Un buco nero sta divorando la sua galassia da più di 13 milioni di anni. La sua scoperta suggerisce nuove teorie sull’origine dei buchi neri
La ricerca presentata su Nature proprio ieri, 17 gennaio 2024, testimonia la presenza di un buco nero antichissimo, nato poco dopo il Big Bang. Scopriamo dove si trova, come ha fatto a diventare così massiccio e quali nuovi teorie stanno nascendo in merito alla nascita dei buchi neri, proprio grazie alla sua scoperta.
Prima di raccontarvi del buco nero più antico di sempre, è meglio rinfrescarvi la memoria su cosa effettivamente sia un buco nero.
Per buco nero si intende una regione dello spazio-tempo in cui la forza di gravità raggiunge dei livelli talmente elevati da inghiottire qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Un buco nero può formarsi quando una grande massa si concentra in una piccola porzione dello spazio, ad esempio in seguito al collasso di una stella.
Nell’universo esistono diversi tipi di buchi neri:
Ma ora torniamo al nostro buco nero appena scoperto, che rientra nella terza categoria appena elencata ma sta portando con sé grosse, anzi enormi, novità.
È stato localizzato nella galassia GN-z11, che fino al 2022 deteneva il record della galassia più antica mai scoperta. Si tratta di una galassia dalle dimensioni ridotte. Basti pensare che è circa cento volte più piccola rispetto alla Via Lattea. Il suo sviluppo però viene messo a dura prova dall’enorme buco nero che piano piano la divora, ecco spiegate le sue ridotte dimensioni nonostante la sua veneranda età.
Probabilmente il buco nero sta consumando rapidamente il gas della galassia e lo sta usando per diventare più grosso, ecco perché questo “mostro affamato” risulta ben visibile per il bagliore ultravioletto: il gas vorticando attorno al buco nero, diventa talmente caldo da irradiare energia UV.
Consumando quantità energie eccessive di gas, il buco nero arriva a respingerlo con potenza nella galassia e questo vento forte sarebbe il diretto responsabile del lento degrado della piccola galassia, andando a stroncare il processo di formazione delle stelle.
Si tratta di un buco nero con una massa milioni di volte più grossa di quella del Sole, e pare proprio sia spuntato fuori 400 milioni di anni dopo la nascita dell’Universo.
Secondo alcuni astronomi, la sua crescita esponenziale sarebbe avvenuta nel corso di miliardi di anni, probabilmente da stelle molto grosse che sono collassate una volta terminato il combustibile nucleare, e sarebbe poi cresciuto gradualmente.
Secondo altre teorie, invece, l’enorme buco nero potrebbe essere nato già così massiccio oppure essere semplicemente più veloce divorare la galassia in cui vive: pare proprio che abbia un ritmo 5 volte superiore a quello ritenuto possibile per un buco nero.
“È molto presto nell’Universo vedere un buco nero così massiccio, quindi dobbiamo considerare altri modi in cui potrebbero formarsi”, ha spiegato Roberto Maiolino, autore dello studio. “Le galassie più antiche erano estremamente ricche di gas, quindi sarebbero state come un buffet per i buchi neri”.
Il merito della scoperta va al James Webb Telescope, un telescopio potentissimo, che consente di perlustrare l’Universo con una precisione mai vista prima. Maiolino sostiente che il James Webb sia riuscito a rivoluzionare l’intera esperienza di osservazione dell’Universo:
“È come passare dal telescopio di Galileo a un telescopio moderno in una notte. Prima che Webb entrasse in funzione, pensavo che forse l’Universo non fosse così interessante, quando si va oltre quello che potevamo vedere con Hubble. Ma non è stato affatto così: l’Universo è stato molto generoso nel mostrarci ciò che ha fatto. E questo è solo l’inizio”.
Probabilmente, crazie alla potenza di questo nuovo telescopio, nei prossimi anni potrebbero saltare fuori buchi neri come funghi, dando nuovi strumenti e termini di paragone agli scienziati per scoprire di più sui diversi modi in cui buchi neri così grossi riescano a formarsi.
La domanda a cui rispondere ora è una sola: nascono già così grandi o è la loro fame spaziale a trasformarli in mostri giganteschi pronti ad inghiottire le galassie in tempi da record?
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