Se è capitato anche a voi, ecco un articolo che vi spiaga perché succede e come provare a cambiare le carte in tavola
Nella riflessione sul nostro passato, spesso ci imbattiamo nella tendenza a focalizzarci sugli eventi negativi, dimenticando le gioie e i successi che hanno colorato la nostra storia. Questa inclinazione, nota come bias di negatività o pregiudizio di negatività, ha radici scientifiche profonde che influenzano il modo in cui percepiamo e ricordiamo gli eventi.
Cosa dicono gli esperti
Il dottor Clifford Nass della Stanford University spiega che c’è una tendenza naturale del cervello a dare maggiore peso alle emozioni negative. Il professore Roy F. Baumeister ha anche scoperto che eventi negativi come critiche, perdite finanziarie o abbandoni hanno un impatto emotivo più significativo rispetto agli eventi positivi come complimenti o successi. Dal punto di vista evolutivo, Baumeister suggerisce che coloro che erano più sensibili agli eventi negativi avevano maggiori probabilità di sopravvivere e trasmettere i loro geni, creando una predisposizione a dare più importanza alle esperienze negative. Uno studio condotto presso l’Harvard Business School ha evidenziato che i pensieri negativi derivanti da eventi negativi persistono per più giorni rispetto ai pensieri positivi legati ad eventi piacevoli. Per gestire meglio le critiche, è consigliabile apprendere l’arte di fornire feedback costruttivo, anziché concentrarsi solo sugli aspetti negativi. L’approccio del “panino delle critiche”, proposto dal professor Clifford Nass, suggerisce di iniziare con un complimento, seguito dalla critica e infine da un altro commento positivo. Nel contesto dell’educazione dei figli, è importante evitare di lodare eccessivamente per cose insignificanti, poiché ciò potrebbe rendere difficile per loro accettare e gestire le critiche quando diventano adulti. Per contrastare i pensieri negativi, il professor Baumeister consiglia di concentrarsi su pensieri positivi. Ad esempio, creare un elenco di elogi e complimenti ricevuti e leggerlo quando si ricevono critiche può contribuire a bilanciare le emozioni negative.
Mareile Poettering, terapeuta e mental coach specializzata in malattie psicosomatiche, offre una prospettiva intrigante su questo fenomeno. Secondo Poettering, la prevalenza della percezione della tristezza potrebbe derivare dalla nostra natura sociale. Le emozioni negative, come il dolore e la tristezza, sono considerate problemi o minacce, mentre la gioia è spesso percepita come meno problematica. Pertanto, siamo inclini a concentrarci maggiormente sulle emozioni negative e ad evitarle, trascurando le esperienze positive.
La mancanza di attenzione alla gioia potrebbe essere attribuita alla sua natura più passiva. Poiché spesso non cerchiamo attivamente di mantenere o ricordare la felicità, questa può sfuggire alla nostra memoria a lungo termine. Tuttavia, Poettering suggerisce che se dedicassimo più sforzi a trattenere e sostenere le emozioni positive, potremmo percepire la felicità in modo più intenso. Riguardo alla manifestazione fisica delle emozioni negative, Poettering sottolinea che queste possono avere un impatto significativo sul corpo. Cita la sindrome del cuore infranto come esempio, una condizione clinica legata a situazioni di stress estreme o sofferenza emotiva. Le emozioni non elaborate possono sfociare in problemi di salute mentale e, se non affrontate, possono svilupparsi in malattie psicosomatiche. Poettering riconosce la complessità delle emozioni, evitando di etichettarle come “negative”. Sottolinea che tali emozioni sono necessarie nella vita e che chiamarle “negative” può contribuire a una percezione distorta. Riconoscere e affrontare emozioni complesse, comprese quelle ritenute difficili, è essenziale per il benessere emotivo. Il processo di elaborazione delle emozioni coinvolge un lavoro significativo, ma è cruciale per evitare che queste emozioni si manifestino sotto forma di malattie psicosomatiche.
In risposta alla domanda sulla ripetizione del dolore, Poettering suggerisce che potrebbe indicare una mancata elaborazione del lutto. La difficoltà nel gestire una rottura, ad esempio, può derivare dalla mancanza di consapevolezza delle emozioni associate, come la rabbia o la vergogna. Il processo di lutto richiede tempo e consapevolezza delle emozioni complesse che lo accompagnano. Poettering evidenzia l’importanza di affrontare attivamente le emozioni, comprese quelle considerate difficili, per prevenire che si manifestino sotto forma di malattie psicosomatiche. La consapevolezza delle emozioni, la gestione attiva del benessere emotivo e l’accettazione delle complessità emotive possono contribuire a un equilibrio più sano tra le esperienze positive e negative nella vita di ciascun individuo.
Ma cosa succede al nostro cervello?
Le ricerche condotte dallo psicologo John Cacioppo hanno dimostrato che gli stimoli negativi, quali paura e rabbia, attivano un’attività cerebrale più intensa rispetto agli stimoli positivi.
Questo fenomeno può essere interpretato come un adattamento evolutivo che ci ha aiutato a sopravvivere. Tuttavia, quando questo bias si estende oltre la necessità di affrontare situazioni a rischio, può condizionare la nostra prospettiva e influenzare negativamente il nostro benessere mentale. Uno sguardo ai media rivela spesso una prevalenza di notizie negative. Gli eventi negativi attirano l’attenzione del pubblico, generando emozioni più intense e contribuendo a rafforzare il bias di negatività nella nostra percezione del mondo. Questo continuo flusso di notizie può amplificare il nostro pregiudizio, contribuendo a modellare una visione distorta della realtà. Il bias di negatività può avere profonde implicazioni sul modo in cui affrontiamo la vita quotidiana. La mente, preoccupata di proteggerci, tende a sovrastimare i rischi e sottostimare le opportunità, alimentando un circolo vizioso di pessimismo che limita le nostre possibilità di crescita e cambiamento.
Per superare questo bias, è cruciale riconoscerlo e impegnarsi attivamente nel processo di cambiamento. La lettura di libri teorici o l’esecuzione di esercizi isolati potrebbero non essere sufficienti. Ciò di cui hai veramente bisogno è un approccio pratico e guidato, un Metodo che non solo identifichi le convinzioni limitanti, ma fornisca anche una guida passo dopo passo verso il cambiamento. Il cambiamento dei modelli mentali richiede una guida esperta che offra un percorso strutturato e sostenibile nel tempo. Affrontare da soli le sfide può essere un compito impegnativo, ma un Metodo guidato, basato su solide fondamenta teoriche e supportato da un approccio pratico, può fare la differenza.
Sconfiggere il bias di negatività è una sfida che richiede consapevolezza e azione mirata. Piuttosto che lasciarsi trascinare nell’oscurità del pessimismo, è possibile intraprendere un viaggio guidato e pratico verso un cambiamento positivo. Addestrando la mente a concentrarsi sulle opportunità anziché sulle paure irrazionali, si può aprire la strada a una vita più ricca di successi e realizzazioni.
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