Il solstizio d’inverno decreta l’ingresso nella stagione più fredda dell’anno, completando così il ciclo cominciato con la primavera. Quando cade esattamente tale fenomeno nel 2023 e cosa lo caratterizza?
Manca ormai solo una manciata di ore al solstizio d’inverno 2023.
La Terra si prepara, dunque, a vivere quello che è a tutti gli effetti il giorno più corto dell’anno, in cui le tenebre lasciano pochissimo spazio alla luce.
Di che cosa stiamo parlando? Capiamolo meglio, entrando più nel dettaglio.
Il Natale è ormai alle porte e ciò significa che stiamo per entrare ufficialmente nella stagione più fredda dell’anno.
A decretarlo è il fenomeno riconosciuto come solstizio d’inverno, il quale si verifica solitamente tra il 20 e il 23 dicembre.
Stiamo parlando dell’esatto momento in cui la Terra vive il suo giorno più breve.
O meglio, quello in cui si registrano il minor numero di ore di luce solare nell’arco di tutti e 12 i mesi.
Un fenomeno naturale che marca così il passaggio dall’autunno all’inverno.
La parola “solstizio” deriva dal vocabolo latino solstitium, il quale può essere tradotto in maniera letterale come “Sole fermo”.
Questo fenomeno si registra quando il Sole irradia con i propri raggi una determinata area della Terra per meno ore rispetto al solito, interrompendo il suo moto abituale e tornando indietro
Per essere più precisi, il Sole smette di calare rispetto all’equatore celeste e inverte di fatto il suo cammino, decretando così l’ingresso nella stagione invernale.
Come detto, questo particolare fenomeno avviene sempre tra il 20 e il 23 di dicembre, con una cadenza però variabile.
Il motivo risiede nella non perfetta corrispondenza che esiste tra il calendario moderno che siamo soliti consultare (quello in cui un anno è formato da 365 giorni) e l’anno solare (il quale dura invece 365,2422 giorni).
Il solstizio d’inverno viene quindi utilizzato come riferimento per indicare l’inizio della stagione invernale, da un punto di vista prettamente astronomico.
In questa giornata, l’inclinazione dell’asse terrestre è al suo massimo possibile rispetto al piano dell’eclittica, ovvero al cammino che il Sole traccia apparentemente nel cielo durante il corso dell’anno.
Per asse terrestre si intende la linea immaginaria che trapassa la terra dal Polo Nord al Polo Sud e intorno al quale ruota il nostro Pianeta.
È infatti noto come la Terra ruoti su se stessa e l’inclinazione dell’asse può essere più o meno marcata, in base alle diverse fasi dell’anno.
I momenti di massima inclinazione, per esempio, sono quelli corrispondenti proprio con il solstizio d’estate e con il solstizio d’inverno, con quest’ultimo che registra un’inclinazione terrestre di 23,5°.
Per chi si trova a vivere nell’emisfero Nord della Terra (come gli italiani), durante il solstizio d’inverno il Polo Nord raggiunge il suo massimo punto di distanza dal Sole, in relazione al suo asse (non parliamo di distanza assoluta).
Contrariamente, in coincidenza del solstizio d’estate (a fine giugno), il Polo Nord tocca la minima distanza dal Sole (chi si trova nell’emisfero Sud, vive lo stesso fenomeno, ma a fasi opposte).
Come anticipato in precedenza, la data precisa in cui cade quest’anno il solstizio d’inverno è quella di venerdì 22 dicembre 2023.
Per essere ancora più precisi, questo fenomeno si verificherà esattamente alle ore 04:27 della notte di passaggio tra giovedì 21 dicembre e venerdì 22 dicembre.
Queste, quindi, le coordinate temporali che bisogna segnarsi sul calendario, nel caso in cui si volesse tenere nota del momento preciso.
È risaputo come moltissimi popoli nel corso della storia dell’umanità abbiano sempre osservato con riverenza il corso delle stagioni e basato gran parte della propria attività quotidiana proprio sulle fasi solari e lunari.
Centinaia di religioni e di culture in passato hanno associato al solstizio d’inverno un più profondo significato di rinascita.
Questo fenomeno segna infatti, come detto, l’ingresso nella stagione invernale, la quale introduce a sua volta quella primaverile, da sempre simbolo di fioritura, sia naturale che spirituale.
Il solstizio d’inverno è quinti un momento in cui inneggiare alla vita, la quale nei mesi successivi tornerà a essere baciata sempre più dal Sole e vivrà una vera e propria fase di rinascita energetica.
Questo il simbolismo che molti popoli antichi hanno attribuito al fenomeno del solstizio invernale, il quale fa invece da contraltare al solstizio d’estate di giugno, momento da cui le giornate iniziano ad accorciarsi, con il Sole che cede sempre più il passo alle tenebre.
Ne è un esempio il sito di Stonehenge, nell’area inglese del Wiltshire, dove sorge un celebre monumento preistorico che presenta delle enormi pietre perfettamente allineate con la posizione del Sole al tramonto e dove ogni anno, a inizio inverno, si tengono dei riti in onore di questa stagione (si tratta di celebrazioni guidate da ordini druidici, di chiara impronta celtica). Un chiaro riferimento proprio al solstizio d’inverno.
Tale è anche la costruzione di Newgrange, nella vicina Irlanda, la quale è invece allineata all’alba che si registra il giorno del solstizio d’inverno, o il Cerchio di Goseck, in Germania, che si lega a entrambi i momenti di questa giornata.
Altro luogo in cui si celebra sempre il solstizio d’inverno è anche l’Iran, terra in cui tale giorno coincide con la festa di Yalda o Shab-e Chelleh, durante la quale è tradizione mangiare alimenti come noci secche, melograni e meloni, come segnale di buon auspicio per la salute.
Si tratta di una ricorrenza che celebra il rinnovamento del Sole e la vittoria della luce sulle tenebre, dal momento che dopo il solstizio d’inverno le giornate inizieranno ad allungarsi, con un aumento delle ore di luce.
Questa festa fa parte della tradizione anche di altri Paesi, come l’Armenia, l’Azerbaijan, l’Afghanistan, il Tajikistan, il Turkmenistan e l’Uzbekistan, tutti luoghi in cui le famiglie si riuniscono nella notte di Yalda e restano insieme tutta la notte, accogliendo così l’alba del giorno successivo.
Diverso è ciò che accade invece in Guatemala, dove la notte del solstizio d’inverno corrisponde all’allestimento del Palo Volador, un palo dell’altezza di quindici metri sopra al quale si issano tre uomini.
Uno ha il compito di suonare un flauto e un tamburo, mentre gli altri due di volteggiare intorno al palo, prima di riscendere (tradizione che riprende un antico rito degli Inca).
Se gli uomini riusciranno ad atterrare sui propri piedi, significa che il Sole tornerà a sorgere e che i giorni si allungheranno nuovamente.
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