L’eisoptrofobia è una delle fobie più particolari di cui si può sentir parlare. Si tratta della “paura degli specchi”, una condizione che cercheremo di approfondire e conoscere più nel dettaglio
L’eisoptrofobia è la paura o l’ansia legata alla visione di uno specchio o al riflesso di se stessi in una superficie riflettente.
Tale paura può derivare da varie cause e si lega spesso al proprio vissuto o a un evento particolare.
Come molte fobie, anche l’eisoptrofobia può variare in intensità da individuo a individuo e può influenzare significativamente la vita quotidiana di chi ne soffre se non trattata adeguatamente.
Le cause alla base dell’eisoptrofobia possono variare da persona a persona e spesso sono il risultato di una combinazione di fattori.
Non è infatti sempre facile capire quale sia la particolare origine di questa paura in chi ne soffre, sebbene solitamente ci siano delle cause comuni più diffuse di altre.
Parliamo, nel dettaglio, di condizioni quali:
I sintomi dell’eisoptrofobia possono manifestarsi in risposta alla vista diretta di uno specchio o anche solo al pensiero di doverne vedere uno.
Parliamo di sintomi che possono essere sia emotivi che fisici e possono includere diverse manifestazioni, quali:
Ovviamente, è doveroso specificare come tutti questi sintomi possono variare in intensità da individuo a individuo, finendo con l’interferire a vario modo con la vita quotidiana di chi soffre di eisoptrofobia.
Combattere l’eisoptrofobia può richiedere un approccio graduale e multidimensionale.
La Terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è spesso considerata la prima forma di trattamento a contrasto di alcune fobie, compresa l’eisoptrofobia.
Attraverso la TCC, si può infatti lavorare con uno psicologo per identificare e modificare i pensieri irrazionali e le credenze negative associate agli specchi.
Altra tecnica è quella della desensibilizzazione sistematica, un’azione comportamentale che consiste nell’esporsi gradualmente alla paura, abituandosi così poco a poco alla visione di uno specchio, in un ambiente sicuro e controllato (questo trattamento può essere utile in combinazione con la TCC).
La pratica della mindfulness può aiutare invece a gestire l’ansia e a sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri pensieri e delle sensazioni associate all’eisoptrofobia.
Imparare e praticare tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda, il rilassamento muscolare progressivo o lo yoga, è un altro ottimo rimedio per ridurre l’ansia associata agli specchi.
Altrettanto importante può essere anche lavorare con uno psicologo, al fine di esaminare e sfatare le credenze negative riguardanti gli specchi.
Anche parlare con familiari e amici della propria fobia può tornare molto utile, accelerando talvolta il processo di recupero.
Nei casi in cui tutto ciò non dovesse bastare, altra soluzione è quella di rivolgersi a un medico professionista della salute mentale, il quale potrà prescrivere dei farmaci adatti per gestire tutti i sintomi associati all’eisoptrofobia (mai assumere farmaci fai-da-te!).
È giusto, però, anche ricordare che il trattamento dell’eisoptrofobia può richiedere diverso tempo e molta pazienza, motivo per cui non bisogna mai scoraggiarsi o cercare di affrettare inutilmente il processo di guarigione da questa paura.
L’eisoptrofobia può manifestarsi in individui di tutte le età e può influenzare significativamente la qualità della vita di chi ne soffre, limitando le attività quotidiane e le interazioni sociali.
Per questo, è molto importante non sottovalutare tale fobia, bensì curarla, così da migliorare la propria qualità di vita.
È quanto sottolineato anche dalla Dottoressa Sara D’Annibale, le cui parole pubblicate su Psiconline possono aiutarci a comprendere meglio la “paura degli specchi”.
“Coloro che patiscono questa fobia sentono un’ansietà indebita guardandosi allo specchio, pur rendendosi conto che le loro paure sono irrazionali. Gli specchi e altre superfici riflettenti sono da tempo associate a ciò che è strano o bizzarro e hanno sempre alimentato l’immaginario collettivo con il loro fascino e il loro mistero. Per via della diffusa base superstiziosa, gli eisoptrofobici possono preoccuparsi che rompere uno specchio possa portare sfortuna o che guardarsi allo specchio li metterà in contatto con un mondo sovrannaturale/parallelo residente ‘al di là’ dello specchio. L’eisoptrofobia è conosciuta anche con il nome di catoptrofobia, ma si distingue per un piccolo particolare: la prima si riferisce alla paura di vedere la propria immagine riflessa ovunque, la seconda si riferisce esclusivamente alla paura di vedersi riflessi in uno specchio. Le persone con questa fobia temono di guardare il proprio riflesso negli specchi grandi, specialmente quelli a corpo intero”.
Leggendo quanto affermato dalla Dottoressa D’Annibale è facile intuire quanto l’eisoptrofobia finisca con il condizionare la vita giornaliera di chi ne soffre.
“Diversamente dalla maggior parte delle fobie, questa particolare paura può verificarsi soprattutto durante l’età post-adolescenziale, età nella quale l’insicurezza e la bassa autostima sono dei veri e propri concimi. In più, questa fobia non necessita per forza di un fattore scatenante, bensì si insinua lentamente nella psiche già fragile del soggetto, il quale, giorno dopo giorno sente salire lo stato d’ansia e l’apprensione per quella determinata azione. Come sappiamo, alla base di ogni fobia vi è una problematica di fondo, che in questo caso è riferibile alla forte insicurezza, scarsa autostima e mancata accettazione del sé. È quindi necessario rintracciare e affrontare queste problematiche con l’aiuto di un esperto, seguendo un percorso psicoterapeutico”.
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