Cosa succede nel nostro cervello quando ci innamoriamo? Ecco cosa scatta in noi quando sentiamo nascere questo sentimento
L’amore è un sentimento potente. Quando ci innamoriamo, ci sentiamo legati ad una persona nel profondo, mettiamo in secondo piano le nostre esigenze per lei e il nostro stato emotivo viene ampiamente condizionato dal suo modo di agire nei nostri confronti.
Spesso tutto questo viene etichettato con la dicitura: “questioni di cuore”, ma in realtà quello che scatta dentro di noi quando ci innamoriamo sono dei meccanismi mentali. Perciò, più che il cuore, possiamo dire che la causa dell’amore sia il nostro cervello e le attivazioni ormonali che ne derivano.
Scopriamo di più su questo affascinante meccanismo cerebrale che possiamo chiamare amore.
Dei ricercatori dell’Università di Canberra e dell’Università dell’Australia Meridionale, hanno cercato di indagare cosa succede nel nostro cervello quando ci innamoriamo. Nello specifico, hanno posto sotto lente di ingrandimento la fase iniziale dell’innamoramento, quando ci sentiamo più annebbiati dall’amore.
Adam Bode, uno dei ricercatori, ammette che l’interesse verso questa tematica ha sempre affascinato filosofi e scrittori e che molti in passato hanno parlato dell’amore senza mai riuscire a individuare delle cause scientifiche di questo stato emotivo. L’obiettivo di Adam e del resto del team era proprio quello di dare delle spiegazioni plausibili, in termini scientifici, di un sentimento che da sempre viene considerato appannaggio del cuore.
Gli studiosi hanno intervistato 1556 giovani adulti innamorati. A questo gruppo numeroso sono state poste delle domande inerenti alla loro reazioni emotiva all’innamoramento, meglio detta BAS: sistema di attivazione comportamentale, relato a questo intenso stato emotivo, che comporta:
Alla fine di queste numerose interviste, è stato possibile trarre delle conclusioni importanti.
Secondo questo studio le persone che sperimentano l’amore romantico mostrano una serie di cognizioni, emozioni e comportamenti che suggeriscono un’accresciuta attività BAS.
Queste includono una maggiore valutazione della ricompensa, la volontà di spendere energie per ottenere una ricompensa, un’accresciuta risposta edonica ( legata al piacere), e una mancanza di sazietà di tale ricompensa positiva, del tipo: se la persona che amo mi dona attenzioni, ne sono talmente felice che divento dipendente da questa sensazione.
L’innamoramento porta con sé uno stato di euforia e concitazione che provoca sudore, battiti accelerati, mancanza di appetito, come se fossi letteralmente sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Questo avviene perché nel nostro cervello vengono rilasciate delle sostanze chimiche. Scopriamo quali sono e che effetti hanno su di noi.
Quando ci innamoriamo ci sentiamo euforici. Questo è dovuto ad un aumento di livelli di dopamina e della noradrenalina, due sostanze chimiche che il nostro cervello produce dopo un’esperienza gratificante. Entrambe fanno in modo che nasca attrazione sessuale nei confronti del partner, e fanno aumentare la nostra pressione arteriosa.
Si tratta di un neuroromone che, a sua volta, fa aumentare il nostro stato di euforia ma ci fa anche perdere l’appetito. Questa sostanza chimica ci fa sentire felici più che mai, e la possiamo trovare non a caso anche nel cioccolato.
Gli effetti della FEA fanno in modo che non riusciamo a toglierci dalla testa la persona che amiamo e vogliamo costantemente poter passare del tempo insieme a lei. La FEA è anche responsabile dell’idealizzazione del partner: è colpa sua se la persona che amiamo ci sembra perfetta e senza difetti.
Anche detto ormone dello stress, il cortisolo viene rilasciato nel nostro corpo in seguito ad un’attivazione dovuta ad una possibile minaccia o paura, ovvero in seguito a situazioni di emergenza. Come mai allora siamo stressati quando ci innamoriamo di qualcuno? Probabilmente quest’ansia è collegata alla paura di perdere la persona che amiamo.
Il livello di questo ormone si abbassa in chi è innamorato. Questo provoca irritabilità, insonnia e mancanza di appetito. Insomma, non esattamente un effetto positivo dell’amore…
Dopo la fase euforica e passionale, si entra nella fase dell’amore. Questo ormone ne è responsabile, infatti ci fa sentire più dolci e affettuosi. Si tratta dell’ormone legato alla sfera relazionale, che viene prodotto anche quando si abbraccia un amico o quando si partorisce. Rimane collegato quindi ad un amore in senso più ampio, ma è anche il responsabile dell’incremento di eccitazione sessuale.
Per fortuna no! Infatti, immaginate come sarebbe debilitante per il nostro corpo essere costantemente bombardato dagli ormoni e i neurotrasmettitori visti sopra, probabilmente saremmo già tutti morti per amore…
Il nostro cervello tende a proporci, a intermittenza, queste sostanze chimiche in modo concentrato nei primi 5 anni di relazione. Dopo questo periodo di tempo, diventiamo leggermente più immuni all’effetto di questa “droga” che chiamiamo amore, un po’ come diventiamo immuni all’effetto del caffè se esageriamo con le dosi, o all’effetto di un farmaco se lo assumiamo per troppo tempo.
Ma in questo momento di calma apparente, subentra la vasopressina: l’ormone collegato alla monogamia e ai legami affettivi duraturi che aiuterà a fare proseguire la relazione per il meglio.
Pare chiaro, dopo quanto detto fino ad ora, che l’amore è molto più legato al cervello che al cuore. Ma perché nella mente di tutti, il cuore è la casa dell’amore? Perché a San Valentino compriamo bigliettini con giganti cuori rossi invece che con un bel cervello disegnato sopra?
Il motivo è che l’aumento del battito cardiaco viene percepito in modo molto più saliente rispetto a tutte le altre conseguenze di attivazione ormonale, perciò riusciamo a stabilire un legame causa-effetto molto più evidente: il cuore mi batte più forte, quindi sono innamorato.
“Seppure l’amore non nasca dal cuore ma a tutti gli effetti dal cervello, gli innamorati avvertono la tachicardia e tale reazione ha fatto credere nei secoli che l’amore risiedesse nel cuore. Si tratta invece del sintomo più tangibile, sentiamo ‘il cuore che batte in petto’ e l’innamoramento è quindi una tachicardia che nell’amore però non identifica una malattia come invece accade in medicina”.
Spiega il sessuologo Emmanuele A. Jannini, e ci ricorda che alle persone piace molto di più ricondurre gli stati emotivi al cuore e all’istinto piuttosto che a meccanismi neurobiologici. Un po’ perché è più semplice, un po’ perché spesso il nostro comportamento è talmente irrazionale che non riusciamo ad accettare che il suo manifestarsi dipenda da aree del cervello.
In conclusione, il cervello è il diretto responsabile del nostro calvario amoroso, quindi non ha senso parlare di lotta “cuore vs cervello”, il responsabile è sempre e soltanto quest’ultimo, il cuore semplicemente subisce le sue conseguenze.
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