I bambini inglesi sono tra i più bassi al mondo. Il motivo è da cercare nell’alimentazione e nella sempre più diffusa povertà. Anche per questo il dibattito sul tema è diventato anche politico.
È in corso una particolare polemica politica nel Regno Unito. Il dibattito ruota attorno all’altezza dei bambini inglesi. Il motivo? Più passano gli anni e peggio si posiziona la Terra d’Albione nelle classifiche mondiali. In realtà, guardando il singolo dato, la situazione è migliorata. In numeri assoluti l’altezza media è leggermente salita: nel 2010 era 110,2 centimetri per i maschi di 5 anni e nel 2022 110,9. Per le femmine si è invece passati da 109,3 a 109,9 centimetri. Di contro, i bambini del resto del mondo crescono molto di più. Non è un caso, quindi, che la Gran Bretagna sia passata dal 69° posto su 200 paesi per altezza media all’età di cinque anni che aveva nel 1985 all’attuale 102° posto per i ragazzi e 96° per le ragazze.
Ma come mai succede questo? Secondo gli esperti la colpa è da cercare nei tagli al sistema sanitario e nella sempre più diffusa povertà. “Abbiamo – ha spiegato Anna Taylor, direttrice della Food Foundation – una crisi alimentare che è parallela a quella di alcuni dei paesi più poveri del mondo che hanno livelli molto elevati di denutrizione infantile e livelli molto elevati di arresto della crescita infantile, e abbiamo un problema altrettanto proporzionato che vediamo manifestarsi nei nostri figli“. La stessa Taylor ha sottolineato, senza mezze parole, che la situazione sia “una bomba a orologeria”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la professoressa di salute globale all’Imperial College di Londra, Majid Ezzati, citata da Open, secondo la quale le cause sono da ricercare nella “malnutrizione che affligge milioni di minorenni nel Regno Unito. Soprattutto nelle famiglie e nelle comunità più povere del Paese. Il cibo nutriente che favorisce lo sviluppo dei bambini senza farli ingrassare (legumi, pesce, frutta e carne magra) se lo possono permettere oramai sempre meno famiglie britanniche“.
Le parole delle esperte trovano sponda anche nei numeri. Stando allo studio Obesity Reviews, su 66mila bambini nei Paesi più sviluppati del mondo, quelli inglesi ricevono il 61% delle loro calorie da cibi (spazzatura) come fast food e merendine. Ma anche da cibi pronti e bevande zuccherate. Gli americani, per fare un paragone, ne consumano di meno (58%), mentre i bambini australiani si fermano al 47%. Dati per certi versi inquietanti e che, come dicevamo, confermano la visione degli esperti.
È chiaro, quindi, come mai l’argomento sia diventato terreno di scontro politico. È stato il leader dei laburisti Keir Starmer a muoversi in questo senso, dicendo che i bambini inglesi sono “più bassi dei loro coetanei di Haiti, più grassi di quelli francesi e meno felici dei turchi” e attaccando per questo motivo i Tories. Al di là della questione politica, di certo la Gran Bretagna deve fare i conti con un problema sempre più diffuso e scegliere che percorso intraprendere per evitare che diventi insostenibile per il sistema sanitario nazionale.
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