Il fenomeno del Déjà Vu, protagonista di canzoni pop e della nostra quotidianità, ha un opposto quasi sconosciuto chiamato Jamais Vu. Che cos’è?
Tutti noi sappiamo cos’è un Déjà Vu (dal francese “già visto”): quello strano fenomeno psichico che si verifica quando, nel provare un nuova esperienza – come visitare un luogo mai visto o conoscere una persona sconosciuta – abbiamo la sensazione di averla già vissuta e sperimentata, come se ci fosse già accaduto.
Succede così che noi visitiamo un luogo dove sulla carta – o sulla cartina del mondo – non eravamo mai stati, o conosciamo qualcuno di nuovo, o intratteniamo una specifica conversazione e quello scambio di battute ci sembra familiare, già successo, nonostante non sia assolutamente così.
Ma cosa sappiamo del fenomeno opposto, chiamato Jamais Vu?
La comunità scientifica sa probabilmente meglio a memoria l’omonima canzone di Beyonce rispetto alle cause precise del perché ci accada questo curioso fenomeno.
Eh già, i motivi precisi che scatenano a livello mentale i Déjà Vu non sono completamente compresi, ma alcune teorie suggeriscono che possano essere dovuti a un incastro oscuro (e affascinante) tra i seguenti fenomeni: un’interruzione nel flusso normale di informazioni nel cervello, un errore nella memoria o un’attivazione erronea delle regioni cerebrali coinvolte nella memoria e nella percezione.
Ad ogni modo, se il Déjà Vu è un fenomeno ampiamente noto, lo è molto di meno il suo opposto, il Jamais Vu (tradotto in italiano: “mai visto”), nel quale si ha la sensazione – forse ancora più straniante – di vivere un’esperienza che sembra completamente nuova, pur avendone piena familiarità.
Ad esempio ci si può trovare nella via che porta a casa o in un luogo che frequentiamo abitualmente e avere la sensazione di non averli mai visti prima, di non sapere esattamente dove ci troviamo, pur riconoscendoli razionalmente in qualche modo, in qualche anticamera del cervello che non vige in primo piano in quel momento.
L’articolo al riguardo “The the the the induction of jamais vu in the laboratory: word alienation and semantic satiation” definisce il fenomeno del Jamais Vu come il “trovare soggettivamente non familiare qualcosa che sappiamo essere familiare”. Esso è stato redatto da un’equipe di scienziati francesi del Laboratoire de Psychologie & NeuroCognition dell’Università di Grenoble e pubblicato sulla rivista del settore Memory.
Chi vive un Jamais Vu mentre rientra a casa da scuola o da lavoro può persino perdersi e aver bisogno del navigatore per trovare la strada, come evidenziato da alcune storie che ne raccontano casi curiosi sui social network.
Il fenomeno psichico opposto al Déjà Vu, proprio come la sua antitesi, può comparire occasionalmente in persone perfettamente sane, ma può essere associato anche ad alcune condizioni cliniche, come l’amnesia, l’epilessia e l’afasia, ossia il disturbo del linguaggio che ha recentemente colpito l’attore di Hollywood Bruce Willis.
Anche la sindrome di Capgras, la schizofrenia, le crisi epilettiche e il delirio possono comportare l’emersione del Jamais Vu.
Non solo, il Jamais Vu può essere addirittura indotto tramite un semplice esperimento.
Nel citato studio dell’Università di Grenoble, il professor JA Moulin e i colleghi hanno dimostrato che il fenomeno può essere innescato attraverso i cosiddetti “compiti di alienazione”. Un esempio? Scrivere ripetutamente una parola per un prolungato periodo di tempo.
Ai partecipanti della ricerca francese è stato chiesto di copiare continuamente determinate parole, fino a quando nella loro mente hanno iniziato a perdere il significato che normalmente attribuiscono loro. Da estremamente familiari, questi termini hanno cominciato a non esserlo più, fino a diventare quasi, per l’appunto, “alieni”.
I ricercatori hanno indicato che circa i due terzi dei partecipanti hanno iniziato a sentirsi in modo “strano e particolare” dopo aver copiato le parole dopo almeno una trentina di volte o un minuto di tempo dall’inizio dell’esercizio.
Dopotutto, un Déjà Vu può anche lasciarci col dubbio di aver vissuto, o visitato, o incontrato precedentemente nella nostra vita una situazione molto simile a quella che stiamo vivendo, benché non sia esattamente la stessa.
Ben diverso sarebbe dimenticare il nostro indirizzo di casa, o non saper più scrivere il nostro nome alla velocità della luce, perché ci sembra nuovo.
Infine, gli scienziati di Grenoble hanno anche scoperto che, tra i partecipanti all’esperimento straniante, chi più frequentemente sperimentava Déjà Vu aveva maggiori probabilità di provare il Jamais Vu.
In effetti, gli studiosi del campo descrivono questi eventi come fenomeni di memoria esperenziale, dunque simili, appartenenti alla stessa categoria (probabilmente quella del “Vu”), ma con alcune differenze.
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