Si chiama KMT, acronimo di Krafla Magma Testbed, ed è pronto a rivoluzionare il settore dell’energia rinnovabile in Islanda
L’utilizzo dei vulcani come fonte di energia geotermica rappresenta una soluzione ecologica, sostenibile e sicura per la produzione di energia. Andrea Dini, geologo e massimo esperto del Cnr, offre un’analisi dettagliata di questo processo e delle sfide coinvolte, delineando un panorama completo delle potenzialità offerte da questa affascinante fonte energetica.
I campi geotermici attualmente sfruttati si trovano in regioni geografiche eterogenee, tra cui la pittoresca Toscana, centrale in Italia, l’Indonesia, le Filippine, la Nuova Zelanda e la soleggiata California. Tuttavia, è essenziale comprendere che la presenza di un vulcano, sebbene fondamentale, non è l’unico requisito per sfruttare appieno le potenzialità della geotermia. Il sistema geotermico non si basa solo sulla presenza di un vulcano, ma richiede un serbatoio, noto come reservoir, costituito da rocce fratturate permeabili. Queste rocce contengono un prezioso fluido acquoso e caldo, elemento chiave per il funzionamento del sistema. La presenza di un vulcano, attivo o quiescente, con la sua camera magmatica, rappresenta il motore termico del sistema geotermico. Il processo inizia con l’acqua meteorica che scorre lungo le pendici del vulcano. Questa acqua penetra in profondità, raggiungendo il reservoir di rocce fratturate. Qui, nelle fessure delle rocce, il fluido si riscalda, trasformandosi nel prezioso fluido geotermico, che può presentarsi sia in forma liquida che a vapore. L’efficacia di questo processo dipende dalla pressione del reservoir.
Un elemento fondamentale da comprendere è che non esiste alcun rischio di eruzioni improvvise del vulcano dovute all’attività geotermica. Questo perché gli esperti, geologi e ingegneri, gestiscono i reservoir geotermici da oltre un secolo senza incidenti. Tuttavia, non tutti i vulcani offrono le condizioni ideali per formare un reservoir geotermico. Attualmente, l’estrazione di energia geotermica è possibile solo dove le condizioni ideali sono soddisfatte. Tuttavia, la ricerca si sta spingendo oltre, esplorando la possibilità di perforare zone vulcaniche distanti dalle camere magmatiche per ottenere rocce estremamente calde. Questo aprirebbe nuovi orizzonti nella geotermia.
Sia la geotermia tradizionale che i nuovi sistemi geotermici si rivelano estremamente sostenibili. Nel primo caso, il fluido estratto viene reiniettato nel serbatoio, garantendo un riciclo virtuoso e la stabilità ambientale. La futura geotermia prevede di estrarre solo l’entalpia, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale. Dal punto di vista economico, l’estrazione geotermica attuale comporta rischi industriali e costi elevati per la perforazione dei pozzi. Tuttavia, i futuri sistemi potrebbero ridurre i rischi iniziali, rendendo la geotermia una scelta ancora più vantaggiosa.
L’Islanda, già all’avanguardia nell’utilizzo delle risorse geotermiche, si prepara a compiere un passo epocale nel panorama energetico con il progetto Krafla Magma Testbed (KMT). Questa ambiziosa iniziativa, prevista per il 2026, prevede la perforazione di pozzi all’interno della camera magmatica della caldera vulcanica di Krafla, nel nord dell’isola, con l’obiettivo di valutare la possibilità di generare energia geotermica sfruttando i fluidi presenti.
L’Islanda, con oltre il 70% della sua energia proveniente da fonti geotermiche, è uno dei Paesi leader in questo settore. Attualmente, oltre il 90% delle strutture dell’isola beneficia del riscaldamento fornito da questa risorsa sostenibile. Il progetto KMT, se realizzato con successo, potrebbe rappresentare un significativo avanzamento, spingendo i limiti dell’impiego geotermico direttamente nelle camere magmatiche dei vulcani.
Il KMT, acronimo di Krafla Magma Testbed, si articola in due fasi cruciali:
Fase Scientifico-Esplorativa (2026): Durante questa fase, il primo pozzo sarà perforato con l’obiettivo primario di studiare le condizioni di pressione e temperatura all’interno della camera magmatica e analizzare le proprietà chimico-fisiche dei fluidi. Questo impianto pionieristico permetterà studi avanzati sulla dinamica vulcanica.
Fase di Valutazione della Fattibilità: Il secondo pozzo, la cui data sarà definita successivamente, sarà dedicato a valutare la fattibilità dell’estrazione di energia geotermica dalla camera magmatica, aprendo la strada a un potenziale sfruttamento su vasta scala.
Nonostante la ricca storia vulcanica di Krafla, con sei eruzioni documentate negli ultimi 3000 anni, la regione ospita già una centrale geotermica. Sebbene la perforazione diretta nella camera magmatica comporti rischi, esperienze passate, come l’incidente del 2009, suggeriscono che sia tecnicamente fattibile senza gravi conseguenze. Attualmente in fase di pianificazione avanzata, il progetto KMT richiede finanziamenti per un totale di 91 milioni di euro. L’attenzione è focalizzata sulla ricerca e sperimentazione di materiali in grado di resistere alle estreme condizioni di temperatura e pressione all’interno della camera magmatica.
L’estrazione di energia geotermica dai vulcani si presenta come una prospettiva entusiasmante, con il potenziale per rivoluzionare il panorama energetico mondiale. Con il continuo progresso delle tecnologie, l’energia geotermica potrebbe emergere come una risorsa chiave per il futuro energetico, offrendo una fonte continua ed ecocompatibile di elettricità. Il Krafla Magma Testbed rappresenta un audace tentativo di sfruttare appieno il potenziale geotermico. Se coronato dal successo, questo progetto potrebbe diventare il primo al mondo a estrarre direttamente da una camera magmatica, aprendo nuovi orizzonti nell’approvvigionamento energetico non solo per l’Islanda ma per l’intero pianeta. Resta da vedere se questa visione ambiziosa supererà le sfide tecniche e finanziarie, aprendo la strada a una fonte di energia praticamente inesauribile.
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