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Fuochi d’artificio, come sono fatti e quando sono nati

Tutto sul mondo dei fuochi d’artificio, come sono fatti e quando sono nati, curiosità e informazioni sulle tecniche di produzione, la chimica dei colori e tanto altro ancora

I fuochi d’artificio hanno affascinato le persone di tutto il mondo per secoli. Ma come sono fatti questi spettacoli pirotecnici e da dove viene la loro storia? In questo articolo, esploreremo la produzione dei fuochi d’artificio, la storia di uno dei più grandi spettacoli visivi del mondo.

Da dove vengono i fuochi d’artificio

L’origine dei fuochi d’artificio risale alla Cina tra il X e il XII secolo, quando furono probabilmente i primi ad utilizzare la polvere da sparo. Quest’ultima era composta da zolfo, carbonio e nitrato di potassio, noto anche come polvere nera.

Si ritiene che siano stati gli alchimisti a inventare la polvere da sparo nel corso dei loro esperimenti per trovare il segreto dell’immortalità. All’inizio, osservando l’effetto esplosivo della polvere, la utilizzarono per allontanare gli spiriti malvagi, mettendo la miscela nelle canne di bambù e lanciandola nel fuoco; in seguito, impararono a contenerla in tubi di carta con una miccia di carta velina.

Foto | Frank Cone @Canva – mentiscura.com

 

Nel contesto della guerra, la polvere da sparo e le sue esplosioni vennero inizialmente utilizzate come petardi attaccati alle frecce sparate contro il nemico, fino a diventare veri razzi nel XII secolo, quando si imparò a guidare e direzionare l’esplosione. Grazie a Marco Polo, la polvere da sparo raggiunse l’Europa nel XIII secolo, anche se altre fonti suggeriscono che potrebbe essere stata introdotta dai crociati.

Ciò che è sicuro è che fu rapidamente adoperata nelle guerre e portò alla creazione di armi più potenti come moschetti e cannoni, ma anche i fuochi d’artificio arrivarono nel vecchio continente. Tra gli esempi più noti, i fuochi d’artificio furono usati per le nozze di Enrico VII nel 1486 d.C. e da Pietro il Grande, primo imperatore di Russia, che ne fece largo uso per esaltare la sua dinastia e per cerimonie militari.

Nell’epoca rinascimentale, l’Italia assunse un ruolo chiave con l’emergere delle scuole di pirotecnica in Europa, rendendo questa forma d’arte estremamente popolare nel nostro territorio, un fenomeno ancora visibile oggi. Verso il 1830, i pirotecnici italiani cominciarono a combinare materiali distinti per migliorare la luminosità e la struttura dei fuochi d’artificio. Prima di tale periodo, i fuochi d’artificio erano prevalentemente monocromatici, color arancio per la precisione.

Come vengono prodotti i fuochi d’artificio

Il procedimento di creazione dei fuochi d’artificio attuali inizia con uno spesso guscio di cartone che serve come mortaio. Questo mortaio contiene al suo interno la polvere da sparo necessaria per far detonare il dispositivo. Il disegno comprende anche sfere, chiamate “stelle” in termini tecnici, fatte di vari elementi chimici che, quando bruciano, creano tracce luminose o colorate.

La polvere da sparo è suddivisa in due parti collegate attraverso una miccia. Troviamo una prima carica alla base del fuoco d’artificio, mentre una seconda carica è posizionata nella parte inferiore. L’esplosione di questa seconda carica permette al fuoco di volare. Infatti, alla base del fuoco d’artificio, il pirotecnico accende una miccia che causa la deflagrazione della carica, fornendo così la spinta necessaria per il volo del fuoco d’artificio. L’altezza a cui può volare dipende dalla quantità di polvere contenuta al suo interno.

La miccia che unisce le due cariche assicura che la carica interna esploda non appena la prima carica viene incendiata. La deflagrazione della seconda carica disperde il calore necessario per accendere le stelle e le lancia nel cielo seguendo un modello predefinito in base alla loro posizione all’interno del guscio.

Il processo fisico che permette alle stelle di bruciare è chiamato “incandescenza”.

Le forme dei fuochi d’artificio

Le forme più comuni di fuochi d’artificio sono alberi (come le palme, i salici) e fiori (come i girasoli, i crisantemi e così via).

Le “stelle”, o palline come sono conosciute in termini tecnici, sono fondamentali per il successo di un fuoco d’artificio. Infatti sia la disposizione geometrica che la composizione chimica influenzano rispettivamente gli effetti e il colore del fuoco d’artificio.

I colori dei fuochi d’artificio

Ad esempio, se l’obiettivo è avere un fuoco d’artificio rosso, sono necessarie stelle di stronzio. Se si desidera un verde, il bario è la scelta migliore. Per un fuoco arancione, una miscela di stronzio e sodio, cioè rosso e giallo, viene incorporata nelle stelle.

I fuochi d’artificio, un pericolo significativo: la classificazione e le marcature

Ogni anno, a Capodanno, i media riportano un “rapporto di guerra”, un elenco di persone ferite e morte a causa di questi. Basta una minima quantità di polvere da sparo, come 50 milligrammi, per causare gravi lesioni. Per tale ragione, esistono restrizioni sulla vendita e l’uso di questi articoli in Italia e in Europa, che descriveremo ora. I fuochi d’artificio sono classificati in quattro diverse categorie: F1, F2, F3 e F4.

I fuochi d’artificio F1 sono i più innocui e possono essere utilizzati in spazi chiusi, poichè presentano un rischio ridotto. Inoltre, la vendita di questi articoli è proibita ai minori di 14 anni.

I fuochi d’artificio F2 presentano un rischio e un rumore minimi, pertanto devono essere utilizzati all’aperto. Questi non possono essere comprati da minori e, con l’eccezione di alcuni F2, possono essere venduti ovunque.

La categoria F3 richiede licenze sia per il venditore che per l’acquirente, che deve averne una per armi: il rischio per la salute aumenta a un livello moderato e devono essere utilizzati in grandi spazi aperti.

Infine, gli F4 sono destinati a professionisti della pirotecnica autorizzati, presentano un alto rischio potenziale e possono causare danni all’udito.

Se decidete di fare un acquisto, prestate attenzione alla marcatura CE (Comunità Europea), che mostra se un articolo ha passato i controlli di conformità.

Fate riferimento alla tabella di equivalenza contenuta nell’Allegato 1 del decreto del Ministro dell’Interno del 9 Agosto 2011, che documenta anche l’adeguatezza alla custodia e alla conservazione.

Ovviamente, non tutti sono in grado di farlo, quindi il nostro suggerimento migliore è quello di interpellare il commerciante per ottenere indicazioni. Lui sarà il più qualificato per guidarvi verso la scelta più adeguata per le vostre necessità.

Dalma Bonaiti

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