Le lucertole su alcune isole di trasformano in rettili giganti. Come mai succede? Scopriamo cosa altera le dimensione degli animali isolani
Sulle isole possiamo trovare una flora e una fauna particolari e tipiche di quel luogo specifico.
Infatti, è possibile che alcune specie di rettili presenti su un’isola non esistano da nessun’ altra parte del mondo, un po’ come alcuni uccelli, piante o tipi di pesci.
Ma se già questa informazione è stupefacente, stiamo per darvene una che è davvero incredibile: su alcune isole le dimensioni degli animali si ribaltano: gli animali che siamo abituati a conoscere come microscopici lievitano, mentre i più grandi rimpiccioliscono.
Approfondiamo meglio questa rivelazione paradossale e salpiamo alla scoperta dell’habitat isolano.
La regola di Foster, o regola dell’insularità, è un principio della biologia evolutiva che sottolinea come i membri di una specie tendano ad aumentare o diminuire le proprie dimensioni a seconda delle risorse a disposizione.
Gli abitanti delle isole subiscono delle traiettorie evolutive differenti rispetto ai loro fratelli che vivono sul continente, e mostrano delle dimensioni radicalmente opposte.
Secondo questo principio, gli animali che vivono sulle isole tenderanno ad avere caratteristiche mai viste prima, un po’ come il topo dell’isola di St. Kilda in Scozia, grosso due volte il topo continentale o il drago di Komodo: una lucertola gigantesca che vive nelle isole indonesiane. Per non parlare dell’amatissimo Dodo, il piccione gigante delle Mauritius che è diventato, senza saperlo, un ciondolo.
Le ipotesi sottostanti a queste caratteristiche così particolari degli abitanti animali delle isole, riguardano prevalentemente la riduzione della predazione: meno diversità comporta animali simili tra loro e quindi la presenza di meno predatori, e la minore competizione per le risorse naturali.
Il minor accesso alle risorse e gli spazi più ridotti sarebbero i diretti responsabili del nanismo, mentre l’assenza di grandi predatori determinerebbe il gigantismo animale.
I ricercatori dell’Università della Sapienza di Roma, in collaborazione con la stazione biologica della Doñana, in Andalusia, hanno realizzato uno studio finalizzato a fare luce su questo fenomeno.
Gli studiosi hanno confrontato 2400 popolazioni di oltre 1000 specie insulari con i loro corrispettivi continentali, mettendo in luce quelli che sono i fattori geografici e climatici sottostanti alla teoria di Foster.
I risultati sono riassumibili in questo modo:
Luca Santini, professore e ricercatore della Sapienza, spiega in questo modo le evidenze messe in luce dalla ricerca:
“I processi di gigantismo e nanismo insulare hanno una lunga storia di ricerca in biogeografia, eppure incredibilmente, non si era ancora giunti a un consenso tra gli esperti se questi processi potessero essere effettivamente considerati una regola. ll nostro studio affronta questo quesito, mostrando non solo che il gigantismo e il nanismo insulare sono meccanismi generali che agiscono consistentemente su tutti i vertebrati, e quindi che non si tratta di singoli eventi evolutivi in poche specie note, ma anche che ci sono molti processi che contribuiscono a spiegare la diversità di dimensioni nelle specie”.
L’intervento dell’uomo su queste isole potrebbe aver provocato un mutamento delle specie animali presenti o addirittura la loro estinzione.
Sembra che l’arrivo dell’uomo sulle isole più sperdute, con l’introduzione della caccia e di specie estranee al territorio, abbia provocato il rimpicciolimento delle specie presenti. Infatti, sono gli animali più piccoli ad essere più bravi e capaci a mettersi in salvo velocemente dall’uomo e dai predatori che sta inserendo nei territori insulari.
In conclusione, ogni isola offre un habitat più o meno favorevole a livello climatico e di risorse. Questa disomogeneità delle condizioni di vita fa in modo che esemplari di una stessa specie mostrino caratteristiche del tutto opposte.
Bisognerà osservare, in futuro, come l’intervento umano continuerà a far cambiare queste caratteristiche, ma non solo.
Infatti, il riscaldamento globale sta provocando dei mutamenti repentini a questi habitat, a cui le specie animali dovranno fare fronte in modo rapido per poter sperare di sopravvivere.
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