Ecco cosa dicono diversi studi a proposito del mangiare la neve, una pratica che potrebbe sembrare innocua, ma che comporta diversi rischi
L’inverno, la stagione delle temperature rigide, delle gite in montagna, della settimana bianca e soprattutto della neve: la più grande attrattiva per grandi e bambini. Oltre a fare pupazzi e battaglie armati di palle di neve, molte persone, soprattutto in età più piccola, hanno l’abitudine di mangiare la neve o scioglierla per berla una volta diventata acqua, una pratica che potrebbe sembrare innocue, ma che nasconde tanti fattori di rischio per la salute del nostro organismo. Vediamo a cosa può portare mettere in atto azioni del genere.
Naturalmente, nessuno mangerebbe mai la neve sporca, ma sono in molti a pensare che quella pulita, invece, possa essere tranquillamente “consumata”. Questo, però, secondo gli esperti, è un errore da non commettere mai se si vogliono evitare possibili problemi di salute.
Questo non implica che consumarla una sola volta sia qualcosa di non sicuro: ricordiamo che dipende sempre dalla quantità, dalla composizione e dalla provenienza della neve. Quindi, mangiare una manciata di neve pulita è un’azione relativamente inoffensiva. Tuttavia, consumare o bere regolarmente e per periodi prolungati la neve è un’abitudine da evitare assolutamente per via della potenziale presenza di sostanze inquinanti.
Esistono autentiche indagini che hanno dimostrato l’elevata pericolosità di questa pratica. Nel 2016, per esempio, alcuni ricercatori canadesi hanno pubblicato uno studio in cui si evidenzia come nella neve si accumulino velocemente polveri sottili e altre sostanze dannose a cui è esposta. In un ambiente refrigerato, gli studiosi hanno nebulizzato la neve fresca con i gas di scarico generati dalla combustione di vari tipi di carburante. Dopo un’ora, è stato possibile individuare una contaminazione notevolmente più elevata con sostanze estranee.
I cristalli di ghiaccio, durante il processo fisico di formazione in alta quota, potrebbero catturare diverse sostanze. Nell’atmosfera, infatti, si accumulano vari inquinanti, come polveri sottili, ossidi di azoto e ossidi di zolfo, che, quando si sciolgono e si disperdono nelle goccioline d’acqua, possono causare le cosiddette precipitazioni acide. Di conseguenza, a seconda della regione geografica, la neve potrebbe risultare più o meno contaminata. La quantità di inquinanti disciolti o diffusi nella neve in zone ad alto livello di inquinamento potrebbe essere superiore rispetto alla neve che cade in ambienti montani prevalentemente incontaminati. Allo stesso modo, un’area industriale urbana avrà probabilmente più contaminanti rispetto a un’area rurale non industriale. In generale, considerando l’incertezza sulla qualità dell’aria sopra di noi, sarebbe consigliabile astenersi dal consumarla.
Inoltre, la neve non è altro che il risultato del vapore acqueo che si condensa e solidifica sotto forma di minuscoli cristalli di ghiaccio. Pertanto, dal punto di vista chimico-fisico, non è altro che acqua distillata: i processi di evaporazione, condensazione (e successiva solidificazione) sono gli stadi necessari per la produzione di acqua distillata. In quanto tale, questa categoria d’acqua è priva di sali minerali. Non assumere la giusta quantità di sali minerali, soprattutto di calcio e magnesio, potrebbe costituire un rischio per la salute.
Vi è poi la questione delle microplastiche. A questo proposito molti esperti ritengono che la neve di ogni regione del nostro pianeta sarebbe contaminata da microplastiche, e ciò non sorprende considerando la loro diffusione in tutto il mondo. Per dimostrarlo, alcuni ricercatori hanno prelevato campioni di neve in 20 diverse zone della Siberia, e i loro risultati iniziali sembrano confermare che le fibre di plastica trasportate dall’aria riescano a infiltrarsi nella neve, anche in regioni naturali molto remote e impensabili.
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