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Scienze

Argento: il metodo chimico fai-da-te per pulire gli oggetti ossidati

Desiderate riportare i vostri servizi in argento al loro antico splendore? Ecco come far risplendere la vostra argenteria ossidata

Osservando oggetti di argento vi sarà senza dubbio capitato di notare che con il tempo tendono a ricoprirsi di una patina nera che fa perdere al metallo la naturale lucentezza rendendoli più scuri e meno gradevoli alla vista.

Questo fenomeno si chiama ossidazione ed è dovuto al fatto che l’argento metallico reagisce con i composti solforati normalmente presenti nell’aria formando una sottile patina di solfuro d’argento di colore nero.

Il responsabile principale è l’acido solfidrico che si può ritrovare nell’aria come sottoprodotto dei processi di decomposizione di piante ed animali ad opera dei batteri, dei processi digestivi e di alcune attività industriali, e che con l’argento metallico produce la reazione riportata di seguito.

Il metodo chimico per pulire gli oggetti in argento

Ecco che qui di seguito illustriamo un metodo chimico per pulire gli oggetti in argento ossidati: per prima cosa ricopriamo il fondo del recipiente in ceramica o vetro con la pellicola di alluminio, quindi vi introduciamo l’argento annerito da ripulire a contatto diretto.

Foto | Unsplash @Richard Iwaki – Mentiscura.com

 

Contemporaneamente si riscalda, su un fornello o al microonde, una quantità di acqua sufficiente a ricoprire interamente l’oggetto scelto portandola ad ebollizione.

Quando l’acqua bolle si versa interamente nel recipiente e si aggiunge il bicarbonato di sodio, indicativamente un cucchiaio ogni 200 mL di acqua impiegata (approssimativamente un bicchiere) e si agita un po’ con il cucchiaio per favorire la solubilizzazione.

In questa fase si può sviluppare una schiuma che può far fuoriuscire una parte dell’acqua pertanto per sicurezza si consiglia di eseguire l’operazione all’interno di un lavandino.

Quasi immediatamente si dovrebbe notare che la patina nera inizia a scomparire, ma per completare la pulizia occorrono tuttavia alcuni minuti per gli oggetti piccoli e ricoperti da un sottile strato di solfuro.

Mentre, via via che le dimensioni crescono o lo strato annerito si fa più spesso, può essere necessario aspettare per un tempo maggiore o anche eseguire più volte il processo sul medesimo oggetto fino a completa rimozione della patina.

Quando l’argento ci sembra sufficientemente pulito si toglie dalla soluzione acquosa e si pulisce la superficie con un po’ di carta o uno straccio di cotone in modo da rimuovere completamente eventuali residui rimasti o depositati durante il processo, se la procedura è riuscita si nota chiaramente la differenza rispetto alla situazione di partenza.

Il metodo illustrato si basa su una reazione elettrochimica che riduce il solfuro d’argento ad argento metallico e contemporaneamente ossida l’alluminio formando il solfuro di alluminio.

Quando i due metalli sono in contatto tra di loro si instaura un passaggio di elettroni che porta alla riduzione dell’argento e all’ossidazione dell’alluminio, in pratica abbiamo costruito una pila in cui i due metalli costituiscono gli elettrodi e l’unica differenza con la cella elettrochimica classica è che qui il contatto tra questi è diretto mentre solitamente per sfruttare il passaggio di corrente si interpone tra questi un materiale conduttore.

Il bicarbonato disciolto in acqua invece forma la soluzione salina, inoltre crea un ambiente leggermente basico in grado di ottimizzare le caratteristiche riducenti dell’alluminio.

Dunque il bicarbonato di sodio o cloruro di sodio permettono all’acqua di condurre bene e di far avvenire il passaggio di elettroni da una specie chimica all’altra: funge, detto in chimichese, da elettrolita.

La procedura di pulizia descritta precedentemente deve avvenire solo per oggetti in argento, quindi non bisogna usarla per altri materiali che potrebbero danneggiarsi irrimediabilmente.

Giulia De Sanctis

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