Ci sono tipologie di nuvole molto rare, che riescono ad incantare chiunque le guardi. Scopriamo quali sono e come si creano
A tutti noi è capitato di alzare la testa verso il cielo e rimanere incantati dalle nuvole.
Abbiamo provato a indovinarne la forma, a fotografarne il colore al tramonto, o siamo fuggiti dall’addensarsi scuro delle nuvole più minacciose, rimanendone comunque affascinati.
Vediamo le nuvole tutti i giorni, eppure ci sono alcune tipologie di nuvola che sono talmente rare da lasciarci più senza fiato delle altre.
In questi articolo scopriremo quali sono le nuvole più rare e come fanno a formarsi.
Le nuvole sono costituite da piccole goccioline d’acqua o microscopici cristalli di ghiaccio e si formano per la condensazione del vapore acqueo generato dall’evaporazione dell’acqua sulla superficie terrestre (come l’acqua dei mari, dei laghi e dei fiumi), condensazione che avviene grazie al calore emanato dal Sole.
In questo modo, si formano delle piccole goccioline d’acqua o cristalli, che restano sospese in aria e vanno a formare le nubi.
Si possono formare anche a temperature sotto zero, ma se la nuvola si è formata con temperature positive si chiama nube calda, altrimenti prende il nome di nube fredda.
Può anche capitare che la nube abbia temperature superiori allo zero nella parte inferiore, e temperature sotto zero nella parte superiore, in questo caso si chiamerà nube mista.
Le nuvole avvolgono morbidamente il nostro pianeta, ma non sono certo tutte uguali. Ecco le tipologie di nubi più rare e i motivi per cui tendono a formarsi in determinate occasioni celesti.
Hanno la caratteristica forma a disco o a lente, e molte volte possono essere scambiate per una navicella spaziale che si diverte a vorticare nei cieli. Questa tipologia di nube si crea in prossimità delle montagne ed è causata dallo scontro tra una massa d’aria e un corpo fisso, come la cima della montagna. Queste nubi possono disturbare il volo degli aerei. Infatti, sono osservabili soprattutto quando ci sono venti forti in alta quota.
Questa tipologia di nube è tra le più affascinanti. Le nubi madreperlacee si formano in corrispondenza delle latitudini polari in giornate particolarmente fredde. Infatti, quando la temperatura scende al di sotto dei – 83 gradi, l’umidità atmosferica condensa nella stratosfera.
Si tratta quindi di nubi che si formano più in alto rispetto alle altre, e vengono illuminate dal Sole in momenti specifici, come prima dell’alba o dopo il tramonto. L’effetto luminoso che richiama la madreperla è dato dalla diffrazione della luce solare nei cristalli di ghiaccio.
In latino il loro nome significa “onde agitate”, e basta dare un’occhiata a queste nuvole per capire il motivo del nome che gli è stato attribuito. Infatti, somigliano proprio ad un mare in tempesta rovesciato nel cielo, e sono entrate nel Cloud Atlas, ovvero l’atlante ufficiale delle nuvole, solo nel giugno del 2015.
Avvistate per lo più in Gran Bretagna e Nuoza Zelanda, sono nuvole dall’aspetto minaccioso che però non portano quasi mai pioggia. Una sorta di mare in tempesta celeste senza pioggia.
Queste nuvole prendono il nome dai due fisici che le hanno scoperte e sono nuvole instabili ed effimere, infatti si creano in tutte le latitudini ma la loro forma a ricciolo rimane in cielo per pochissimo. Sono la conseguenza di quelle che possiamo definire “correnti celesti” ovvero, delle correnti che si formano quando una massa d’aria calda passa sopra una massa d’aria più fredda e lenta. Possono rappresentare un pericolo per gli aerei che, attraversandole, possono percepire la loro turbolenza.
Se mai doveste vederle in cielo fuggite velocemente. Infatti, preannunciano temporali distruttivi e possono anche andare a formare dei tornado. Si formano in un’area chiamata mesociclone, ovvero un’area a bassa pressione a rotazione. In questi punti le forti correnti ascensionali sollevano l’aria verso l’alto, e creano moti talmente pericolosi che possono degenerare in tornado.
“Cielo a pecorelle, pioggia a catinelle”, sicuramente avrete sentito questo detto e sappiate si riferisce proprio ai cirrocumuli. Queste nubi somigliano a delle pecorelle o a dei batuffoli di cotone in cielo. Indicano la presenza di umidità e quindi possono preannunciare l’arrivo di un temporale.
Si chiamano così perché la loro forma somiglia a quella di una mammella che ricade verso il basso, e sono una sorta di tasca di aria fredda che sembra volersi staccare dalla nuvola e cadere verso il basso. I responsabili della loro creazione sono dei cristalli di ghiaccio che ricadendo verso il basso diventano vapore acqueo, andando a formare queste tasche dalla forma particolare.
Il nome somiglia a una “virgola” e anche la loro forma, non si tratta di vere e proprie nuvole ma piuttosto della loro scia. Infatti, si estendono al di sopra o al di sotto delle nuvole. Queste scie si formano soprattutto nelle aree del deserto. Qui, infatti, le precipitazioni evaporano velocemente negli strati più caldi sotto la nube.
Si tratta di veri e propri squarci nel cielo, o meglio dei “buchi” per riprendere il nome ufficiale. Si creano quando una massa d’aria umida inizia a congelare e precipita. Possono anche essere generate dal passaggio degli aeroplani a causa dello squilibrio di pressione che comportano: passando, infatti, possono portare alla formazione di cristalli ghiacciati che precipitano a causa del peso e creano questi buchi.
Sono delle nubi polari mesosferiche. Si possono osservare nelle regioni polari nel momento del crepuscolo ma soltanto a latitudini elevatissime, oltre i 70-80mila metri. La loro particolarità consiste nella capacità di riflettere la luce dell’altra faccia della Terra.
Le nuvole regalano degli spettacoli meravigliosi. L’uomo da sempre ha imparato ad osservarle, prima ancora che esistessero dei mezzi accurati per poterle decifrare: i nostri antenati guardavano il cielo e provavano a dedurre dalla forma delle nuvole e dal loro colore, cosa avrebbero dovuto aspettarsi dal meteo. Ad oggi, sappiamo molto delle nubi, sappiamo che le più minacciose spesso non portano pioggia e che da altre è meglio che gli aerei si tengano alla larga.
L’ Atlante Internazionale delle Nubi, pubblicato per la prima volta nel 1896, è in continuo aggiornamento ed è bello pensare che il cielo non smetterà mai di regalarci nuove forme da osservare e catalogare.
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