Il sito preistorico di Gunung Padang si trova nell’isola di Giava occidentale: potrebbe essere il più antico del mondo, ma molti storcono il naso. Scopriamo perché
Un recente studio, guidato dal geologo Danny Hilman Natawidjaja, ha acceso un dibattito all’interno della comunità archeologica: lo scienziato ha analizzato il sito megalitico di Gunung Padang, sull’isola di Giava in Indonesia, uno fra i più interessanti e misteriosi dell’intero sudest asiatico, consistente in una serie di cinque terrazzamenti uno sopra l’altro che vanno a creare una strutturasimile a quella di una grande piramide a gradoni.
Ebbene, lo studio sostiene che l’intera struttura non sarebbe naturale ma artificiale e che la sua costruzione risalirebbe a ben 27 mila anni fa, rendendola di gran lunga la più antica struttura monumentale conosciuta, risalente all’ultima era glaciale e rimasta in uso per molte migliaia di anni.
Le analisi dell’Indonesian Institute of Science hanno portato i ricercatori a individuare ben quattro differenti livelli sepolti di stratificazione interna della piramide.
Secondo Natawidjaja lo strato più antico consisterebbe in un livello di roccia vulcanica, delle andesiti, “accuratamente scolpito”, sopra il quale sarebbero stati posti altri strati diversi composti da livelli di interro e di rocce locali “disposte come mattoni”.
Inoltre altre prospezioni con tecniche diverse evidenzierebbero la presenza all’interno della piramide di numerosi spazi vuoti, secondo Natawidjaja degli ambienti sotterranei ancora da scoprire e indagare.
L’intera collina sarebbe quindi opera dell’uomo, realizzata secondo un grandioso progetto costruttivo monumentale, che avrebbe implicato il taglio e il livellamento della roccia vulcanica attualmente più in profondità e la movimentazione di enormi masse di terra e rocce per la costruzione della “piramide”. Sopra il cumulo di terra sarebbero stati costruiti i terrazzamenti attualmente visibili.
Le datazioni proposte dai ricercatori indonesiani per la costruzione del sito megalitico sono: 25.000-14.000 a.C. per l’Unità 4, 7900-6100 a.C. per l’Unità 3, 6000-5500 a.C. per l’Unità e 2 e infine 2000-1100 a.C. per l’Unità 1. Sulla base di questi dati, il team di Natawidjaja sostiene quindi che il sito di Gunung Padang si tratti della più antica piramide del mondo.
Natawidjaja ha dichiarato: “Questo studi mette in luce tecniche murarie avanzate datate all’ultimo periodo glaciale. Questa scoperta mette in dubbio la convinzione che la civiltà umana e lo sviluppo di tecniche di costruzione avanzate siano emersi solamente durante il periodo caldo del primo Olocene o dell’inizio del Neolitico con l’avvento dell’agricoltura, circa 11.000 anni fa”.
Se la tesi del team indonesiano venisse convalidata, Gunung Padang sarebbe la più antica struttura monumentale mai costruita dall’uomo conosciuta fino ad adesso, risalente al periodo glaciale e rimasta in uso per molte migliaia di anni. Se fosse davvero così, sarebbe più antica di 22.500 anni delle prime piramidi egizie, e 15.000 anni più antica di Göbekli Tepe, in Turchia, fino ad oggi il sito megalitico più antico conosciuto.
Una tale maestria costruttiva in un’epoca così remota della nostra storia implicherebbe quindi l’esistenza di una civiltà avanzata di cui non sappiamo nulla nel pieno del Paleolitico Superiore (50.000-12.000 anni fa) e dell’era glaciale.
La scoperta sarebbe così sensazionale che perfino l’ex presidente dell’Indonesia Susilo Bambang Yudhoyono, in carica dal 2004 al 2014, aveva manifestato grande interesse per il sito. Ma la situazione è davvero quella proposta da Natawidjaja e dai suoi collaboratori?
Le datazioni proposte dai ricercatori indonesiani sono state ottenute tramite il metodo del radiocarbonio, che sulla base del decadimento del carbonio-14 permette di ottenere delle datazioni piuttosto precise dei materiali organici.
Lo studio del team di Natawidjaja ha comportato la misurazione di dodici campioni di terreno estratti dalle quattro unità sepolte che rappresenterebbero le quattro fasi costruttive della “piramide” attraverso resti di vegetazione carbonizzata che si sono depositati nei terreni al momento della sedimentazione.
Nonostante la precisione e l’affidabilità del metodo, Natawidjaja sembrerebbe lo abbia applicato sulla base di preconcetti fallaci e inaccettabili per la metodologia scientifica archeologica contemporanea.
Tale datazione, infatti, pur essendo accurata non implica in alcun modo che le quattro unità “costruttive” individuate dal team indonesiano siano opera umana. Nessuna di queste unità sepolte infatti ha restituito materiali organici che possano essere correlati ad attività umane, come carboni di focolari oppure ossa di animali macellati.
Inoltre, fra le rocce magmatiche sepolte presenti nel sito, non c’è nessun segno che possa far pensare a un qualche intervento costruttivo dell’uomo nella costruzione della cosiddetta piramide.
In sostanza, le tecniche di prospezione e di datazione sono state applicate in maniera corretta, ma su una scelta di campioni geologici non rilevanti ai fini della datazione archeologica del sito megalitico di Gunung Padang.
Le uniche strutture sicuramente artificiali nel sito indonesiano sono i terrazzamenti sulla cima dell’altura, che risalgono al periodo compreso tra il V secolo a. C. e il V secolo d. C., il periodo in cui la tecnica della lavorazione dei metalli si stava diffondendo nell’arcipelago indonesiano.
Queste strutture monumentali, che trovano confronti in tutto il sudest asiatico e il Pacifico occidentale, servivano probabilmente come recinti sacri in cui gli abitanti del luogo celebravano sacrifici e rituali religiosi legati al culto degli antenati, i cui spiriti si riteneva risiedessero proprio sulla cima delle alture.
Le conclusioni tratte dai geologi indonesiani, a causa dell’evidente errore metodologico che le pregiudica, hanno fatto storcere il naso a molti archeologi in giro per il mondo, tanto che la commissione della rivista su cui è stato pubblicato l’articolo di Natawidjaja, Archaeological Prospection, ha disposto un controllo sulla validità scientifica del contributo
“Se si va al Palazzo di Westminster e si estrae a sette metri di profondità un campione di terreno risalente a 40mila anni fa, questo significa forse che il Palazzo di Westminster è stato costruito 40mila anni fa da antichi esseri umani? No, significa che lì sotto c’è del carbonio che ha 40mila anni”, ha spiegato Flint Dibble, un archeologo intervistato dal Guardian.
Al termine dell’articolo su Gunung Padang, gli autori del documento ringraziano un certo Graham Hancock per la revisione finale del testo. Hancock è un giornalista e ufologo britannico, noto per aver scritto libri dedicati a teorie del complotto e per aver avanzato ipotesi fantasiose su antiche civiltà super-avanzate.
Hancock è anche protagonista de L’antica apocalisse, una serie di documentari di Netflix in cui visita siti archeologici in Messico, Cile, Egitto e Indonesia per parlare di costruzioni complesse ed enigmatiche.
In un episodio della serie – diffuso un anno prima dell’articolo di Archaeological Prospection – Gunung Padang viene presentata come la piramide più antica del mondo, e Hancock propone le stesse conclusioni degli archeologi indonesiani.
Il sensazionalismo e le teorie fantarcheologiche che si sono accumulate negli ultimi anni attorno al sito di Gunung Padang hanno promosso purtroppo molta disinformazione, che ha fatto passare in sordina studi più attendibili e rigorosi.
Per capire cos’è veramente Gunung Padang basta affidarsi agli esiti delle ricerche proposti da gruppi di studio di archeologi indonesiani e internazionali, considerando che il sito è conosciuto dalla fine del XIX secolo.
In particolare, l’altura su cui sono stati eretti i terrazzamenti monumentali non è in alcun modo di origine artificiale, ma si tratta di una collina di origine vulcanica, di un tipo molto diffuso sull’isola di Giava.
Anche le colonne poligonali sparpagliate sull’altura possono essere facilmente spiegate con un’origine naturale: si tratta di un caso di columnar joint, una struttura geologica di origine vulcanica che tende a creare forme poligonali apparentemente opera dell’uomo.
Queste strutture geologiche sono diffuse in tutto il mondo. I costruttori di Gunung Padang di certo non hanno creato queste colonne, ma hanno saputo impiegarle in maniera ingegnosa per costruire i muri di contenimento dei terrazzamenti.
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