Hai sempre temuto che il tuo amabile gatto fosse una creatura assassina? Uno studio conferma questa tua paura
Sono emerse altre prove scientifiche che dimostrano che, benché un gatto possa essere il vostro dolce angelo, lasciarlo vagare all’aperto è anche una grande minaccia per la biodiversità.
Di chi stiamo parlando? Dei compagni di vita di una persona single. re e regine delle case che abitano. Del capro espiatorio di un amante dei cani. Degli strani esseri pelosi che conosciamo come gatti.
Qual è il problema? Gli scienziati hanno esaminato più di 100 anni di studi scientifici per capire meglio quali animali predano o scampano i gatti liberi. E il risultato è preoccupante quanto il loro sguardo totalmente indiffirente, ma magnetico.
Il documento che ne è scaturito, pubblicato su Nature Communications, ha rilevato che i gatti liberi (compresi quelli domestici e selvatici) mangiano 2.084 specie diverse di uccelli, mammiferi, rettili, anfibi e insetti. Nell’elenco c’erano anche delle mucche, anche se probabilmente erano il risultato di un’attività di “scavaggio di una carcassa” piuttosto che di caccia.
L’elenco delle creature di cui i gatti si sono cibati comprende 347 specie di interesse per la conservazione, tra cui il falco di Newell, le tartarughe marine verdi, la quaglia bianca settentrionale e il piccolo pipistrello marrone.
Pur essendo simpatici (parola ben diversa da “empatici”), i gatti sono abili predatori, tanto che sono stati documentati come una delle principali minacce alla biodiversità delle specie di uccelli in Nord America.
Di conseguenza sì, quel tipico sguardo assassino del tuo caro animaletto appartiene ad una vera e propria creatura assassina, dalla bocca estremamente larga e dagli artigli affilati.
I gatti sarebbero collegabili all’estinzione di oltre 60 specie in tutto il mondo.
Nonostante il problema sia globale, un rapporto separato del 2022 ha rilevato che “i gatti non sono gestiti o sono gestiti con approcci scientificamente non supportati e inefficaci… in molte giurisdizioni del mondo“.
Ma cosa ne pensa la gente? Orde e orde di gattari e gattare sfegatati, come hanno reagito a questo ultimo studio?
Christopher Lepczyk, ecologo della fauna selvatica presso l’Università di Auburn e coautore del documento, ha parlato con NPR, rivista inglese di settore, per approfondire i risultati dello studio.
Ah, c’è un altro colpo di scena? Vi chiederete.
Sì: la quantità di insetti e invertebrati diversi che mangiano nella loro dieta. Sappiamo che mangiano insetti. Non era necessariamente una novità, ma non avevamo idea che mangiassero così tante cose.
E la preoccupazione è che la maggior parte degli scienziati che hanno condotto questi studi in passato non cercavano davvero gli insetti e non erano tassonomi addestrati a comprendere gli insetti.
“A un certo punto – raccontano gli studiosi coinvolti – abbiamo iniziato a raccogliere un numero sempre maggiore di singole specie nel nostro studio, e la cosa sembrava quasi infinita”.
In quest’ottica, le specie più vulnerabili ai gatti sono proprio i più piccolini degli insetti, quelli che abitano ancora nelle uova non schiuse.
“Quando si assiste alla schiusa di un gran numero di giovani dalle uova, i predatori hanno l’opportunità di procurarsi una preda piuttosto facile..”: questa è la fine precoce di quei poveri insetti. Forse dovremmo proprio cominciare a rabbrividire di fronte ai nostri teneri gatti, e smettere di temere così tanto animaletti bannati da sempre come gli insetti.
Molte persone al mondo vivono in aree urbane (circa il 70% della popolazione mondiale) o non pensano che nel luogo in cui vivono ci siano molti animali selvatici.
Questo però non significa che un gatto non abbia alcun effetto sull’ambiente. Molte volte non osserviamo cosa mangiano i gatti, ma questo non significa che non mangino qualcosa all’esterno.
Se volete seguire la scienza, allora l’unica caccia che il vostro gatto dovrebbe fare è quella allo scarafaggio nel bagno che avete troppa paura di prendere da soli.
Il rapporto degli studiosi dell’ultima ricerca non contiene alcuna raccomandazione per affrontare il problema. Al contrario, ha dichiarato alla NPR che lo scopo del documento era “aiutare a fornire informazioni agli ecologisti, agli operatori del settore e ai responsabili politici“.
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