenienti da fonti alternative; tra questi, quelli ottenuti dalle alghe sono di alta qualità, mentre quelli derivanti dal krill – sebbene controversi dal punto di vista etico – sono disponibili. Tuttavia, il krill costituisce un elemento fondamentale della catena alimentare marina e la sua pesca intensiva potrebbe causare danni ecologici considerevoli.
In alternativa, con il supporto di un professionista della nutrizione, si potrebbe considerare l’utilizzo di oli vegetali ricchi di omega-3, anche se in gran parte forniscono acido alfa-linolenico.
Va tenuto presente che l’utilizzo di omega-3 può interagire con i farmaci e influenzare il processo di coagulazione del sangue, rendendolo più fluido.
Uno studio datato 1987 ha rivelato che l’assunzione media di 5,7 g di EPA omega-3 al giorno, in un individuo sano di etnia Inuit, ha provocato diversi effetti, tra cui un prolungamento dei tempi di sanguinamento, indicando una coagulazione più lenta del sangue. Successivi studi hanno confermato tale reazione.
È consigliabile evitare l’integrazione della dieta con omega-3 durante la terapia con anticoagulanti e/o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), e consultare il medico in caso di maggiore propensione alle emorragie.
Quando si seleziona un integratore e si determina il dosaggio, è importante considerare la composizione complessiva del prodotto anziché focalizzarsi esclusivamente sull’apporto delle molecole desiderate.
L’olio di fegato di merluzzo, oltre ad essere ricco di omega-3, contiene anche elevate quantità di vitamina A e vitamina D – le concentrazioni variano a seconda del tipo di integratore. Un consumo eccessivo può portare a casi di tossicità da accumulo di retinolo, il quale, inoltre, ha dimostrato potenziali effetti teratogeni sul feto durante la gestazione.
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